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IL DIVORZIO? SI FA CON LA COLLETTA! DUE AVVOCATI AMERICANI LANCIANO “PLUMFUND.COM”, UN SITO PER RACCOGLIERE FONDI E AIUTARE CHI VORREBBE SEPARARSI E NON HA I SOLDI PER FARLO - CHI VUOLE, PUBBLICA ONLINE LA PROPRIA STORIA, STILANDO UNA BREVE LISTA DI QUEL CHE SERVE PER USCIRE INDENNI DALLE CONTESTAZIONI POST-MATRIMONIALI

Claudia Casiraghi per “Libero Quotidiano”

 

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«Finché morte non vi separi». La formula andrebbe aggiornata, aggiungendo alla Grande Mietitrice un' eventuale vincita alla lotteria. «Divorziare? Vorrei, ma non posso». Recidere i voti matrimoniali, spesso, non è materia di libero arbitrio ma questione economica.

I divorzi, i cui costi medi in Italia oscillano tra 1.600 e 13.200 euro a coniuge, son cosa da ricchi. Un lusso che i più non osano concedersi, finendo per abituare le proprie orecchie alle russate che ogni notte rammentano loro quanto detestino chi gli dorme a fianco.

 

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Mariti e mogli, costretti sotto un tetto che pare una prigione, si trovano a dividersi armadi e grucce, ingiuriandosi ogni volta che il corpo del coniuge, appesantito da anni di dissapori, intercetta il loro sguardo stanco. Potessero, addolcirebbero il caffè della controparte con una generosa dose di cianuro. La galera mai potrebbe rivelarsi peggio di una casa pervasa da un tal clima di guerra.

 

Ma i figli sono cari e il cane ha bisogno di amore. Dunque, per comodo, è necessario adattarsi a pranzi muti e cene sorde. Sperando che, un giorno, l' euro buttato nel Superenalotto possa confermarsi redditizio. Quella sì, sarebbe una soluzione. Ma se la Fortuna è cieca e gli avvocati avidi, i coniugi Margulis sono lungimiranti. Qualche mese fa, Sara e John Margulis hanno aggiunto al proprio sito Internet una sezione speciale. «Registro divorzi», recita l' etichetta nella homepage di Plumfund.com.

 

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Il sito serve a raccoglier fondi per varie iniziative. Tra richieste d' aiuto per funerali o cure veterinarie, trova spazio anche la rottamazione delle nozze. «La società, spesso, demonizza il momento del divorzio, diffondendo l' idea che sia qualcosa di fronte a cui provare vergogna», ha dichiarato al magazine Fortune Sara Margulis, cui l' idea di istituire una raccolta fondi per quanti vogliono separarsi senza aspettare la morte l' ha data Ariana Huffington, fondatrice dell' Huffington Post. Plumfund.com, per primo, ha dato la possibilità di sostenere con donazioni i divorzi di amici, parenti (o illustri sconosciuti, per i più generosi).

 

Le richieste sono centinaia, e in poco tempo il fenomeno s'è allargato al resto del mondo. Chi vuole, pubblica online la propria storia, stilando una breve lista di quel che serve per uscire indenni dalle contestazioni post-matrimoniali. I più chiedono un obolo che permetta di sopravvivere allo sciacallaggio di avvocati, psicanalisti, mogli idrofobe o mariti rancorosi.

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Una minoranza non domanda denaro, ma mobili e televisori che possano rendere «casa» le quattro mura asettiche reperite in affitto. Altri ancora congiungono le mani per una sorta di conguaglio economico che, al netto di quanto dovuto all' ex consorte e ai legali, consenta di potersi battere per la custodia dei figli.

 

In Italia, in particolare, la statistica dimostra come gli uomini seprati con prole rappresentino la categoria che esce più impoverita dai divorzi (specie se non consensuali). Un terzo dei padri italiani separati, dopo aver provveduto al saldo delle spese di mantenimento, si trova a fare i conti con redditi mensili che oscillano tra 300 e 700 euro.

 

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La cifra, misera, mal si sposa con la volontà di ottenere l' affidamento congiunto di uno o più bambini. Con la raccolta fondi online, le circostanze più tragiche si possono scongiurare. Pagate le bollette delle mogli, il mutuo della vecchia casa e l' affitto della nuova, staccato l' assegno per la mensilità pattuita, resterebbe lo spazio per utilizzare il denaro altrui a fini personali. Riguardino essi il mantenimento dei figli o i festeggiamenti per la causa (in)finita.

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