MA SIAMO A "BELVE" O A "MEDICINA 33?" - POLEMICA DOPO LA DICHIARAZIONE DI FRANCESCA FAGNANI SUI RIMEDI PER IL COLESTEROLO CONSIGLIATI A MARIA DE FILIPPI: DOPO CHE LA PRESENTATRICE MEDIASET HA DETTO DI PRENDERE LE STATINE, LA GIORNALISTA HA SVELATO DI ASSUMERE BERBERINA, UN INTEGRATORE SEMPRE PIÙ DIFFUSO PER RIDURRE I LIVELLI DI COLESTEROLO - UNA AFFERMAZIONE CHE HA FATTO STORCERE IL NASO AI MEDICI E NON SOLO... - VIDEO
Estratto dell'articolo di Federico Mereta per www.repubblica.it
maria de filippi e francesca fagnani a belve 1
Tra una battuta e l’altra, la giornalista Francesca Fagnani ha svelato di assumere berberina, un integratore sempre più diffuso per ridurre i livelli di colesterolo.
Un intervento, durante un’intervista a Maria De Filippi a Belve, che ha scatenato polemiche in rete. In molti hanno ricordato quanto sia necessario valutare i rischi e le terapie da assumere rivolgendosi a uno specialista. Perché quando i livelli di colesterolo “cattivo” salgono si mette seriamente a rischio la propria salute.
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Per il colesterolo LDL, quello cattivo che rappresenta un fattore di rischio causale della rottura della placca aterosclerotica e di conseguente infarto ed ictus, dobbiamo ragionare allo stesso modo. In base al profilo di rischio, si debbono prendere contromisure adeguate.
È meglio sempre abbassarlo, grazie a stili di vita salutari. Si controlla il peso, si consuma molta frutta e verdura, si privilegiano i grassi e le proteine di origine vegetale, si punta sui cereali integrali, si ricorda l’utilità del pesce. Ma attenzione: l’impatto dell’alimentazione sui lipidi che circolano nel sangue è importante, ma non si possono chiedere riduzioni troppo significative, visto che il fegato tende a produrre le particelle che legano il colesterolo LDL senza che noi possiamo farci nulla.
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Ed allora, che si fa? Le armi da utilizzare, oltre alla dieta mediterranea e all’attività fisica, non sono le stesse per tutti. Quindi non bisogna cadere nell’errore di mescolare mele con pere, ovvero integratori e farmaci. Non ci sono buoni e cattivi. E ci sono spazi ben definiti per i primi e per i secondi: si può leggere così la discussione nata dopo le dichiarazioni di Fagnani che ha consigliato un integratore a De Filippi (che peraltro ha segnalato di continuare a seguire le prescrizioni mediche, assumendo farmaci). In ogni caso, quanto emerso riporta alla luce il tema della “statinofobia”. Ha senso?
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Per la statine, ingiustamente, parliamo di effetto nocebo che spesso viene esagerato. Ovvero per questi farmaci molti temono gli effetti collaterali che possono portare a non seguire le prescrizioni del medico anche se si tratta della prima e più diffusa arma farmacologica per contrastare il rischio d’infarto ed ictus.
Ricerche recenti dicono che addirittura anche quattro persone su dieci interrompono la cura con statine prescritta o magari ne riducono la dose. E per questo, magari, si ricorre a prodotti che hanno una minor azione sul colesterolo LDL ma vengono considerati “sicuri”.
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Certo è che nel percepito delle persone i possibili “fastidi” (soprattutto sotto forma di dolori muscolari) legati all’assunzione delle statine vengono particolarmente temuti. Eppure uno studio su più di quattro milioni di persone in trattamento, condotto dagli esperti coordinati da Maciej Banach, dell'Università di Lodz e dell'Università di Zielona Góra, pubblicato su European Heart Journal dice chiaramente che i timori sono estremamente gonfiati.
La reale intolleranza alle statine è presente in una percentuale variabile tra il 6 e il 10%. Molto meno di quanto si considera in realtà. Insomma, non cadiamo nell’errore di “dimenticare” le cure se il medico le ha indicate, perché il colesterolo cattivo è davvero pericoloso.
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“Le statine restano il pilastro fondamentale nella prevenzione cardiovascolare, con un ruolo insostituibile nella riduzione del colesterolo LDL e nel contenimento del rischio di infarto e ictus – ammonisce Leonardo De Luca, direttore della Cardiologia del Policlinico San Matteo di Pavia. È importante quindi non rinunciare a una terapia così efficace, soprattutto per una presunta intolleranza al farmaco. Inoltre, oggi anche per i pazienti realmente intolleranti esistono valide alternative farmacologiche, come l’acido bempedoico, che consente di mantenere il controllo dei lipidi in modo sicuro ed efficace”
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