la scala dominique meyer riccardo chailly

DAGOREPORT! - LA SCALA AL BIVIO: O CAMBIA O MUORE NEL SOTTOSCALA DEL PASSATO - C’È LA SCALA DI TOSCANINI, DI ABBADO, DI MUTI… MA NON C’È, DOPO 10 ANNI DI DIREZIONE, QUELLA DI RICCARDO CHAILLY - GIÙ DALLA SCALA ANCHE IL TRINO MEYER: SOVRINTENDENTE, DIRETTORE ARTISTICO E DIRETTORE GENERALE CHE, AL PARI DI CHAILLY, NON HA BEN COMPRESO  LA REGOLA: LA SCALA NON DEV’ESSERE UN TEATRO D’AVANGUARDIA, MA DEVE ESSERE ALL’AVANGUARDIA…

DAGOREPORT

 

UN BALLO IN MASCHERA - TEATRO ALLA SCALA -POSTER BY MACONDO

Nella doppia scala elicoidale del castello di Chambord arrivati in cima da una parte non puoi che scendere dall’altra. Per chi inizia la discesa dalla Scala dopo il “Don Carlo” di ieri?

 

Il maxi-incasso (2.582.000 euro, 80 mila in più rispetto al 2022) non mette al sicuro l’uno e trino Meyer: sovrintendente, direttore artistico e direttore generale. Se vuol sperare in una proroga oltre la scadenza di inizio 2025 deve per prima cosa schivare - avvocati predisponendo - la Legge antifrancese sul tetto dei 70 anni fatta per Lissner, ma che vien cotta al punto giusto per Meyer. Inoltre, deve cedere una delle tre cariche facendosi affiancare.

 

chailly meyer

Tertium non datur, lo rivela la freddezza mostrata ultimamente dal sindaco e presidente del teatro, Giuseppe Sala, nei suoi confronti: all’assemblea dei soci è intervenuto dicendo che “i milanesi puntano sempre a voler di più” e alla conferenza stampa del 7 dicembre non si è presentato mandando in avanscoperta l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi. Il problema è che il Comune è squattrinato e non ha un euro nemmeno per la Scala, tantomeno per i nuovi laboratori e Sala non sa come uscirne e chi incolpare. Intanto, con i soldi del Pnrr si è deciso che si impacchetterà la facciata della Scala per un anno per pulirla, cosa di cui non ha bisogno.

 

chailly sala meyer nuova stagione della scala

Alleata di Meyer è l’incertezza su chi, eventualmente, chiamare: nessuno è in grado di scegliere un successore. Il ministro Sangiuliano preferisce “gli italiani”; ma italiani non vuol dire niente: ci sono ottimi amanti del Belpaese nati al di là della sbarra frontaliera e compaesani che scimmiottano modelli internazionali per puro mainstream. Dopo due “cacciate” (Rai e San Carlo), chiamare Fuortes sembrerebbe una scelta di risulta e, un po’, contro il Governo; chiamare Fortunato Ortombina da Venezia una placida barcarola. Forse si potrebbe osare l’inosabile: un sovrintendente lunare che poco c’entra con l’opera e molto con la modernità (che so, Vittorio Colao), un super direttore artistico come Markus Hinterhäuser da Salisburgo (che, per la cronaca, è nato a La Spezia ed è per metà italiano) più un bel ragioniere a far di conto. Ma tutta questa fatica porterà davvero a un teatro migliore?

chailly meyer

 

Riccardo Chailly sembra non aver ancora salito l’ultimo gradino della scala di una straordinaria carriera internazionale: quello della consacrazione da “grande maestro” a mito. C’è la Scala di Toscanini, di Abbado… e, poi, quella degli altri. Chailly ha dimostrato troppo timore assicurandosi una scelta registica senza voli pindarici (talmente senza da sembrare senza regia) e scappando a fine recita indispettito da minimi dissensi espressi da una parte minoritaria del teatro. Lo spettro di Carlo V è, per lui, quello di Abbado. Non si può trovare riparo sempre dietro la filologia della partitura: quello di direttore della Scala è anche un ruolo culturale, sociale – almeno, se vuoi entrare nella Storia, quella vera.

IGNAZIO LA RUSSA - MATTEO SALVINI - LILIANA SEGRE - BEPPE SALA - GENNARO SANGIULIANO - CHIARA BAZOLI - INNO DI MAMELI - PRIMA DELLA SCALA 2023

 

La Scala non dev’essere un teatro d’Avanguardia, ma deve essere all’avanguardia. Va bene il repertorio per riempire il teatro di stranieri che portano quattrini, ma non si può aver sempre timore (pubblico compreso) di regie interpretative e scivolare in messe in scene illustrative, statiche come quadri. Il teatro di regia tedesco non è proponibile, ma il richiamo alla tradizione deve essere a una tradizione che si rinnova, non può essere di regie nuove ma realizzate ancora come Zeffirelli e Pizzi (quelle ci sono in magazzino). Ci sono Michieletto, Romeo Castellucci e molti anglosassoni da chiamare: il turno A, imbalsamato alla Scala da quando non c’erano ancora le poltrone in platea si arrangi!

riccardo chailly

 

Giù dalla Scala, con un bel calcione, dovrebbero finire i sindacati della Scala, autentico freno con le loro (secolari) minacce di mobilitazioni e richieste ideologico-finanziarie. In Egitto non si va per Regeni (dall’Egitto viene il petrolio Eni che scalda le case). Arriva la Seconda carica dello Stato in teatro e loro mandano un comunicato con l’Anpi-Scala (ma cos’è l’Anpi Scala?) per dire che non si degnano di stringergli la mano: del resto, i loro predecessori l’hanno volonterosamente stretta a Hitler in una storica tournée in Germania.

 

michele pertusi

Vogliono che le maschere abbiano un contratto di cinque anni, che non esiste nella Legge italiana, con lo scopo di farle poi assumere dal pretore: tanto paga Pantalone e siamo a mille dipendenti. Gli orchestrali possono fare, da dipendenti pagati dallo Stato (più del 30% del loro stipendio son di chi paga le tasse), tre o quattro lavori insieme: orchestrali dipendenti della Fondazione Scala; orchestrali della Filarmonica della Scala che è una diversa associazione privata fatta da loro (tanto la gente non sa di questa differenza); suonare in quartetti o altro servendosi del nome Scala (Quartetto della Scala ecc) suonare da solisti e insegnare. Il tutto sempre lamentandosi e sempre hasta la victoria, Abbado, i diritti sociali, le turnazioni, le controturnazioni, gli straordinari, a chi spetta lavare le camicie in traferta…

dominique meyerdon carlo prima della scalagennaro sangiulianoanna netrebkoDOMINIQUE MEYER - LILIANA SEGRE - PRIMA DELLA SCALA 2023 Dominique Meyer - ROBERTO BOLLE - PRIMA DELLA SCALA 2023riccardo chailly

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…