LA CAPODANNITE - PUR DI DIVERTIRSI NELLA NOTTE PIÙ TRISTE E CRUDELE E ROMPISCATOLE DELL’ANNO, SI RISCHIA LA NEVROSI - DAGO CONSIGLIA: UN CD DI DONNA SUMMER, DUE CANNE E UN BEL SONNO

1. VIDEO - "CHE FACCIAMO A CAPODANNO?"
Di Tom Armati

 


2. ‘TU CHE FAI A CAPODANNO?' LA SOLITA ANSIA DA DIVERTIMENTO
Chiara Maffioletti per ‘Il Corriere della Sera'


Hanno iniziato a domandarcelo a inizio dicembre. I primi tempi - come sempre accade - era solo un lampo.

Una breve domanda fatta senza neanche troppa curiosità, quasi sussurrata, che andava a spezzare solo per un attimo il flusso della conversazione. Poi, man mano che passavano i giorni, è diventata più insistente fino a stabilirsi nella pole position dei quesiti più gettonati in ogni ambiente in cui ci si trova a scambiare due parole con qualcuno.

Che sia al bar davanti a un caffé, dal parrucchiere, in coda al supermercato, mentre si fa un aperitivo con gli amici. Quando si aspettano i figli fuori da scuola o anche solo se si sente qualcuno al telefono per lavoro, non importa. Ovunque siamo stati nelle ultime settimane abbiamo incontrato - senza possibilità di sbagliare - decine di persone che ci hanno chiesto: «E tu cosa fai a Capodanno?».

La domanda delle domande torna puntuale ogni anno e, nell'arco di una vita, sono pochissime le volte in cui si ha la risposta pronta. Un fatto che, quando accade, genera un certo sollievo.

Perché essere soddisfatti di quello che si farà nella «notte più lunga dell'anno», quella in cui tutti si aspettano di stare svegli almeno fino a mezzanotte, quella che evoca anche non volendo le immagini di trenini che si muovono su ritmi sudamericani, festoni e baci scoccati quando l'orologio arriva sulle «00.00» è senza dubbio una rarità.
In genere si finisce con il bofonchiare un timido «non so» o «non ho ancora organizzato», magari aggiungendo un «comunque qualcosa di tranquillo» che sembra sempre essere accolto con un sentimento di compassione da parte di chi ascolta.

Quasi come se il pensiero che viaggia in sottofondo sia del tipo: dimmi che Capodanno fai e ti dirò chi sei. E forse c'è del vero. Perché in base a come gestiscono l'ansia del Capodanno si distinguono le diverse tipologie umane.

Luca, 32 anni, un lavoro nella comunicazione di una casa editrice, fa parte di chi vorrebbe sapere almeno sei mesi prima cosa farà la notte del 31 dicembre: «Sono single e così mi prende l'angoscia se non so per tempo quello che farò a Capodanno. Rischio di ritrovarmi da solo». Ma come mai è tanto importante non restare soli proprio quella sera rispetto a tutte le altre? «Perché è la notte in cui tutti stanno con la persona amata e quindi è quella in cui se non hai da fare ti senti più solo».

Sentimenti opposti rispetto a Maria Laura, 46 anni, single convinta e per scelta. Nessun problema dunque a stare da sola anche a Capodanno: «Anzi. Quando la gente mi fa la fatidica domanda e rispondo che starò a casa da sola, di solito mi dicono: "Poverina". Macché poverina, io sto benone. Per me è una sera come le altre e l'idea di dover festeggiare per forza mi rattrista. L'unica cosa che faccio di diverso è dare da mangiare qualcosa di speciale al mio cane. Capodanno lo passo così. E sto bene».

Il segreto pare insomma non farsi travolgere dalle aspettative. Per essere sicuri, Daniela, arrivata in Italia dall'Australia per insegnare inglese, ha adottato una tecnica : «Con i miei amici organizziamo sempre qualcosa la sera del 30. Insomma, festeggiamo un giorno prima, stiamo fuori fino a tardi e il giorno dopo non abbiamo l'incubo di doverci divertire a tutti i costi visto che ci siamo divertiti già».

Ma la sensazione di «dover far qualcosa» è insinuante e rischia di intrufolarsi anche nei caratteri meno espansivi. E così, se da una parte c'è chi organizza viaggi verso mete esotiche o almeno due giorni in una città europea, c'è anche chi - di solito a ridosso della data - realizza di non aver organizzato nulla e decide di provare a raccattare gli amici (anche alla lontana) rimasti nella sua stessa condizione per improvvisare una cena a casa.
Il capitolo «cenone» ha diverse diramazioni. C'è quella di coppia, sensata soprattutto nei primi anni o quando si attraversano fasi particolari della relazione (dopo la nascita di un figlio, al primo anno di matrimonio).

Ma, tendenzialmente, man mano che passano gli anni, le coppie del cenone dell'ultimo dell'anno tendono a moltiplicarsi e si ritrovano in quattro (o altri multipli) allo stesso tavolo: «Ricordo con una tristezza infinita un ultimo dell'anno in cui io e il mio fidanzato di allora eravamo a cena da una coppia di amici. Senza un perché, se non che fosse il 31 dicembre», racconta divertita Melania. Per lei, che lavora nella moda, «il Capodanno ha senso solo perché posso mettermi dei vestiti più ricercati, che difficilmente indosso in un'altra notte dell'anno».

C'è insomma chi ha una visione laica del Capodanno e chi invece lo fa diventare la metafora della propria vita, o almeno del nuovo anno. Perché sia buono, deve iniziare bene. Una aspettativa non semplice da reggere.

Meglio fare forse come Alessia, 27 anni, che più che l'ansia di cosa fare a Capodanno vive l'ansia del doversi per forza organizzare: «Io decido sempre all'ultimo cosa farò la notte del 31. L'anno scorso la sera stessa. Il più delle volte finisco per non divertirmi nemmeno tanto, ma almeno passa in modo piuttosto indolore».
E c'è tutto il resto dell'anno per recuperare.

 

Capodanno in piazza San Carlo a Torino dfffe cacc bc f f c af Festa di Capodanno 1982-83 nel Tunnel del TraforoCAPODANNO A NEON BEACH FOTO DI NATE IGOR SMITH Capodanno Cinese FESTEGGIAMENTI PER IL CAPODANNO A BALI

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