“DALLE RECENSIONI DI ENNIO FLAIANO EMERGE UN SEVERO RITRATTO DEGLI ITALIANI” - ALDO GRASSO IN LODE DI “CHIUSO PER NOIA”, RACCOLTA DI SCRITTI SUL CINEMA DI FLAIANO: “SONO SCRITTE DA UNO CHE LO STILE LO POSSEDEVA: ORA ACUTO E BEFFARDO, ORA PACATO E INTRANSIGENTE, SEMPRE MOLTO RAFFINATO. SI PARLA MOLTO DI STILE TELEVISIVO. SO DI QUALCHE CONDUTTORE CHE SPERA DI FARSENE UNO PROPRIO GUARDANDO I PROGRAMMI DEGLI ALTRI. MA LO STILE SI POSSIEDE, CREDO, COSÌ COME SI POSSIEDE L’EDUCAZIONE; OPPURE SI PERSEGUITA COME UN BENE AMATO. LA NECESSITÀ PIÙ SENTITA DA MOLTI CHE FANNO DELLA TELEVISIONE È DI FAR PRESTO E MALE…”
Estratto dell’articolo di Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
Si parla molto di stile televisivo. So di qualche conduttore che spera di farsene uno proprio guardando i programmi degli altri.
Ma lo stile si possiede, credo, così come si possiede l’educazione; oppure si perseguita come un bene amato, senza posa.
La necessità più sentita da molti che fanno della televisione è di far presto e male. Spesso si vuole fare il contrario di proposito, e allora quasi sempre c’è sotto un equivoco. Si è scambiato grosso per artistico.
Vedi per esempio… eccetera. In genere, però, la pronta intelligenza del televisivo medio italiano fa più danni del necessario. È un’intelligenza che supera rapidamente gli ostacoli, che trova rimedi improvvisi, prepara un programma in pochi giorni. Se si cominciasse, invece, a considerare la ottusità una delle condizioni essenziali per preparare un programma?
Potrei andare avanti con questo gioco di una falsa recensione ma svelo subito l’arcano. Le parole non sono mie ma di Ennio Flaiano, mi sono solo limitato a sostituire cinema con televisione […]
Chiuso per noia (Adelphi) è una splendida raccolta di recensioni cinematografiche, dal 1939 al 1970, scritte da uno che lo stile lo possedeva: ora acuto e beffardo, ora pacato e intransigente, sempre molto raffinato.
Come scrive la curatrice Anna Longoni, «anche da questi pezzi emerge dunque un severo ritratto degli italiani, colpiti nei loro vizi più ricorrenti: per esempio il provincialismo, che li spinge a guardare agli altri popoli con ammirazione e invidia, o la tendenza a dimenticarsi del passato — alle prese con la nuova libertà, sembra che tutti si preoccupino di cancellare il ricordo della guerra e del fascismo, anziché far tesoro di quanto accaduto per costruire un futuro di solida democrazia».
Del suo mestiere di critico, Flaiano conserva un ricordo epigrammatico in terza persona: «Per anni ha scritto delle critiche sui giornali, senza cavarne altro che inimicizie ed errori tipografici».
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