barbone

COME SI MUORE BRUCIATI VIVI? - MELANIA RIZZOLI SPIEGA SOTTO IL PROFILO SCIENTIFICO L’ATROCE FINE DEL BARBONE DI PALERMO: ‘'PIÙ A LUNGO LA PELLE RESTA A CONTATTO CON LA SOSTANZA USTIONANTE, PIÙ LA SUA BRUCIATURA SI APPROFONDISCE NEI TESSUTI, INTERROMPENDO LA CIRCOLAZIONE SANGUIGNA. LE TOSSINE GENERATE ENTRANO IN CIRCOLO E…’

VIDEO - LA TERRIBILE MORTE DEL CLOCHARD PALERMITANO

 

 

 

DISPREZZIAMO CHI HA BRUCIATO IL BARBONE PER GELOSIA

Melania Rizzoli per Libero Quotidiano

 

Come si muore bruciati vivi? La morte a causa di ustioni è determinata dall' estensione delle stesse sulla superficie corporea e dal grado di profondità dei livelli del cute e di quelli sottostanti interessati. Più a lungo la pelle resta a contatto con la sostanza ustionante, più la sua bruciatura si approfondisce nei tessuti, arrivando fino al di sotto del derma, delle mucose ed in alcuni casi fino ai muscoli cutanei, interrompendo la circolazione sanguigna.

melania rizzolimelania rizzoli

 

L' esposizione diretta del corpo nudo al fuoco causa paradossalmente meno danni cutanei del corpo coperto da indumenti, poiché, se le fiamme non vengono spente in pochi secondi, e se questi non vengono rimossi con altrettanta celerità, essi con il forte calore collabiscono con la pelle, ovvero vi aderiscono come fossero ad essa incollati, prolungando il tempo di ustione e contribuendo a rendere le lesioni più profonde e più gravi.

 

Inoltre le sostanze chimiche che si formano con la combustione dei tessuti naturali ed artificiali, provocano un ulteriore danno alle zone cutanee con le quali vengono in contatto, ma soprattutto generano un danno secondario ed irreversibile al resto dell' organismo, legato alla tossicità velenosa delle sostanze sviluppate che, oltre a penetrare la via cutanea, una volta entrate irrimediabilmente nella via aerea, ovvero nei polmoni, e quindi inalate, sviluppano gas e vapori che si trasformano in monossido di carbonio, consumando tutto l' ossigeno presente, e portando il soggetto a morte per soffocamento.

 

barbone bruciato vivo a palermo  barbone bruciato vivo a palermo

Prima di arrivare allo shock ipovolemico mortale legato alla ustione, se estesa su oltre il 50% del corpo, sulla cute del soggetto fioriscono, a causa delle vampate di calore, una miriade di vesciche, di escare, di flittene e di necrosi che devastano ed arrostiscono i tessuti interessati, fino a carbonizzarli e quindi a renderne irriconoscibile la fisionomia, inclusa quella del volto se coinvolto.

 

All' insulto traumatico delle fiamme sul corpo umano, va aggiunto la sofferenza estrema che si prova a contatto con il fuoco, poiché tutte le terminazioni nervose reagiscono al calore sviluppando un dolore reattivo nella sua massima intensità, per allertare il soggetto, che magari sta dormendo, a reagire e ad allontanare la parte interessata dal pericolo mortale.

 

Marcello Cimino, il clochard di 45anni che ieri è stato dato alle fiamme a Palermo mentre dormiva in strada sotto un portico, ha provato tutto questo, ed essendo appunto addormentato nel momento in cui un assassino lo ha ricoperto di liquido infiammabile per attizzarlo vivo, nell' istante in cui lui si è svegliato, essendo completamente vestito sotto le coperte dove riposava, non ha avuto scampo, e la sua agonia è stata lenta, drammatica, una delle più terribili che esistano, ma soprattutto è stata disumana, perché provocata volontariamente su un individuo inerme.

 

barbone bruciato vivo a palermobarbone bruciato vivo a palermo

Il barbone italiano da quasi due anni aveva "scelto" di trascorrere le sue notti all' aperto, essendosi da poco separato dalla moglie con la quale era diventato padre di due figlie adolescenti, ed essendo senza fissa dimora, dormiva sotto il portico della missione San Francesco, nella piazza Cappuccini di Palermo, e quando i vigili del fuoco sono arrivati nel luogo dove era stato segnalato un incendio, ne hanno trovato il corpo carbonizzato avvolto nel bozzolo delle sue coperte nelle quali è rimasto prigioniero.

 

Dal filmato delle telecamere di sorveglianza dell' Istituto, si vede chiaramente un uomo vestito di nero che si avvicina nella notte al senzatetto, con in mano un secchio colmo di benzina che improvvisamente riversa su quel giaciglio abitato, per poi dare fuoco al tutto e fuggire via, anche lui lambito dalle fiamme, in una sequenza di immagini drammatiche, il cui terrificante video è stato pubblicato interamente dal sito "LaRepubblica" e da "Dagospia", e dal quale si evidenzia a quale punto di barbarie può arrivare l' animo umano.

 

La polizia in tarda serata ha arrestato un uomo che ha confessato il delitto, e che ha ammesso di averlo commesso pare per una vendetta d' amore, accusando il clochard di essere stato la causa del tradimento della moglie e della loro separazione. Da secoli gli uomini mal sopportano l' abbandono delle proprie donne, soprattutto se queste li lasciano per un altro, che diventa subito un rivale da eliminare con ogni mezzo. Ma se il fine ultimo è l' omicidio vuol dire che c' è da preoccuparsi e molto.

 

barbone clochardbarbone clochard

L' eliminazione fisica non giustifica nessun tradimento, nessuna vendetta e nessuna passione, soprattutto se si usano le fiamme per bruciare un amore, impossibile o diabolico che sia. L' ultima esecuzione di una strega mandata al rogo in Italia risale al 12 novembre 1641, avvenuta a Milano, quando ancora la Chiesa riconosceva la presenza del demonio in tutti gli aspetti della stregoneria e legittimava con una diagnosi "teologica", senza alcun processo, la morte tra le fiamme degli inferi per incenerire coloro che si pensava affetti da malattie di origine diabolica.

 

Marcello Cimino forse era un disperato che dormiva in strada per sfuggire al suo inferno quotidiano, forse aveva diverbi con il suo assassino a causa della sua relazione con la moglie, forse aveva un motivo passionale da farsi perdonare. Ma era un uomo. Una persona.

 

Un ultimo che meritava rispetto. E qualunque tradimento avesse causato o favorito, questo non giustifica la mano criminale del suo rivale che lo ha arso vivo mentre dormiva, nel suo momento di massima fragilità, mentre era incosciente ed indifeso, solo e disarmato. Una esecuzione facile facile, che solo un killer vigliacco, seppur innamorato e tradito, poteva fare.

 

 

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