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CI SONO MOLTI PUNTI OSCURI NELLA VICENDA DEL PADRE DI CASSINO CHE SI E' UCCISO PER L’ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE ALLA FIGLIA: UNO SU TUTTI, IL RUOLO DELLA MOGLIE - IL FRATELLO DELL’UOMO SUICIDA: “CONTINUAVA A RIPETERMI: PERCHÉ MI HANNO FATTO QUESTO? SEMBRAVA SICURO DI POTERSI DIFENDERE”

1 - IL GIALLO DELLE VIOLENZE TACIUTE DUBBI DEI PM SULLA MAMMA

Sara Menafra per “il Messaggero”

 

CASSINO - IL CORPO DELL UOMO SUICIDATOSI PER LE ACCUSE DI VIOLENZA SESSUALE ALLA FIGLIA

Domani, molto probabilmente, a Cassino sarà il giorno più difficile, con il funerale di un uomo che forse si considerava colpevole o forse ingiustamente accusato del crimine più nero di sempre: aver violentato una figlia ancora bambina. Ma passato questo momento, la procura della cittadina arroccata nel frusinate sta valutando di fare ulteriori accertamenti su tutto quello che in questa vicenda poteva essere detto e non è invece stato chiarito per tempo.

 

A cominciare dal comportamento della madre della ragazza al centro di questa brutta vicenda e della sorella più grande che, stando alle informazioni raccolte dal preside che con le sue parole ha scoperchiato questa vicenda, in passato sarebbe stato a sua volta vittima delle attenzioni del padre.

violenza sessuale minori stupro

 

Entrambe, parlando con la polizia di Cassino prima con una denuncia e poi a verbale, non hanno riferito nessuno dei particolari che potevano far ipotizzare che le violenze raccontate dalla figlia si inserissero in un quadro credibile e reiterato. Non c'è al momento una delega investigativa alla polizia locale, ma la procura sta seriamente valutando se fare ulteriori accertamenti, visto che il silenzio su punti fondamentali di questa brutta storia riguarda sia la prima denuncia della donna, sia le indagini successive da parte della polizia. D'altro canto, gli avvocati della camera penale locale intendono chiedere accertamenti per rivelazione del segreto istruttorio e istigazione al suicidio.

 

I DOCUMENTI

Cassino

Nell'ordinanza con cui avevano allontanato l'uomo dall'abitazione in cui vivono ancora quattro delle cinque figlie, il gip di Cassino aveva spiegato di considerare molto generiche le dichiarazioni rilasciate alla polizia giudiziaria nel corso delle indagini. Il preside della scuola della ragazzina è stato molto specifico e alla polizia ha subito detto che la madre, convocata a scuola, aveva raccontato sia dei precedenti con la figlia ora grande, sia delle raccomandazioni alla ragazza di non restare mai da sola col padre, tanto più da quando sarebbe stato sospeso (o in convalescenza) per ludopatia e problemi di alcolismo.

 

VIOLENZA SESSUALE

«Nell'ambito delle sommarie informazioni si legge nell'ordinanza di allontanamento da casa dell'uomo la madre non faceva alcun riferimento al presunto avvertimento dato alla figlia di non rimanere a casa da sola col padre, come asserito dal dirigente scolastico, né tantomeno ad analogo episodio avvenuto nei confronti di un'altra figlia». E, soprattutto: «Tali circostanze saranno evidentemente oggetto di ulteriori accertamenti da parte del pm».

 

LE VALUTAZIONI

La vicenda, tanto più dopo l'epilogo tragico, viene valutata con estrema prudenza dagli investigatori guidati dal procuratore Luciano D'Emmanuele. Stando alle indagini fatte fino a dicembre, la ragazzina prima di scrivere il tema si era confidata anche con una sorella più grande. E la madre aveva notato da tempo alcuni comportamenti strani. Tutti, però, in sede di verbale, riferiti senza grande enfasi.

 

violenza sessuale

La sorella più grande, che ora non vive più col resto della famiglia, non avrebbe mai confermato alla polizia di essere stata vittima di violenza. E la madre, oltre a dare poche spiegazioni su quanto accaduto in passato, non avrebbe dato molti particolari neppure sulle vicende più recenti. Ad esempio, avrebbe solo detto «in maniera alquanto generica» che nell'estate scorsa, quella in cui i fatti sarebbero effettivamente accaduti, i due figli più piccoli avrebbero mimato con i pupazzi dei rapporti sessuali.

 

Non sono gli unici elementi che la procura di Cassino potrebbe valutare. Dopo la morte del padre della ragazza, i magistrati potrebbero voler capire i motivi del gesto estremo. Soprattutto perché negli ultimi giorni la notizia di quanto accaduto nell'abitazione della guardia penitenziaria è stata oggetto di un vero e proprio bombardamento mediatico. Dunque, visto l'epilogo, la camera penale di Cassino ha formalizzato un documento, ora inviato a palazzo di giustizia, per chiedere ai magistrati di verificare sia l'ipotesi di istigazione al suicidio, sia come e perché la notizia di quanto accaduto sia filtrata sui giornali locali.

 

2 - LA DIFESA DELL’UOMO PRIMA DI UCCIDERSI

Sa. Men. Per il Messaggero

polizia

 

Nessuna ammissione, anzi. Al fratello, uno degli ultimi ad averlo visto vivo, il presunto aggressore di ben due figlie, sembrava stupito e disperato: «Continuava a ripetermi: perché mi hanno fatto questo?», spiega. E aggiunge: «Sembrava sicuro di potersi difendere, era costantemente in contatto con l'avvocato».

 

LA FAMIGLIA

Famiglia numerosa, 12 fratelli, tutti impiegati in lavori tutto sommato umili intorno a Cassino. Ma è Antonio (il nome è di fantasia ndr) a decidere di ospitare il presunto mostro dopo le accuse della figlia e l'obbligo di indossare il braccialetto elettronico che avrebbe dovuto sorvegliare che non si avvicinasse alla casa in cui vivono i cinque figli: «Dopo la faccenda del tema spiega mio fratello era finito a dormire in macchina».

 

Parcheggiava accanto alla chiesa in cui si è tolto la vita, «ogni tanto, mi ha detto, dormiva dentro un vecchio rifugio antiaereo sotto la chiesa». Quando Antonio lo incontra lo trova decisamente malridotto, senza un soldo in tasca, e lo porta a casa: «Mi ha parlato delle accuse, ma diceva che non era vero nulla e che anzi aveva litigato in passato con le figlie più piccole perché tornavano tardi a casa, anche alle 3 o 4 di notte».

 

CASSINO - UN UOMO SI SUICIDA PER LE ACCUSE DI VIOLENZA SESSUALE ALLA FIGLIA

Anche all'avvocato, Domenico Di Tano, del resto aveva detto di considerarsi innocente. Anzi, visto che era mancato dal lavoro da maggio a giugno, si diceva sicuro di poter dimostrare che nei giorni oggetto dell'accusa della figlia (a maggio) in realtà si trovava in servizio nella casa circondariale di Cassino: «Stavamo raccogliendo dei documenti per organizzare la difesa, gli avevo detto di stare tranquillo che ne sarebbe uscito e lui mi aveva detto di essere fiducioso».

 

Col fratello si era sfogato a proposito dei problemi in casa e delle difficoltà economiche: «Non aveva un soldo era ridotto male e del resto non poteva avvicinarsi neppure alla banca, proprio dietro a casa sua. Di denaro ne hanno poco in generale, con un solo stipendio per una famiglia di sei persone». Entrambi, da giovani, avevano provato a costruire un futuro migliore.

 

IL LAVORO

STUPRO

Erano partiti insieme per andare a lavorare in Irlanda, avevano anche trovato un impiego in un negozio di fish and chips. Poi, il desiderio di tornare a casa aveva avuto la meglio, tanto più che il più grande aveva trovato un impiego come guardia carceraria. Ma i due fratelli erano rimasti molto legati: «Siamo andati a raccogliere le olive a Potenza prima di Natale, c'era anche sua moglie». L'accusa di violenza sulle figlie sembrava un fulmine a ciel sereno. Il braccialetto elettronico per star fuori da casa, una specie di tortura: «Continuava a suonare sempre, anche quando dormivamo, di notte, a casa».

 

DECISIONE IMPROVVISA

Domenica alle 2, la decisione improvvisa di uscire: «Ha detto che voleva parlare col consulente del lavoro per tornare in servizio. Mi aveva raccomandato di non chiamarlo perché temeva di avere il cellulare sotto controllo, aspettavo che tornasse. Lunedì mattina è venuta qui la moglie, in lacrime, dicendo che non si sapeva dove fosse. Sapevamo che uno dei posti in cui cercarlo poteva essere la chiesa in montagna che era diventata il suo rifugio».

 

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