LA STORIA DEL PASSATO ORMAI CE L'HA INSEGNATO CHE UN POPOLO AFFAMATO FA LA RIVOLUZION... – CONTINUANO LE PROTESTE DEI COMMERCIANTI E DEGLI STUDENTI IRANIANI CONTRO L’INFLAZIONE E IL CROLLO DELLA VALUTA LOCALE: “NON MANGIAMO MAI CARNE, NON POSSIAMO PERMETTERCI DI CURARE I NOSTRI FIGLI. IL NOSTRO STIPENDIO VALE UN TERZO IN MENO DELL’ANNO SCORSO” – MIGLIAIA DI PERSONE SONO SCESE IN PIAZZA IN TUTTO IL PAESE AL GRIDO DI “LIBERTÀ”, “MORTE AL DITTATORE” E “NON ABBIATE PAURA, SIAMO TUTTI INSIEME” – IL CAPO DELLA BANCA CENTRALE SI È DIMESSO. IL PRESIDENTE “RIFORMISTA” CERCA DI METTERE UNA TOPPA, ANNUNCIANDO UNA RIFORMA DEL… - VIDEO
A teenager from Iran sent me these videos with this message:
“I was terrified while filming them. Please share them and show the world that we, the people of Iran, do not want this regime.”
The protests in Iran began in Tehran and are now spreading to cities across the country.… pic.twitter.com/4xu2S5vh86
— Masih Alinejad ? (@AlinejadMasih) December 29, 2025
Estratto dell’articolo di Greta Privitera per il "Corriere della Sera"
Ha aspettato le dieci del mattino. «E se questa volta fossimo in pochi?», si è chiesto Amir, fratello di Ghazaleh, prima di varcare la soglia di casa. Fa il commesso da un calzolaio del Gran Bazar di Teheran e per il terzo giorno di fila ha partecipato allo sciopero dei commercianti che da ieri è diventato anche quello degli studenti e della gente comune. Una volta per strada, la paura è svanita: «Erano in migliaia». […]
Si protesta contro l’inflazione ai massimi storici, al 42,2 per cento, contro il crollo della moneta, contro il carovita. «Non mangiamo mai carne, non possiamo permetterci di curare i nostri figli. Il mio stipendio vale un terzo in meno dell’anno scorso», racconta Laleh, impiegata di Teheran.
Un quadro economico disastroso dovuto alla cattiva gestione del Paese, alle sanzioni e alle politiche che tengono sigillata l’economia. E poi agli sforzi serrati dell’amministrazione Trump di strozzare le vendite di petrolio iraniano all’estero e alla Guerra dei 12 giorni con Israele, che ha costretto la Repubblica islamica ad attingere alle banche di Teheran, già mezze vuote.
Non a caso, lunedì, il capo della banca centrale, Mohammad Reza Farzin, si è dimesso. Il governo del presidente cosiddetto riformista arranca. Masoud Pezeshkian incontra i sindacati, le corporazioni, promette misure, cerca parole concilianti: «Il sostentamento della gente è la mia preoccupazione quotidiana: stiamo pensando a riformare il sistema monetario e bancario».[…]
Quando scendono in piazza i «bazari», i commercianti, vuol dire che si è al collasso, spiegano da Teheran. Si protesta a Shiraz, Isfahan, Kermanshah, Mashhad, Ahvaz, Yazd, Karaj, Malard, Pardis, Hamedan, Qeshm, Zanjan, e Tabriz. Tremano i muri delle università al grido di «azadi, azadi», libertà.
Per le strade rispunta quel «morte al dittatore», come nel 2023, quando a capo delle proteste c’erano le ragazze senza velo che, da quel momento, non lo hanno mai più rimesso. Questa volta, invece, i cortei sono guidati «dalle persone senza scarpe», dai più poveri, ci dicono. […]
L’aria è tesa e le autorità annunciano scuole e uffici chiusi in 24 province. C’è un nuovo slogan che non si era mai sentito prima: «Non abbiate paura, non abbiate paura, siamo tutti insieme».
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