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CHI SEMINOLE, RACCOGLIE - DALLA TRIBU' ALL'HARD ROCK CAFE: IL CAPO INDIANO CHIEF BILLIE RACCONTA LA RIVINCITA DEI SEMINOLE: "MOLTI ANNI FA ERAVAMO CACCIATORI DI CERVI ORA ANDIAMO A CACCIA DI AFFARI E L'HARD ROCK CAFE' E' STATA UNA DELLE PREDE MIGLIORI"

Ernesto Assante per “la Repubblica”

 

CAPO BILLIE SEMINOLECAPO BILLIE SEMINOLE

Il giro in gondola era inevitabile per Capo Billie, al secolo James T. Billie, presidente della tribù Seminole della Florida. «È la prima volta che vengo a Venezia, l’avevo vista nei film con James Bond, ma non c’ero mai stato prima», dice, «è davvero bellissima». Chief Billie è a Venezia per visitare il “suo” Hard Rock Cafè. Suo e dei quattromila Seminole della Florida che nel 2007 hanno acquistato una delle aziende multinazionali di maggior successo al mondo, e sono diventati proprietari di oltre 200 tra ristoranti, cafè, hotel e casinò sparsi in 64 paesi del mondo. «Siamo l’unica tribù indiana che ha un business internazionale», dice con orgoglio.

 

I Seminole, la sola tribù indiana a non essersi mai arresa agli Stati Uniti e a non essere mai stata conquistata, sono oggi una nazione ricca e prospera, anche per merito di Billie, che è riuscito a fare in modo che la nazione Seminole fosse riconosciuta come sovrana nel suo territorio e si prendesse una clamorosa rivincita sugli americani: nel 1979 fece aprire nel suo territorio una sala bingo “ ad alto rischio” e, sotto la guida di Billie, la tribù Seminole aprì la strada al gaming indiano in Nord America con numerosi casinò.

 

CAPO BILLIE 1CAPO BILLIE 1

Durante i suoi 20 anni da presidente, Seminole Gaming è diventata una delle Società di gioco di maggior successo e più redditizie nel mondo: «Molti anni fa i Seminole erano cacciatori di cervi e bisonti, adesso cacciamo nel mondo del business e una delle prede migliori è stato l’Hard Rock Cafè», dice il Capo con soddisfazione.

 

Billie ha settantuno anni e una storia straordinaria alle spalle, «una vita difficile, avventurosa, ma fantastica», dice appoggiandosi al bastone che lo sorregge. «Sono sempre stato un combattente, fin da bambino, perché ero un mezzosangue, nato da un’indiana e da un bianco e ho dovuto combattere per farmi accettare dalla tribù ».

 

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E poi ha combattuto ancora, in Vietnam, con una compagnia di soldati Seminole, nella sua terra, quando ha organizzato una polizia della tribù per cacciare i narcotrafficanti dalle riserve indiane della Florida, o anche per guadagnare soldi, facendo il wrestler con gli alligatori. È stato rieletto presidente della tribù, dopo dieci anni, nel 2011 e nuovamente nel maggio scorso. «Essere capo significa avere una grande responsabilità, proteggere la gente, la storia e la cultura dei Seminole.

 

Il mio popolo nell’Ottocento è stato sterminato, eravamo ridotti a poche centinaia, ma non ci siamo mai arresi, abbiamo perso la nostra terra ma non abbiamo mai smesso di lottare. E dopo tanti anni ci siamo rialzati, abbiamo iniziato ad avere un business, sia nel gioco che nell’agricoltura, ci siamo affrancati da ogni forma di sudditanza, siamo diventati completamente autonomi. E oggi posso dire che i Seminole stanno finanziariamente bene, la mia gente era poverissima e ora non lo è più. Ma non abbiamo smesso di combattere, cerchiamo di fare in modo che questo benessere non crei danni, lottiamo contro la droga e l’alcol, che per noi è stata una piaga terribile ».

 

SEMINOLE HARD ROCKSEMINOLE HARD ROCK

I numeri parlano chiaro, i Seminole gestiscono una delle più grandi attività di bestiame della Florida, hanno solide aziende agricole e interessi negli agrumi con una società di trasformazione e commercializzazione di succo, oltre a supermercati e stazioni di benzina, impiegano direttamente più di 20.000 persone, di cui più di 10.000 nelle loro operazioni di gioco in Florida, e più di 7.000 in Hard Rock International. Inoltre la Tribù genera un indotto economico di miliardi di dollari sia in Florida che altrove considerando contratti con i fornitori, le spese indirette scorporate dal gioco, le operazioni governative, ed altri business.

 

«E questo grazie anche al rock’n’roll», dice Capo Billie, che è anche un musicista e di ottime qualità, visto che ha anche conquistato una nomination al Grammy. «Io amo il rock’n’roll, l’ho amato dal primo momento che ho visto Elvis Presley negli anni Cinquanta. E sono diventato un rocker. Quando ero in Vietnam a combattere ascoltavo Hendrix e Clapton e quando sono tornato a casa, nel 1971, ho scelto la vita del rocker, mi sono comprato una moto, ho messo la chitarra sulle spalle e ho girato gli Stati Uniti».

 

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Nel 2007 i Seminole hanno comprato gli Hard Rock Cafè e il business sotto il loro controllo è cresciuto ancora. «E continueranno i nostri figli», dice Capo Billie, circondato dalla famiglia e dai membri della comunità che sono venuti con lui in Europa.

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