
L’ATTIVISMO AI TEMPI DEI SOCIAL (CHE NON SERVE A UN CAZZO) – LE CATENE DI SANT’ANTONIO SONO IL NUOVO MODO PER ESPRIMERE IL DISSENSO, SBRACATI SUL DIVANO – BASTA UN “CLIC” PER METTERSI LA COSCIENZA IN PACE E ILLUDERSI DI AVER “AGITO” PER DIRE "NO" A QUALCOSA O SOSTENERE UNA CAUSA DAL TINELLO DI CASA (SENZA FARE QUALCOSA DI CONCRETO) – LA FILOSOFA MAURA GANCITANO: “LA SOLA AZIONE SIMBOLICA DIGITALE HA UN IMPATTO LIMITATO SE NON È ACCOMPAGNATA DA ALTRE FORME DI PRESSIONE"
Agnese Ferrara per l’ANSA
Una volta erano lettere o cartoline da rispedire a sette conoscenti, boomer e gen X se le ricordano eccome. Un meme antesignano su moltissimi argomenti. Molti anni prima erano richieste di preghiere ai santi e oggi, in modalità virtuale che corre sui social, riguarda anche temi spesso truffaldini, spam o bufale. Da qualche tempo però le catene di sant'Antonio sono diventate anche un metodo per dire la propria su argomenti a forte carattere sociale, di partecipazione, sdegno, solidarietà e proteste che corrono soprattutto su whatsapp.
Sempre più frequenti, le più recenti riguardano il dissenso verso le guerre in corso, ora riguardano Gaza, e invitano a spegnere luci-telefoni-computer-connessioni per qualche minuto o mezz'ora al giorno creando un 'silenzio digitale' planetario che dovrebbe essere percepito dai leader guerrafondai oltre che in grado di creare un nuovo movimento di resistenza. Chi le riceve si chiede che fare, da dove nascono, se divulgarle e se saranno davvero efficaci.
Un minimo sforzo indice di pigrizia nell'uscire di casa e reclamare davvero o un nuovo mezzo che abbraccia una moltitudine e dà loro forza? "Diciamo che è da qualche anno assistiamo a una crescente diffusione di manifestazioni simboliche digitali, gesti collettivi che cercano di trasformare la partecipazione in un'azione condivisa, accessibile e visibile, - risponde all'ANSA Maura Gancitano, filosofa e fondatrice del progetto di ricerca culturale Tlon. –
Si tratta di rituali brevi, replicabili e facilmente diffondibili che a volte sostituiscono forme tradizionali di protesta o di associazionismo, e questo accade per varie ragioni, tra cui il fatto che danno modo di partecipare anche a chi non può scendere in piazza, a chi vive in provincia e in piccoli centri, ma così può sentirsi parte di una comunità che non rimane indifferente. In alcuni casi riescono a costruire attenzione mediatica e a mobilitare persone che altrimenti resterebbero ai margini".
Sono efficaci? Risponde Gancitano:
"L'efficacia dipende molto dal contesto e da vari fattori. Senza dubbio la sola azione simbolica digitale ha un impatto limitato se non è accompagnata da altre forme di pressione, ma quando diventa parte di una strategia più ampia può innescare un cambiamento".
Possiamo pensare che, più dell'obiettivo dichiarato, è il coinvolgimento sempre crescente che conta? "
Contano entrambe le cose, anche perché l'obiettivo spesso è fare da massa critica e mostrare quanto sia diffuso il sentiment collettivo su una determinata questione".
Ci sono ricerche che hanno valutato i risultati di questa tipologia di catene di sant'Antonio?
"Negli ultimi 15 anni sono state fatte molte ricerche, e di solito concludono che se non c'è un'azione concreta, per esempio tramite vie politiche e istituzionali, non si raggiunge l'obiettivo. Per me rimane comunque una questione: è vero, si tratta di forme di attivismo semplice che non comportano la manifestazione pubblica e l'incontro tra le persone, ma il 'successo' dipende anche da quanto politica e istituzioni riescono a farsi carico delle richieste".
Se l'opinione pubblica divulga questi messaggi su Whatsapp senza ottenere riscontri, la responsabilità è di chi ha usato uno strumento così 'semplice' per protestare o di chi non ha voluto accogliere la richiesta?
"Il caso eclatante oggi in tutto il mondo riguarda Gaza: l'opinione pubblica ne parla moltissimo, la politica non ascolta - dichiara Gancitano. - Ma questo riguarda anche tematiche molto più piccole e semplici come la tassa sugli assorbenti, per dire. Queste forme di attivismo manifestano anche la difficoltà di un dialogo con la politica. Si tratta di nuove strade alternative spesso usate tra le persone più giovani, che hanno la sensazione che qualcosa possa accadere solo nella società civile e non attraverso i canali politici tradizionali.
Credo che queste manifestazioni non vadano ridimensionate, né va attribuito a loro il cambiamento, ma quello che si può aggiungere è che sempre più persone sentono un bisogno di comunità e di impegno sociale che - per varie ragioni - può essere difficile realizzare. La politica dovrebbe osservare tutto questo e domandarsi come intercettare questo bisogno".