
È IL GIORNO DELLA MARMOTTA NELLA STRISCIA: LA GENTE MUORE DI FAME, L’ESERCITO ISRAELIANO AMMAZZA I CIVILI IN FILA PER GLI AIUTI UMANITARI E GLI SFOLLATI NON SANNO DOVE ANDARE – NELLE ULTIME 24 ORE GLI OSPEDALI DELLA STRISCIA HANNO REGISTRATO CINQUE NUOVI DECESSI CAUSATI DALLA MALNUTRIZIONE, TRA CUI DUE BAMBINI – SAREBBERO 217 LE VITTIME DELLA FAME DALL’INIZIO DELLA GUERRA: 100 DI QUESTI ERANO MINORENNI – ALMENO 11 CIVILI SONO STATI UCCISI MENTRE ASPETTAVANO GLI AIUTI UMANITARI – LE MINACCE DELL’OCCUPAZIONE DI GAZA CITY HA SCATENATO IL PANICO TRA GLI ABITANTI: “DOVE CI INFILANO QUESTA VOLTA? CI DEPORTANO?”
1 - IERI 5 MORTI PER FAME A GAZA, FINORA DECEDUTI 100 BAMBINI
(ANSA) - Il ministero della Salute di Gaza gestito da Hamas afferma che nelle ultime 24 ore gli ospedali della Striscia hanno registrato cinque nuovi decessi causati dalla fame e dalla malnutrizione, tra cui due bambini. Il dato, si legge in un comunicato pubblicato su Telegram, porta il bilancio totale delle vittime della fame e della malnutrizione a 217 dall'inizio delle ostilità, tra cui 100 bambini.
distribuzione aiuti umanitari a gaza 9
2 - WAFA, 17 MORTI A GAZA IN ATTACCHI IDF, 11 CERCAVANO AIUTI
(ANSA) - Fonti ospedaliere a Gaza affermano che dall'alba di oggi almeno 17 civili sono stati uccisi dal fuoco dell'esercito israeliano (Idf) in diverse zone della Striscia, riporta l'agenzia di stampa palestinese Wafa. Tra queste vittime, ci sono 11 persone colpite mentre aspettavano gli aiuti umanitari nel centro e nel sud del territorio.
3 - LE BOMBE, LE ROVINE, I SOGNI DI RICOSTRUZIONE MA ADESSO GAZA CITY TEME L’ASSALTO FINALE
Estratto dell’articolo Greta Privitera per il “Corriere della Sera”
gaza city dopo i bombardamenti
Il ristorante preferito di Yousra Elhalees si chiama Mazaj. Si trova, o forse si trovava — Yousra non sa se è ancora in piedi — all’incrocio tra via Al-Nasr e via Al-Thawra, a Gaza City. Ogni mercoledì ci andava a cena con gli amici […]. Da tre mesi vive con la famiglia in una tenda nel campo profughi di al-Mawasi, «ma sono di Gaza City, il posto più bello del mondo». Fino a novembre 2023 abitava a Rimal, un quartiere benestante al centro della città, a trecento metri dal mare.
A Rimal c’erano centri commerciali, ristoranti, alberghi, uffici delle organizzazioni umanitarie.
Tutto è cambiato Ma dopo il 7 ottobre è stata una delle prime zone bombardate perché «un punto di appoggio di Hamas», diceva l’esercito israeliano. «Il nostro palazzo è stato colpito da un missile e da 21 mesi ci spostiamo di tenda in tenda, con mio nonno in sedia a rotelle. Se penso che la mia città potrebbe scomparire del tutto, mi viene voglia di tornarci a piedi e difenderla con il corpo», continua la ragazza, che ha 25 anni.
[…] Mohammed Rajab, anche lui di Gaza City, e anche lui che dice «non mi sposteranno da qui, preferisco morire», racconta però che la notizia di un’imminente occupazione della città da parte dell’esercito israeliano e il nuovo piano di evacuazione hanno creato panico: «Spero sia un bluff negoziale per fare pressione su Hamas», continua.
Tra gli ottocentomila abitanti di Gaza City, molti dei quali tornati durante la tregua iniziata a gennaio, più del 70% ha meno di 25 anni. «I giovani — continua Rajab — pensano che troveremo la forza di ricostruire, nonostante tutt’intorno sia morte e fame. Ma chi è un po’ più grande ha meno speranza. Dove ci infilano questa volta? Ci deportano?».
FRAGOLE E ALBERGHI
Prima che la guerra si mangiasse ogni cosa, Gaza City era uno degli insediamenti urbani più densamente popolati del pianeta, con oltre 700 mila persone in un’area di 45 chilometri quadrati, suddivisa in 14 quartieri con un consiglio comunale formato da altrettanti membri, quasi tutti legati ad Hamas. Unico porto della Striscia, l’economia della città, segnata da decenni di conflitti e da un blocco imposto da Israele, si basava sulle piccole industrie, laboratori artigianali di tessuti, ceramiche, mobili, e la coltivazione di fragole, agrumi e olive
il mercato principale di gaza city
Anche Rajab dice che Gaza City è il posto più bello del mondo: «Sulla costa c’erano ristoranti e alberghi meravigliosi». Fa l’elenco: l’al Dira Hotel, il Commodore, il Routes, l’al Amal, il Gaza. «Quando parlo con le persone che non ci sono mai state, ho la sensazione che ci pensino un villaggio antico, poverissimo. So che è difficile da immaginare, ma c’erano bar, sale giochi, due centri commerciali come i vostri: si stava bene. Nessuno lo sa, ma siamo tra le popolazioni con il tasso di analfabetismo più basso del mondo».
La disoccupazione arriva al 40%, ma c’è un’alta scolarizzazione. Le scuole, così come gli ospedali oggi a pezzi, sono gestite anche dalle organizzazioni umanitarie come l’Unrwa «e tutti parliamo un ottimo inglese», continua fiero Rajab, che spiega: «Facciamo fatica con l’acqua e l’elettricità perché sono gestite da Israele, ma per sopravvivere abbiamo pannelli solari e generatori». […]
gaza city
carestia a gaza 3
al mercato di gaza city
gaza city sotto attacco israeliano
gaza city distrutta
palestinesi in fuga da gaza city
christopher furlong una donna palestinese tra le rovine di gaza city
forno preso d'assalto a gaza
carestia a gaza 1