“ERAVAMO STATI AGGREDITI. HO SPARATO ALLA CIECA, NON PENSAVO DI AVER UCCISO QUALCUNO” - LA CONFESSIONE DI GIUSEPPE ESPOSITO, IL 18ENNE CHE HA SPARATO E AMMAZZATO IL COETANEO PASQUALE NAPPO, A BOSCOREALE, IN PROVINCIA DI NAPOLI - LA LINEA DIFENSIVA DELL’AVVOCATO È CHE ESPOSITO, INSIEME ALL’AMICO 23ENNE ANTONIO ABBRUZZESE, HA REAGITO ALLE MINACCE E A UN’AGGRESSIONE FISICA. MA PER GLI INVESTIGATORI C’È DI PIÙ. LA PROCURA DI TORRE ANNUNZIATA HA EMESSO UN FERMO PER OMICIDIO AGGRAVATO DAL METODO MAFIOSO: PER LA DDA L’OMICIDIO SAREBBE LEGATO A…
Estratto dell’articolo di Gennaro Scala per il "Corriere della Sera"
«Ho sparato perché avevamo subito un’aggressione. Ho sparato alla cieca, non pensavo di aver ucciso qualcuno». Così Giuseppe Esposito, 18 anni, ha confessato ai carabinieri. Con lui, Antonio Abbruzzese, 23 anni, entrambi incensurati, si è presentato in caserma per ammettere la propria responsabilità nel raid a colpi di pistola costato la vita a Pasquale Nappo, 18 anni, ucciso nella notte tra sabato e domenica a Boscoreale, nel Napoletano.
Secondo la loro versione, l’agguato nasce da una lite avvenuta tra il 27 e il 28 ottobre e Pasquale sarebbe stato riconosciuto come uno dei ragazzi che aveva assalito i due giovani di Torre Annunziata. «Abbruzzese era stato pesantemente minacciato, mentre Esposito era stato aggredito fisicamente da un gruppo di giovani del posto», ha spiegato l’avvocato Mauro Porcelli, che difende entrambi.
Dopo quell’episodio, i due sono arrivati in piazza armati. E, raccontano, si sarebbero trovati di fronte un gruppo di ragazzi. «Ne è seguita una nuova aggressione e come reazione sono stati esplosi alcuni colpi d’arma da fuoco alla cieca»: questa la linea difensiva.
[…] Secondo i carabinieri del Gruppo di Torre Annunziata, a sparare sarebbe stato Esposito, mentre Abbruzzese guidava lo scooter, procedendo contromano. L’obiettivo era proprio il gruppo di giovani con cui si trovava Nappo. La Procura di Torre Annunziata ha emesso un fermo per omicidio aggravato dal metodo mafioso.
Per la Direzione distrettuale antimafia l’omicidio si inserisce in un contesto più ampio, legato alle attività dei gruppi criminali dell’area vesuviana e al controllo dello spaccio. Pasquale Nappo, operaio incensurato di Scafati, era considerato dagli investigatori vicino a persone note negli ambienti dello smercio di droga.
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