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LA PANDEMIA È (QUASI) FINITA, L'EMERGENZA NEGLI OSPEDALI NO - AL CARDARELLI DI NAPOLI IL PRONTO SOCCORSO “SCOPPIA” E 25 MEDICI PER PROTESTA SE NE VANNO TRAMITE UNA LETTERA CON PREAVVISO DI DIMISSIONI: "I PAZIENTI SONO COSTRETTI AD ATTENDERE ORE" - LA DIREZIONE PROVA A GIUSTIFICARSI: "PRESSIONE STRAORDINARIA, SIAMO IN SOFFERENZA. MOLTI OSPEDALI SONO ANCORA IN FASE DI CONVERSIONE DOPO L’EMERGENZA COVID" - LA CGIL: "MENTRE IL CARDARELLI IMPLODE, IL POLICLINICO È VUOTO"

Angelo Agrippa per www.corriere.it

 

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Il Pronto soccorso del Cardarelli di Napoli scoppia, con decine e decine di barelle ammassate in sala d’attesa, e 25 medici del reparto hanno protocollato questa mattina una lettera di preavviso di dimissioni.

 

Un atto di protesta per denunciare la grave situazione in cui versa il reparto di urgenza dell’ospedale più grande del Mezzogiorno. Nella lettera i medici sottolineano la grave situazione di sovraffollamento, con i pazienti che sono costretti ad aspettare ore prima di poter essere visitati. Nei giorni scorsi si sono registrati anche 170 accessi al pronto soccorso, con i malati sistemati su barelle senza il giusto distanziamento e senza il rispetto della privacy.

 

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La foto

C’è una foto che da sola denuncia la sofferenza in cui piomba spesso il pronto soccorso del Cardarelli, l’ospedale più grande del Mezzogiorno che frequentemente è stato indotto dalla massiccia pressione a chiudere per qualche ora gli accessi.

 

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Ieri notte così appariva la sala del dipartimento di emergenza. Ed il dato più triste è che il fenomeno sta diventando cronico e senza soluzioni. «Purtroppo - spiega il direttore generale del Cardarelli Peppe Longo - subiamo una pressione straordinaria dopo l’emergenza della pandemia Covid. Questo anche perché molti ospedali sono ancora in fase di conversione, essendo stati per lo più occupati da pazienti contagiati, e lentamente stanno liberando i loro reparti.

 

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Il Pronto soccorso del Cardarelli, poi, sconta il fatto che abbiamo almeno 100 posti letto dei padiglioni H e N dedicati ai malati Covid e quindi possiamo contare su 100 posti di degenza ordinaria in meno sui 1000 complessivi a disposizione. Insomma - chiarisce il direttore generale - ci troviamo dinanzi ad una situazione di sofferenza oggettiva, con la sanità del territorio che continua a non filtrare i flussi diretti verso gli ospedali, e la crisi che si riversa sui Pronto soccorso, con in più i medici della urgenza che in tutta Italia cercano di ricollocarsi altrove piuttosto che rimanere in prima linea».

 

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La Cgil: «Mentre il Cardarelli implode, il Policlinico è vuoto»

I sindacati da tempo denunciano questa incresciosa situazione, ma finora non è stato possibile intravedere alcun rimedio.

 

«Siamo davanti ad una situazione - denuncia Pino Visone, delegato aziendale della Funzione Pubblica Cgil - che, pur comune a tutte le strutture della Campania, e in particolare dell’area metropolitana, inserite nella rete di emergenza/urgenza, al Cardarelli ha superato i confini ordinari ed è diventata ingestibile, perché i decisori politici nicchiano e non affrontano il problema. La chiusura di tanti ospedali del centro storico ha trasformato questo nosocomio in ricettacolo di tutto e di più, con ovvie e naturali conseguenze sugli interventi per i pazienti».

 

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Visone non risparmia accuse alla organizzazione sanitaria: «Mentre il Cardarelli implode - aggiunge - il Policlinico universitario è vuoto. Che senso ha tutto questo? Si era parlato di disponibilità e collaborazione delle università ad affrontare l’emergenza, ma non vediamo alcunché. Di questo passo si farà in modo che una eccellenza meridionale venga messa nelle condizioni di non poter più disporre l’elevato contributo professionale dei propri operatori, a partire dai medici e dagli infermieri, al servizio della pressante e quasi sempre straordinaria domanda di salute della gente».

 

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Ovviamente — specifica il rappresentante Cgil — il preavviso di dimissioni è un atto politico, che nasce come penultima ratio per imporre una svolta, ma non si esclude che molti dei medici che hanno scritto chiedano nei prossimi giorni di essere trasferiti altrove».

 

La direzione del Cardarelli: soluzioni in tempi brevi

Il Piano sanitario regionale è oggetto di contestazione da parte della Regione Campania dato che non si sa ancora con quali fondi dovrebbe essere sostenuto e soprattutto in che modo reclutare il nuovo personale. In una nota la direzione del Cardarelli, in merito all’iperafflusso che in questi giorni sta rendendo particolarmente impegnativa la gestione dei percorsi di Pronto soccorso, comunica di aver «attivato ogni possibile provvedimento atto a decongestionare il DEA e ripristinare in tempi brevi la normale attività».

 

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Longo, inoltre, specifica che «ci siamo attivati sia nei riguardi della nostra organizzazione interna, con l’obiettivo di rendere possibile il maggior numero di trasferimenti dal Pronto soccorso ai vari reparti, sia di concerto con la rete dell’emergenza territoriale 118 per favorire il trasferimento di pazienti verso altre strutture del territorio».

 

Obiettivo della direzione strategica resta sempre quello di consentire all’area di emergenza-urgenza del Cardarelli di proseguire in un’attività fondamentale per i bisogni di salute dei cittadini, anche in condizioni di pressione straordinaria.

 

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«Siamo consapevoli dell’enorme lavoro che grava su tutto il personale, al quale va il nostro ringraziamento, e non smetteremo mai di impegnarci per fare in modo che questa Azienda ospedaliera sia sempre più attrezzata per fare fronte anche a situazioni di straordinario afflusso».

 

La Lega: è il segno del fallimento della politica regionale

Sulla grave crisi del Pronto soccorso del Cardarelli intervengono anche i consiglieri regionali della Lega Gianpiero Zinzi, capogruppo e componente della commissione sanità, e Severino Nappi, coordinatore napoletano del partito: «Lo stato della sanità campana — commentano — è fotografato dall’incredibile notizia che ben 25 medici in servizio al pronto soccorso del Cardarelli, il più grande ospedale del Mezzogiorno, abbiano annunciato le dimissioni perché, a causa del sovraffollamento, sono impossibilitati a garantire adeguata assistenza ai pazienti.

 

Un atto di denuncia coraggioso per il quale esprimiamo la nostra solidarietà ai medici e a tutto il personale, unitamente alla preoccupazione per la tutela della salute dei cittadini. Quello che si registra presso l’ospedale napoletano è solo un altro capitolo del fallimento, anche nella gestione della sanità, da parte dell’attuale amministrazione regionale».

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