john douglas

IL CACCIATORE DI KILLER - IN LIBRERIA “MINDHUNTER”, IL LIBRO DEL PROFILER JACK DOUGLAS, CHE HA RISOLTO MIGLIAIA DI OMICIDI: “HO INCONTRATO I PEGGIORI CRIMINALI D’AMERICA, DA CHARLES MANSON A ED GEIN. HO LAVORATO COME CONSULENTE ANCHE PER AMANDA KNOX E CHI HA CONDOTTO LE INDAGINI A PERUGIA SI È FATTO GUIDARE DALLA TEORIA. TUTTI I SERIAL KILLER HANNO UN ELEMENTO COMUNE ED E'...”

Elisa Manisco per “il Venerdì - la Repubblica

 

JOHN DOUGLASJOHN DOUGLAS

Sfatiamo subito un mito. Jack Crawford, il profiler e mentore che accudisce Clarice Sterling/Jodie Foster nel Silenzio degli innocenti, non gli somiglia per niente. «Troppo serioso, io sono molto piu simpatico», assicura Jack Douglas al telefono dalla sua casa in Virginia. Eppure Thomas Harris lo ha creato ispirandosi a lui,“l’uomo che sussurrava ai serial killer”, agente dell’Fbi in pensione che a 72 anni vanta in curriculum migliaia di casi risolti e decine di bestseller, a cominciare dall’esordio di culto Mindhunter.

 

Scritto insieme a Michael Olshaker nel 1994 e da poco tornato in libreria, e un memoir che documenta la sue stagioni all’inferno da cacciatore di psicopatici e fa da spunto a un’attesissima serie tv che andra in onda da ottobre su Netflix, prodotta dal regista di Zodiac e Seven David Fincher insieme a Charlize Theron.

JOHN DOUGLAS JOHN DOUGLAS

 

Niente di troppo pulp, piuttosto una serissima ricostruzione storica di quella golden age della criminologia in cui nacque il profiling, mistico mélange di scienza e arte investigativa che dal lm di Demme in poi ha macchiato di sangue e orrore la cultura pop. Scaturito da un’intuizione rivoluzionaria di Douglas (e del suo scomparso mentore Robert K. Ressler) che non sarebbe spiaciuta al teorico dell’assassinio come una delle belle arti Thomas De Quincey: «Per capire l’artista bisogna studiarne l’opera». Ovvero, andare nelle prigioni da psicopatici e serial killer a farsi illustrare di persona i loro “metodi”. Con tutti i rischi del caso.

 

All’inizio il Bureau non fu molto contento della sua idea...

«Per niente. Anche se Hoover era morto da alcuni anni, l’organizzazione era ancora come l’aveva concepita lui: rigida, abituata a pensare in bianco e nero. Nel 1977, a 31 anni, facevo l’istruttore presso l’Unità di Analisi Comportamentale e mi accorsi subito che c’era un problema di credibilità. Il nostro compito era istruire poliziotti sui crimini violenti ma spesso ne sapevamo meno di loro. E fu così che cominciammo ad andare sul campo, per così dire».

JOHN DOUGLASJOHN DOUGLAS

 

Ha incontrato i peggiori criminali d’America, da Charles Manson a Ed Gein (l’assassino che ha ispirato Psycho), dal Figlio di Sama JohnWayne Gacy. Come riusciva a ottenere la loro fiducia?

«Uno dei tratti principali di queste persone è il narcisismo, dunque entrare nelle loro grazie è facile: basta comportarsi come un fan. Io cercavo di farli sentire a loro agio, scherzavo. Se ascoltassi le interviste, avresti dif coltà a distinguermi da loro perché non mi mostravo mai disgustato, neanche di fronte ai dettagli più sordidi.

 

Ero disposto a tutto pur di ottenere delle risposte: perché quel modo di agire, quella vittima, quel luogo...Informazioni che si sono rivelate fondamentali per risolvere casi simili ed elaborare concetti come “modus operandi“ e “firma del killer.” Quel dettaglio che ti permette di ricondurre un crimine a un determinato autore».

CHARLES MANSONCHARLES MANSON

 

Lo stessa strategia di Clarice Sterling con Hannibal Lecter. Lo scrittore Thomas Harris seguiva le sue classi di criminologia a Quantico...

«Ha anticipato i tempi. Ora la tv è piena di show e serie tv che hanno per protagonisti dei profiler, ma nella maggior parte dei casi non ritraggono correttamente il nostro lavoro. E il peggiore è Criminal minds. Sul loro sito c’è persino scritto che uno dei personaggi è ispirato a me, ma io non ho nulla a che fare con quel programma. Ci ritraggono come poliziotti d’assalto che sfondano porte e ingaggiano sparatorie, ma noi non lavoriamo così».

