croce rossa piosacco

ATTENTI AL CAGNASSO! - IL PRESIDENTE DELLA CROCE ROSSA DI TORINO,  PIERPAOLO CAGNASSO, E' ACCUSATO DI AVER SOTTRATTO 400 MILA EURO ALL'ASSOCIAZIONE “PER MANTENERE UN ELEVATO TENORE DI VITA” - L'UOMO, TITOLARE DI UN'AZIENDA DI POMPE FUNEBRI, SI DIFENDE: "ERANO SOLO PRESTITI PER MOTIVI FAMILIARI..."

 

Elisa Sola per il Corriere della Sera

 

Sede Piossasco Croce rossaSede Piossasco Croce rossa

Prima quella laurea “vantata” e mai conseguita, poi l’avviso di garanzia per una serie di ammanchi dalle casse della Croce rossa. Ora, con l’atto di chiusura indagini, Pierpaolo Cagnasso, per anni presidente del comitato di Piossasco, è ufficialmente indagato per peculato e appropriazione indebita. Secondo la Guardia di finanza di Torino ammonterebbe a 400mila euro il “tesoretto” che, con l’aiuto della segretaria, avrebbe accumulato a partire dal 2010, sfruttando la sua posizione di vertice.

 

«AVEVA FONDATO UN IMPERO»

PIERPAOLO CAGNASSO 1PIERPAOLO CAGNASSO 1

Cagnasso, che di professione fa il titolare di una ditta pompe funebri, è sempre stato un “volontario” dell’associazione. Alla fine degli anni Novanta era stato denunciato per usurpazione di titolo. Si faceva chiamare “dottore” ma non lo era. Il caso, spiega il suo avvocato Giuseppe Portigliotti, è stato archiviato. «Anche perché – puntualizza il legale – lui non si è mai spacciato per medico, semplicemente quando gli scrivevano o dicevano “dottore”, non rettificava».

 

Dopo quell’episodio, l’impresario di onoranze funebri era rimasto in Croce rossa, fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di vicepresidente provinciale. Poi, aveva raggiunto la carica di presidente. E a Piossasco, rivela chi lo ha conosciuto, «aveva fondato un impero, con cinquanta persone sotto di sé, convenzioni stipulate con vari enti, anche pubblici, e moltissime spese sostenute».

 

Quegli esborsi, mese dopo mese, sono diventati debiti. E la situazione di “rosso” è diventata drastica, fino al commissariamento. Secondo l’accusa, avrebbero influito nella “mala gestione” anche i prelievi illeciti che Cagnasso effettuò per sè, gestendo il comitato “in maniera quasi autoritaria”, racconta un collaboratore.

 

LA GENESI DELL’INDAGINE

cri piossascocri piossasco

Cagnasso, interrogato in procura, ha confessato. Ha sostenuto però di aver intascato centomila euro circa e non 400mila come contestato dai finanzieri. «Erano solo prestiti per motivi familiari, avrei restituito tutto», ha dichiarato agli inquirenti coordinati dalla pm Elisa Pazé. «E non ha mai presentato richieste di rimborsi spese aggiunge l’avvocato Portigliotti – egli stesso ha ammesso di aver tenuto un atteggiamento scorretto e illegittimo, ma per vent’anni ha lavorato in Croce rossa senza farsi rimborsare nulla».

 

Nei mesi scorsi, dopo le “dimissioni” dell’indagato, il presidente regionale dell’associazione, Antonino Calvano, aveva mandato una lettera a tutte le sedi locali della Croce rossa con la richiesta di prestiti. Se non fossero arrivati, il comitato di Piossasco sarebbe stato a rischio chiusura. Impossibile trovare i soldi anche solo per riparare dal meccanico le ambulanze.

PIERPAOLO CAGNASSO PIERPAOLO CAGNASSO

 

L’indagine è nata lo scorso inverno dopo una segnalazione del revisore dei conti, che notò dei bonifici “strani”, per esempio su fatture ancora da emettere. Si era arrivati facilmente a Cagnasso, che non adottava alcun accorgimento quando “prelevava” dalla cassa di Piossasco con assegni e bonifici e poi “riscuoteva” sul proprio conto.

 

La sua segretaria, indagata in concorso, lo avrebbe coperto facendo figurare i conti in ordine. Non è chiaro se quei cinquemila euro netti che l’ex presidente in media si regalava ogni mese, servissero anche alle sue società. Spetterà alla finanza effettuare le verifiche.

 

SI È SFOGATO SU FACEBOOK

L’uomo, titolare di una ditta di pompe funebri di Torino, avrebbe espanso negli anni la sua attività rilevando una seconda società ad Airasca, un’impresa di fiori, e dopo essersi specializzato nel rimpatrio di salme dall’estero, un’altra impresa – sempre funeraria - a Cigliano. La crescita nel settore delle pompe funebri andava di pari passo con quella del prestigio del comitato da lui amministrato.

pompe  funebripompe funebri

 

“L’impero” che Cagnasso aveva creato a Piossasco era fatto di 200 volontari, 40 dipendenti e vari lavoratori a termine assoldati attraverso un’agenzia interinale che avrebbe anche accusato la vecchia gestione di crediti mai riscossi. Una questione ancora da chiarire. Ora a Cagnasso, ufficialmente fuori dall’associazione, resta Facebook per sfogarsi. «Sei speciale fino a quando servi, poi quando non servi più, sei nessuno», scriveva lo scorso sei gennaio. E poi, dieci giorni dopo: «Non ridere perché sono caduto, ma scappa perché mi sto rialzando».

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO