COME E’ POSSIBILE CHE VINCENZO LANNI, L’ACCOLTELLATORE DI PIAZZA GAE AULENTI A MILANO, FOSSE A PIEDE LIBERO?– NEL 2015 AVEVA GIA’ ACCOLTELLATO E FERITO DUE ANZIANI (“VOLEVO UCCIDERLI PERCHÉ MI SENTO UN FALLITO”). NEL 2016 GLI VENNE RICONOSCIUTA LA SEMINFERMITÀ MENTALE. AVEVA ESPIATO LA PENA, A DICEMBRE 2024, I GIUDICI NON HANNO PIÙ RICONOSCIUTO LA PERICOLOSITÀ SOCIALE – ERA RIMASTO ALL’INTERNO DELLA COMUNITÀ “4EXODUS” MA ERA STATO CACCIATO POCHI GIORNI FA IN SEGUITO A UNA LITE – “MI SONO ARRABBIATO QUANDO MI HANNO ALLONTANATO…”
Armando Di Landro per corriere.it - Estratti
Sembrava crederci. Tanto che dopo il periodo di permanenza in comunità previsto dai giudici, aveva scelto di restare in quella struttura per continuare a curarsi: la 4Exodus di Villadosia (Varese).
Aveva forse trovato un senso in ciò che faceva, Vincenzo Lanni, uno scopo che rendesse sempre più lontano il ricordo di quei due accoltellamenti del delirante 20 agosto del 2015,
quando a Alzano Lombardo e Villa di Serio, dove viveva vicino a Bergamo, aveva accoltellato e ferito due anziani: Antonio Castelletti, allora 82 anni, e Luigi Novelli, 80.
Perché? «Volevo uccidere perché sono un fallito» aveva dichiarato. Ricordi?
No, perché giovedì scorso Lanni è stato allontanato da quella stessa comunità in cui viveva da ormai cinque anni e una nuova fiammata di rabbia era tornata dominante, dentro di lui.
Un equilibrio precario, spezzato: «Mi sono arrabbiato quando mi hanno allontanato». Un litigio probabilmente, la voce alta con un educatore della 4Exodus, forse parole anche violente. E basta. Il ritorno in strada con un coltello in mano.
vincenzo lanni 10 anni fa e oggi
Vincenzo Lanni era libero di andarsene perché aveva scontato la sua pena. Nel 2016, quando era stato condannato a otto anni di reclusione e tre di struttura psichiatrica, ne aveva già scontato uno in carcere, per la misura cautelare.
A maggio del 2020 ne erano passati altri tre e mezzo in cella, quindi quattro anni e mezzo in tutto, tra Bergamo, Opera e Bollate.
E poi, come ricorda in una nota il rappresentante legale della stessa 4Exodus Marco Pagliuca, era iniziato l’affidamento in prova ai servizi sociali (alternativo alla reclusione) «a maggio del 2020 all’interno della nostra struttura nell’ambito di un percorso di reinserimento».
Durato fino all’aprile del 2022, quando è stata decretata l’espiazione della pena: 7 anni scarsi dal momento del delitto contro gli otto previsti dal giudice, tra vari sconti lungo il cammino.
Ed era quindi iniziato il periodo della «misura di sicurezza» quantificata in tre anni ma la cui necessità viene poi valutata dal Tribunale di sorveglianza di anno in anno. Risultato: percorso concluso a dicembre 2024, quando i giudici non hanno più riconosciuto la pericolosità sociale. Un passaggio che ora la Procura di Milano vuole capire a fondo.
piazza gae aulenti milano il luogo dell'accoltellamento della donna
Da libero Lanni «ha scelto volontariamente di proseguire il proprio cammino con noi, con l’obiettivo di completare il progetto di accompagnamento verso l’autonomia» scrive Pagliuca. «Durante la permanenza, pur non essendosi mai verificati episodi di aggressività, sono emersi alcuni atteggiamenti che l’équipe educativa ha prontamente segnalato ai servizi specialistici competenti (si tratta, solitamente, dei Centri di salute mentale, ndr ) — dicono in comunità —.
Le successive valutazioni non hanno evidenziato particolari criticità rispetto alle condizioni psicofisiche della persona. Settimana scorsa Lanni ha avuto un atteggiamento non idoneo alle regole e quindi l’équipe ha ritenuto opportuno, anche a seguito delle diverse opportunità offertegli nel corso degli anni, di interrompere l’accoglienza, suggerendogli di rivolgersi ai servizi specialistici di riferimento e offrendosi di accompagnarlo. L’ospite ha accettato la scelta senza manifestare astio».
Poi Vincenzo Lanni ha anche evitato di rivolgersi al servizio psichiatrico: «Ha deciso di allontanarsi volontariamente, esercitando un diritto che gli spettava pienamente essendo uomo libero, e ha abbandonato il veicolo e l’operatore che lo stava accompagnando».
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