nino agostino bruno contrada

BRUNO CONTRADA DI NUOVO NEL MIRINO! - LA DIA A CASA DELL’EX NUMERO DUE DEL SISDE: CERCAVA DOCUMENTI UTILI ALL'INCHIESTA SULL'OMICIDIO DI NINO AGOSTINO, POLIZIOTTO CON LEGAMI CON GLI 007, TRUCIDATO NEL 1989 INSIEME ALLA MOGLIE IDA, INCINTA DI 5 MESI - A MANDARE GLI AGENTI DA CONTRADA È STATA LA PROCURA GENERALE DI PALERMO CHE IPOTIZZA…

Lara Sirignano per “il Messaggero”

 

BRUNO CONTRADA

Dei quattro l' unico vivo è lui: Bruno Contrada, ex numero due del Sisde marchiato da una condanna a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, revocata un anno fa dalla Cassazione. Gli altri tre, Emanuele Piazza, Nino Agostino e Giovanni Aiello, tutti a libro paga dei Servizi, sono morti. Due ammazzati, uno d' infarto.

 

Destini legati, protagonisti di gialli irrisolti scritti in un'epoca in cui la linea di demarcazione tra buoni e cattivi, a Palermo, poteva essere assai sottile. Storie che oggi tornano a incontrarsi. La Dia ha bussato ieri a casa Contrada: cercava documenti utili all' inchiesta sull' omicidio di Agostino, poliziotto con legami con gli 007 trucidato nel 1989 insieme alla moglie Ida, incinta di 5 mesi, a Villagrazia di Carini, nel palermitano.

 

FACCIA DA MOSTRO

NINO AGOSTINO E LA MOGLIE

A mandare gli agenti dall' ex funzionario del Sisde è stata la Procura generale di Palermo che un anno fa ha avocato l' inchiesta sul delitto, dopo la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura del capoluogo. Sospettati della morte di Agostino sono i boss Nino Madonia e Gaetano Scotto. Un terzo indagato, Giovanni Aiello, ex agente di polizia passato ai Servizi, detto faccia da mostro per una profonda ferita al volto, è morto un anno fa in Calabria. Un passato di addestramento militare in una base top secret in Sardegna, è stato descritto come una sorte di killer di Stato, uno che veniva usato dall'intelligence per le operazioni sporche.

 

NINO AGOSTINO

Contrada e Aiello si conoscevano bene. Erano colleghi. Agostino avrebbe collaborato con loro nella caccia ai latitanti mafiosi. Come Emanuele Piazza, ucciso nel 1990 col metodo della lupara bianca in circostanze ancora oscure e mai più ritrovato. Solo che, secondo la ricostruzione della procura generale, a un certo punto Agostino avrebbe tentato di tirarsi indietro.

 

Era preoccupato, voleva cambiare ufficio «per non finire nel calderone», hanno raccontato i familiari che da anni chiedono la verità sull' omicidio. «Voleva andare via per timore di essere coinvolto in situazioni compromettenti scaturite da rapporti torbidi tra appartenenti alle forze dell' ordine e realtà criminali», scrivono i magistrati nel decreto di perquisizione. E qualcuno glielo avrebbe impedito uccidendolo.

 

BRUNO CONTRADA ESCE DAL CARCERE

I DUBBI DI NINO

Secondo gli inquirenti, dunque, dopo una prima collaborazione investigativa con Contrada e Aiello, Agostino avrebbe cominciato ad avere dubbi sulla natura delle relazioni tra i colleghi e boss di peso come i Galatolo e i Madonia - i pentiti raccontano di frequenti visite dei due poliziotti a casa del boss Vincenzo Galatolo - e avrebbe cambiato atteggiamento. Tanto che, raccontano sempre i collaboratori di giustizia, in Cosa nostra avevano preso a chiamarlo «cornutone».

 

aiello giovanni -faccia-da-mostro

La mafia temeva che Agostino parlasse? Questa pare l'ipotesi dei magistrati. Di certo l' agente è stato assassinato. E dopo qualche mese è sparito nel nulla Emanuele Piazza, amico della vittima che aveva cominciato a indagare sulla sua morte. I nomi di Piazza e Agostino sono stati tirati in ballo anche nel giallo del fallito attentato all' Addaura a Giovanni Falcone, del 21 giugno del 1989. I due agenti potrebbero aver visto uno dei Galatolo mettere sugli scogli l' esplosivo che avrebbe dovuto eliminare il magistrato. Il mafioso, vendendoli, si sarebbe buttato in acqua. Ma sulla scena dell' agguato sarebbero stati presenti anche altri 007. Il timore degli uomini dei Servizi e di Galatolo di essere stati riconosciuti da Piazza e Agostino sarebbe stato il movente dei due delitti.

 

BRUNO CONTRADA NEL 1998

A distanza di anni gli interrogativi restano aperti. Per la procura gli elementi raccolti non sarebbero stati tali da sostenere l' accusa in un processo. I colleghi della Procura generale, invece, hanno deciso di continuare a cercare, anche insospettiti da alcune frasi intercettate, dette da Contrada al figlio. «Non mettere in disordine. I fascicoli, le carte e i libri me li sistemo io poco alla volta», diceva a marzo l' ex poliziotto. Parole che hanno fatto pensare a documenti nascosti.

 

I DOCUMENTI

Ma dalla perquisizione i magistrati non avranno grande aiuto.

aiello giovanni -faccia-da-mostro

La Dia se ne è andata con un album di vecchie foto che ritraggono Contrada con l' ex capo della Mobile di Palermo Boris Giuliano e l' inizio di una lettera, mai spedita, indirizzata al pm Nino Di Matteo in cui l' ex 007 tentava di chiarire alcuni aspetti della sua deposizione sul delitto Agostino. «È una persecuzione giudiziaria», commenta il legale dell' ex funzionario di polizia, l' avvocato Stefano Giordano.

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