
LA GUERRIGLIA DI CHARLOTTE - ANCORA SCONTRI NELLA CITTA’ DEL NORTH CAROLINA TRA POLIZIA E AFROAMERICANI: MUORE UN MANIFESTANTE, OLTRE 40 ARRESTI - E IL SINDACO FA SCATTARE IL COPRIFUOCO - A BALTIMORA UCCISO UN ALTRO NERO - TRUMP: “LE PROTESTE? COLPA DEL CONSUMO DI DROGA”
Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Due notti di guerriglia urbana, una terza annunciata ieri, la Guardia Nazionale nelle strade, lo stato d' emergenza, oltre quaranta arresti, e parecchi feriti, di cui almeno uno in pericolo di vita. È il bilancio della nuova esplosione della rabbia razziale negli Stati Uniti, stavolta a Charlotte.
Come a Ferguson due anni fa, come a New York, come a Baltimora (dove ieri un altro afroamericano, il 21enne Tawon Boyd, è morto per mano della polizia), in una continua emergenza che ormai si ripete sempre uguale. Solo che stavolta tanto la vittima, Keith Scott, quanto il poliziotto che ha sparato, Brentley Vinson, sono neri. Ma ormai non fa più differenza: la comunità afroamericana si sente perseguitata, sotto tiro, e si ribella, puntando contro i bianchi che la opprimono.
Anche il capo della polizia di Charlotte, Kerr Putney, è nero, ma sta contribuendo ad alzare la tensione rifiutandosi di pubblicare il video della sparatoria all' origine della protesta. Tutto si salda poi drammaticamente con la campagna per le elezioni presidenziali, dove ieri il candidato repubblicano Donald Trump ha proposto di rilanciare pratiche usate dalla polizia di New York, che i neri considerano razziste e mirate contro di loro.
La nuova crisi è cominciata martedì, quando l' agente Vinson ha sparato a Keith Scott, un padre nero quarantenne che aspettava suo figlio di ritorno dalla scuola. La polizia sostiene che aveva una pistola in mano, e i suoi uomini si sono sentiti minacciati. Scott, in più, in passato era stato accusato di omicidio, anche se questo non c' entra molto con la sparatoria di martedì, perché Vinson non poteva sapere che aveva davanti una persona potenzialmente violenta. La famiglia risponde che Keith è disabile, aveva in mano solo un libro, e quindi non poteva minacciare nessuno.
Il risultato è stata la guerriglia urbana a Charlotte. Le proteste sono cominciate martedì, secondo uno schema ormai abituale: prima quelle pacifiche, all' inizio della serata, e poi quelle violente, mano a mano che la notte avanza. Mercoledì si sono ripetute, con un uomo ferito gravemente da un altro manifestante, che adesso si trova in ospedale in pericolo di vita. In città è stato proclamato lo stato d' emergenza e il governatore McCrory ha mobilitato i soldati della Guardia Nazionale per pattugliare le strade. Il sindaco sta considerando di imporre il coprifuoco.
Vinson al momento della sparatoria era in borghese e non indossava una bodycam, ma i suoi colleghi hanno ripreso la scena. La soluzione della crisi quindi potrebbe stare in questo video, ma il capo della polizia Putney ieri ha detto che non lo pubblicherà: «Non contiene la prova definitiva che la vittima aveva puntato la pistola, anche se messo nel contesto generale conferma la nostra versione». Lo mostrerà solo alla famiglia, che però ieri ha attaccato: «Non vogliamo violenze, ma pretendiamo la verità».
Il segretario alla Giustizia Loretta Lynch, anche lei nera e originaria della North Carolina, ha inviato 4 funzionari del Community Relations Service, per investigare se i diritti civili della vittima sono stati violati. Ancora una volta, dunque, tocca all' amministrazione del primo presidente afroamericano indagare e ammettere che il Paese è ancora diviso lungo le fratture razziali, come e per certi versi peggio degli Anni 60. Perché allora almeno c' era la speranza che le conquiste politiche e sociali avrebbero potuto aggiustare gli Usa, mentre ora tocchiamo con mano che non sono bastate a cambiare la mentalità delle persone.
Donald Trump, che si è presentato come il candidato della legge e dell' ordine, stava cercando proprio in questi giorni di corteggiare il voto dei neri, dicendo che «peggio di così non potrebbero stare, quindi dovrebbero provare l' alternativa». Ieri però è tornato nel suo personaggio, proclamando che da presidente farebbe adottare in tutto il Paese la tattica dello «stop and frisk», quella che usava Rudy Giuliani quando era sindaco di New York. In sostanza, fermare e perquisire chiunque sembri sospetto, anche senza una causa precisa.
Secondo i neri, era una pratica razzista che li prendeva di mira; secondo Trump, la possibile soluzione alla piaga della criminalità in città come Chicago, proprio mentre Charlotte esplode per la rabbia razziale.
2.TRUMP: LE PROTESTE A CHARLOTTE? COLPA DEL CONSUMO DI DROGA
Le proteste contro la violenza della polizia nei confronti degli afroamericani in corso a Charlotte, nel North Carolina, hanno fra le cause il consumo di droga. Parola di Donald Trump che entra a muso duro nel delicato tema che sta infiammando le piazze americane dopo i ripetuti casi di persone di colore uccise dalla polizia, l'ultimo a Charlotte da giorni teatro di violente proteste.
"E se non lo sapete la droga è un fattore molto molto importante in quello che state vedendo in tv", - ha detto il candidato repubblicano in un discorso a Pittsburgh. "Onoriamo e riconosciamo il diritto di tutti gli americani di riunirsi, protestare e dimostrare pacificamente.
Ma non c'è il diritto che sfocino in violenze o minacce per la sicurezza e la pace degli altri. Le persone che soffrono di più sono i residenti afroamericani rispettosi della legge che vivono nelle comunità in cui dilagano questi crimini".