
CHI E’ IL JIHADISTA CON ACCENTO AMERICANO NELL’ULTIMO VIDEO DELL’ISIS? L’UOMO INDICA DEI SOLDATI SIRIANI CATTURATI DAI JIHADISTI VICINO RAQQA CHE SONO DIETRO DI LUI E SPIEGA CHE “SI STANNO SCAVANDO LA FOSSA”
1 - ISIS - FLAMES OF WAR
2 - “QUEL JIHADISTA NEL VIDEO HA UN ACCENTO AMERICANO” L’ALLARME DELL’INTELLIGENCE
Arturo Zampaglione per “la Repubblica”
Questa volta il giustiziere incappucciato comincia a parlare in arabo, poi passa subito all’inglese, sfoggiando un chiaro accento americano. Indica dei soldati siriani catturati dai jihadisti vicino Raqqa che sono dietro di lui e spiega che «si stanno scavando la fossa». Poco dopo infatti, il video dell’Is, lungo 55 minuti e intitolato Fiamme di guerra, mostra i prigionieri che, colpiti da pallottole a distanza ravvicinata, cadono nella buca.
«È probabilmente il primo crimine di guerra commesso da un nord-americano davanti alle telecamere», commenta con amarezza Paul Cruickshank, esperto di anti-terrorismo.
Chi è quel boia? E come è arrivato in Siria? si chiede in queste ore l’intelligence americana. L’obiettivo dell’Is sembra chiaro: fare proseliti nei paesi occidentali e arruolare combattenti stranieri da usare non solo nell’esercito del Califfato, ma soprattutto per azioni terroristiche nei paesi di origine, dove possono entrare senza troppi ostacoli grazie al passaporto. Il rischio di azioni del genere è avvalorato dalla scoperta in Australia di un complotto per una decapitazione dimostrativa e dalle indagini in Belgio e in altri paesi.
Gli 007 hanno anche il sospetto che il Khorasan, un gruppo di Al Qaeda che opera in Siria, si stia ravvicinando all’Is fornendo il knowhow per un attentato all’estero. «I jihadisti ci hanno già minacciato apertamente e, se restiamo immobili, diventeranno un pericolo crescente», dice Obama che, nel tradizionale discorso del sabato in radio ha ribadito: «Non esiteremo ad agire contro i terroristi dell’Isis in Iraq o in Siria, ma questa non è una guerra dell’America contro l’Isis. E’ il mondo contro l’Isis».
Continuano intanto gli sforzi per creare la coalizione più vasta possibile capace di sconfiggere l’Is. E il segretario di Stato John Kerry non esclude neanche «un ruolo» per l’Iran, nonostante le grandi tensioni tra Washington e Teheran sulla questione delle armi nucleari: che quindi vengono tenute separate dal dossier Is e sulle quali, secondo il New York Times, potrebbe presto esserci una soluzione di compromesso.
Dopo 101 giorni di prigionia, c’è stata ieri una svolta per i 49 ostaggi turchi, tra cui un console generale, figli di diplomatici e teste di cuoio, catturati l’11 giugno dallo Stato Islamico dopo la conquista di Mosul. Non è chiaro se sia stato pagato un riscatto. Ankara lo nega categoricamente, attribuendone il merito della liberazione a un’azione segreta e notturna del suo controspionaggio. E sempre in Turchia sono arrivati 45mila profughi curdi che, spinti dall’offensiva dell’Is su Kobani e altri villaggi alla frontiera siriana, e terrorizzati dalle minacce di esecuzioni sommarie hanno attraversato la frontiera a piedi.