
DMITRY CHIRAKADZE PREFERISCE PASSARE PER FESSO CHE PER RESPONSABILE DELL'ESFILTRAZIONE DI ARTEM USS - LA DEPOSIZIONE DEL MAGANTE RUSSO NEL PROCESSO IN CUI È ACCUSATO DI AVER ORGANIZZATO L’EVASIONE NEL 2023 DELL’IMPRENDITORE ARTEM USS - CHIRAKADZE SCARICA LA COLPA SUL SERBO SRDAN LOLIC, PARTE DEL COMMANDO CHE FECE FUGGIRE ARTEM USS: "LOLIC È UN TRUFFATORE CHE ABUSA DELLA FIDUCIA DELLE PERSONE, NELLA VITA SI FANNO DEGLI ERRORI E LUI É STATO IL MIO ERRORE PIÙ GRANDE. PER USS HO FATTO DI TUTTO, TRANNE FARLO SCAPPARE"
Estratto dell'articolo di Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"
Uno dice oligarca russo, e a proposito del 55enne Dmitry Chirakadze sembra solo l’uso stantio di un etichetta inflazionata per definire il magnate russo, in custodia cautelare in carcere dal 13 giugno 2024 e imputato davanti al Tribunale di Milano con l’accusa di aver coordinato il comando di «esfiltratori» che il 22 marzo 2023 fecero evadere dagli arresti domiciliari di Basiglio e riparare prima in Serbia e poi a Mosca l’imprenditore russo 43enne Artem Uss: cioè il figlio del governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk molto vicino a Putin, sulla cui estradizione la Corte d’Appello di Milano stava decidendo su richiesta degli Stati Uniti per due contestate ipotesi di contrabbando di petrolio dl Venezuela e di traffico di componenti elettronici a duplice uso civile-militare in violazione dell’embargo americano. E invece ci pensa proprio Chirakadze , in un udienza che mercoledì 30 aprile dura dalla mattina alle nove di sera, a rendere lo spessore della propria identità.
E anche le sue sfaccettature: sposato, tre figli, due lauree in ingegneria e giurisprudenza, residenza a Ginevra, società a Dubai, 15 conti correnti, un hotel di lusso in Sardegna e un patrimonio in mezzo mondo la cui elencazione é talmente sterminata che la giudice Ombretta Malatesta a un certo punto lo ferma per darla acquisita, un passaporto messicano comprato per 15.000 dollari, una cittadinanza serba mancata per un soffio dopo aver cercato di comprarla per 65.000 dollari, account sulle piattaforme criptate di messaggistica di cui rifiuta di dare i codici di sblocco, un passato nell’Esercito russo, un chat Telegram dove si discute di reclutamento di mercenari per la compagnia Wagner e una foto (anch’essa mostratagli dal pm e da Chirakadze ridimensionata invece a tour quasi turistico per provare l’ebbrezza di un simulatore per paracadutisti) che lo ritrae a Grozny in Cecenia nel 2019 abbracciato a uno dei più stretti collaboratori del ras ceceno filorusso Ramzan Kadyrov. […]
LA STRUTTURA DOVE ARTEM USS ERA AI DOMICILIARI
Eppure, dopo essersi così descritto, Chirakadze si propone al Tribunale come un pollo che nell’ vicenda dell’evasione di Uss si è fatto fregare da un serbo, Srdan Lolic, direttore di un albergo di Belgrado che Chirakadze schifa come hotel di bassa lega per i propri standard: «Lolic ho capito che è un truffatore che abusa della fiducia delle persone, nella vita si fanno degli errori e lui é stato il mio errore più grande».
Se deve attestarsi su questa linea, è perché l’inchiesta del pm Giovanni Tarzia con i carabinieri di Milano ha da tempo ricostruito in maniera non contestabile tutta una serie di incontri (prima a Belgrado e poi a Milano in alberghi come il Park Hyatt e ristoranti come Mamma Rosa) tra Lolic, Jovancic e Chirakadze più a volte la moglie di Uss, Maria Yagodina, che rientrò di colpo a Mosca pochi giorni prima che il marito fosse fatto scappare da un commando guidato proprio da Lolic e Jovancic.