 

Invece come lavorate davvero?

«Fare un profilo è come diagnosticare una malattia. Si studiano i “sintomi” – la scena del crimine, i verbali, i referti delle autopsie – e si elaborano ipotesi. Ma a fare la differenza è l’abilità di immedesimarsi sia nel carnefice che nella vittima. Quando guardavo negli occhi quei maniaci, mi mettevo nei panni di chi aveva avuto la sfortuna di incrociarli per l’ultima volta, cercavo di rivivere le loro sensazioni. Ero bravissimo a entrare in questi luoghi oscuri, meno ad uscirne. E infatti nel 1983, a 38 anni, sono crollato».

 

LA NOTIZIA DELL ARRESTO DI DAVID BERKOWITZLA NOTIZIA DELL ARRESTO DI DAVID BERKOWITZ

Cosa accadde?

«Troppo lavoro. Seguivo casi in tutto il paese. Non dormivo, e quando dormivo cercavo di sognare i crimini nella speranza di avere qualche illuminazione. Bevevo e in famiglia mi sentivo un estraneo. La catastrofe era imminente e infatti il 2 dicembre 1983 ho perso conoscenza. Per una settimana sono rimasto tra la vita e la morte con un’emorragia e una lesione nel lato destro del cervello. Mia moglie chiamò il prete per l’estrema unzione. Poi, non so bene come, mi sono ripreso».

 

Cosa l’ha spinta a ricominciare?

«Le vittime. La necessità di capire. Queste persone viste da fuori sono come noi, ci somigliano. Commettono azioni folli, ma non sono pazzi. Sanno distinguere il bene dal male e conoscono la natura e le conseguenze delle loro azioni. Penso che questo sia il motivo per cui ne siamo tanto affascinati. Avvertiamo un confine sottile e ci chiediamo se non saremmo in grado di attraversarlo».

TED BUNDYTED BUNDY

 

Ha mai provato simpatia per qualcuno di loro?

«Sì. Ed Kemper. A 16 anni fa fuori i nonni. Poi uccide sette universitarie e conclude con la madre, che lo?umiliava e maltrattava da quando era piccolo. Mi piaceva questo tizio? No. Ma non era tutto da buttare. Non credo fosse nato così, ma che fosse stato “creato” così. Sua madre era una dominatrice sadica. Forse un giorno scopriremo che alle origini del male ci sono fattori genetici, ma per ora l’unica cosa che posso dire è che la maggior parte dei criminali che ho intervistato aveva una cosa in comune: non era stata cresciuta con amore».

 

Il profiling serve a incriminare i colpevoli, ma anche a scagionare gli innocenti.

ED KEMPERED KEMPER

«Nel 1996, quando ero già in pensione ho contribuito a far prosciogliere i genitori di Jon Benet Ramsey dall’accusa di aver ucciso la loro piccola. E ho lavorato come consulente anche per Amanda Knox. Chi ha condotto le indagini a Perugia si è fatto guidare dalla teoria, non dalle evidenze forensi.

 

Fino all’assurdo: come era possibile che Amanda e Raffaele fossero tornati sulla scena del delitto riuscendo a rimuovere solo il loro dna e lasciando intatto quello di Guede? Per non parlare di tutte quelle teorie su festini a base di droga, e rituali satanici. Però l’opinione pubblica ci ha creduto. Il problema è che spesso una buona storia è meglio della verità, soprattutto per i media».

 

amanda knoxamanda knox

A volte si ha l’impressione che i serial killer siano un tipico prodotto americano, come la Coca-Cola e l’hamburger. C’è qualcosa nella sua cultura che ne spiega la quantità?

«In realtà sono un fenomeno universale. Però negli Usa vivono 320 milioni di persone, dunque è normale che ce ne siano di più. In ogni momento se ne contano dai 35 ai 50 in attività. Non è facile tenere sotto controllo questi crimini, ma i computer hanno molto facilitato il nostro lavoro. Il problema è che hanno dato una mano anche ai cattivi.

 

Grazie al web ora è più facile coltivare certe ossessioni, e chi vuole uccidere non è più costretto a interminabili ronde in macchina per catturare la sua preda. Basta crearsi un’identità falsa e andare sul web. Bisogna sempre tenere a mente che questi tizi sono profiler esperti tanto quanto me, solo che il loro obiettivo è individuare la vittima giusta. E i social, con tutte quelle foto e informazioni personali, sono diventati il terreno di caccia perfetto».

AMANDA KNOXAMANDA KNOX

Ultimi Dagoreport

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...