jean-marc lacave maria gasparovic moet hennessy

BOLLICINE MOLESTE – MOET HENNESSY, L’AZIENDA DI VINI E ALCOLICI DI LUSSO CHE FA CAPO AL GRUPPO LVMH, FINISCE NELLA BUFERA PER UNA SERIE DI ACCUSE DI MOLESTE SESSUALI, DISCRIMINAZIONI DI GENERE E LICENZIAMENTI CONTESTATI – A FAR ESPLODERE IL CASO È STATA MARIA GASPAROVIC, FATTA FUORI QUATTRO MESI DOPO AVER SEGNALATO AI SUOI SUPERIORI PRESUNTI COMPORTAMENTI SCORRETTI DA PARTE DI COLLEGHI PIÙ ANZIANI: “DISSERO CHE AVEVO BISOGNO DI UNA FORMAZIONE ANTI-SEDUZIONE” – HA PORTATO L’AZIENDA IN TRIBUNALE CHIEDENDO 1,3 MILIONI DI RISARCIMENTO, MA LA SUA STORIA HA DATO IL VIA A UNA SERIE DI DIMISSIONI CHE…

Da www.agi.it

 

maria gasparovic

Finisce nella bufera Moet Hennessy, la celebre azienda mondiale nel settore dei vini e alcolici di lusso con una presenza capillare in oltre 140 Paesi: l'azienda che fa capo al gruppo LVMH è accusata di molestie sessuali, discriminazione di genere e licenziamento ingiusto in una causa legale che, secondo le persone che hanno lavorato nell'azienda, è sintomatica di problemi culturali più grandi. Lo rivela un'inchiesta del Financial Times.

 

Tutto parte dal caso di Maria Gasparovic, ex capo dello staff del responsabile globale della distribuzione del settore vini e liquori Jean-Marc Lacave, licenziata nel giugno dello scorso anno, quattro mesi dopo aver segnalato ai suoi superiori e all’ufficio risorse umane presunti comportamenti scorretti da parte di colleghi più anziani.

jean marc lacave 1

 

Le sue accuse, presentate in un tribunale del lavoro di Parigi, dove chiede un risarcimento di 1,3 milioni di euro, includono il fatto che i suoi superiori le avrebbero detto che aveva bisogno di una formazione "anti-seduzione" per poter ottenere una promozione. La donna sostiene inoltre che Moet Hennessy abbia continuato a spedire prodotti in Russia tramite intermediari anche dopo che LVMH aveva annunciato, nel marzo 2022, la sospensione delle attività nel Paese.

 

La reazione dell'azienda

Una persona vicina al gruppo ha affermato che l’offerta di coaching per Gasparovic era intesa ad aiutarla a crescere professionalmente e che era stata fraintesa. Moet Hennessy ha citato in giudizio Gasparovic per diffamazione dopo che lei ha pubblicato le sue accuse sui social media e il processo dovrebbe avviarsi il prossimo autunno.

moet hennessy 1

Nella lettera di licenziamento, Moet Hennessy ha affermato di averla licenziata a causa della sua condotta personale, sostenendo che avesse rivolto commenti minacciosi ai colleghi.

 

Dimissioni e ambiente lavorativo tossico

Ma il suo licenziamento è stato solo uno di una serie di dimissioni volontarie da Moet Hennessy che, secondo quanto riferito al Financial Times da una dozzina di persone vicine all’azienda, erano legate a un ambiente di lavoro tossico in cui il bullismo e la cattiva gestione erano problemi ricorrenti.

Secondo tali fonti, almeno 20 dipendenti della sede centrale dell’azienda sono andati in malattia per molto tempo nel 2024 e molti altri si sono lamentati di eccessivo stress a causa di episodi di bullismo.

jean marc lacave

 

Un clima aziendale discriminatorio

Secondo queste fonti, alla Moet Hennessy era diffusa una mentalità da "club per soli uomini". Oltre a Gasparovic, il Financial Times ha identificato almeno altre quattro dipendenti della sede parigina che hanno denunciato episodi di bullismo e molestie prima di lasciare il gruppo. Tre di loro hanno presentato ricorso al tribunale del lavoro in casi che sono stati poi risolti.

 

Anche alcuni dipendenti maschi hanno fatto lo stesso, mentre Moet Hennessy ha rifiutato di commentare, limitandosi a sottolineare che il ricorso al tribunale del lavoro è una pratica comune nel mercato del lavoro francese.

 

Reazioni interne e dimissioni ai vertici

In una nota inviata al personale nel settembre 2024, l’allora amministratore delegato di Moet Hennessy Philippe Schaus e la responsabile delle risorse umane Paula Fallowfield hanno cercato di placare le diffuse “preoccupazioni” all’interno dell’azienda riguardo alla serie di dimissioni dei dipendenti e alle accuse pubbliche di Gasparovic sui social media.

"Vi assicuriamo che ogni caso è stato gestito con attenzione, equità e nel rispetto dell’impegno alla riservatezza e dei nostri valori", hanno scritto nell’e-mail.

 

Cambi di leadership e crisi del settore

screenshot 2025 07 12 alle 13.55.21

Nei mesi successivi alla pubblicazione di alcune delle accuse di Gasparovic, Schaus e diversi altri dirigenti di Moet Hennessy hanno lasciato LVMH, insieme al responsabile globale delle risorse umane del gruppo del lusso, Chantal Gaemperle. Il capo di Gasparovic, Lacave, se n’è andato all’inizio di quest’anno.

 

A febbraio, il figlio dell’amministratore delegato di LVMH Bernard Arnault, Alexandre, e l’ex direttore finanziario del gruppo Jean-Jacques Guiony sono stati chiamati per risollevare le sorti del settore delle bevande, la divisione con i risultati peggiori del gruppo di lusso lo scorso anno, che ha bruciato liquidità in un mercato globale depresso per le vendite di alcolici.

 

Tagli al personale e pressione interna

Il mese scorso i dirigenti hanno comunicato al personale di Moet Hennessy che avrebbero cercato di ridurre il personale di circa 1.200 unità, pari a circa il 13% della forza lavoro.

 

Sebbene la presunta cultura tossica dell’azienda produttrice di bevande sia antecedente alla crisi del settore, secondo diverse fonti, la pressione per ridurre i costi generali potrebbe aver contribuito a creare un contesto difficile dal 2023.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?