Lolic, inseguito da un mandato d’arresto italiano che la Serbia non esegue con una motivazione giuridica speciosa, dal Tribunale di Belgrado ha però deposto in videoconferenza contro Chirakadze, coinvolgendolo nella preparazione della evasione di Uss, missione per la quale Lolic afferma di essere stato reclutato (per il tramite dell’amico imprenditore Igor Turuhanov) dall’allora parlamentare russo della Duma scomparso due mesi dopo l’evasione di Uss, Victor Zubarev.
Non è vero, rintuzza per ore sino a sera in tribunale Chirakadze, che, non potendo negare ciò che l’inchiesta ha accertato, racconta di essere molto amico del padre di Uss dai tempi in cui costui era vicino di casa a Mosca della mamma: di essere stato chiamato dal padre di Uss appena dopo l’arresto del figlio, tanto da essere al telefono con un coindagato di Uss in Germania proprio nei minuti in cui anche costui veniva arrestato “in diretta” durante la chiamata: di aver conosciuto in quell’occasione Turihanov e di aver scelto e coordinato gli avvocati di Uss italiani (a Milano e Roma) e americani, con parcelle complessive per oltre un milione di dollari.
In una sola cosa di Uss Jr, guarda caso, Chirakadze giura di non essere stato coinvolto: la sua evasione, guidata da quel Lolic così sotto standard per Chirakadze, col quale però lui, grande oligarca russo, ha fitti rapporti sia prima sia dopo l’evasione di Uss. «Perché Lolic dovrebbe accusarla? E sa chi proteggerebbe, coinvolgendo lei al posto di chi?», gli chiede la giudice. «Ho le mie idee ma per ora le tengo per me», bofonchia lui, in parte evocando pasticci di Lolic dietro ventilati affari e abortiti progetti comuni nell’energia eolica, e in parte aggiungendo che Lolic farebbe il nome di Zubarev «forse perché nel frattempo è morto e può scaricare sul morto».
Se Uss è evaso, ha fatto tutto praticamente da solo: «Sono rimasto scioccato quando ho saputo che se ne era andato, io non so chi abbia organizzato l’evasione, è Uss che ha deciso di fuggire perché è una persona cocciuta e instabile, io gli curavo i contatti con gli studi legali ed eravamo sicuri di vincere nel procedimento o subito qui a Milano o sicuramente in Cassazione».
I suoi difensori Federico Sinicato e Tatiana Della Marra lasciano intendere che la risposta al perché Lolic dovrebbe calunniare il russo arriverà nella loro arringa, ma una qualche anticipazione si intuisce già nella richiesta di prova in extremis assolutamente necessaria e indispensabile secondo la difesa: e cioè non soltanto ascoltare proprio l’evaso Uss che ha mandato al Tribunale un curiosa disponibilità a deporre in videoconferenza dalla latitanza a Mosca (qui le sue parole: «Sono fuggito perché non mi fido del sistema giudiziario italiano», ndr), ma anche chiamare a testimoniare un avvocato croato, Gordan Preglej.
ROTTA JET MILITARI AMERICANI DECOLLATI DOPO LA FUGA DI ARTEM USS
Chi è? É il legale che, prospetta Sinicato in aula, in vari momenti tra Croazia e Italia ha avuto incarichi professionali quasi con tutti gli esecutori materiali della procurata evasione di Uss, fino a essere l’avvocato in Croazia di Jovancic, trovargli l’avvocato milanese, incontrare il pm, e ottenere dai magistrati milanesi l’autorizzazione a incontrare Jovancic in carcere in Italia nell’aprile 2024. E a questo punto i difensori di Uss valorizzano la progressione dei memoriali e dei tre interrogatori di Jovancic, rimarcando che, dopo l’incontro con Jovancic tra il primo e il secondo interrogatorio, è all’inizio del terzo interrogatorio che Jovancic ricorda il nome del russo che prima non aveva fatto.
E collegano questa loro osservazione a una intercettazione in carcere in maggio, nella quale a proposito del russo uno degli esecutori materiali sembra accennare a un bigliettino di Jovancic. Ma l’arresto di Chirakadze - ribatte il pm - avvenne su basi tutte diverse e autonome rispetto alle successive dichiarazioni di Jovancic, e l’idea di una orchestrazione di versioni concordate contro Chirakadze si scontrerebbe con il fatto che le versioni restano invece ben poco armoniche, ma frutto della differenza di conoscenze dovuta alla compartimentazione dei ruoli. [...]