
MA È KEIR STARMER O NIGEL FARAGE? – IL PRIMO MINISTRO BRITANNICO ANNUNCIA LA RIFORMA DEL SISTEMA DI IMMIGRAZIONE DICENDO CHE: “VIVERE QUI NON È UN DIRITTO, È UN PRIVILEGIO CHE BISOGNA GUADAGNARSI” – IL PARTITO “REFORM”, FONDATO DAL “PADRE DELLA BREXIT”, ESULTA PER LA STRETTA: “FINALMENTE CI STA ASCOLTANDO E STA IMPARANDO DA NOI”, MENTRE ALCUNI DEPUTATI DELLA SINISTRA LABURISTA HANNO DEFINITO IL DISCORSO DEL PREMIER “DISUMANIZZANTE E DIVISIVO” – STARMER NEGA DI “IMPERSONARE FARAGE”, MA NON È UN CASO CHE LA STRETTA ARRIVI DOPO IL SUCCESSO ELETTORALE DI “REFORM”…
Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera"
[…] Con un linguaggio che riecheggiava quello dei sostenitori della Brexit, se non della destra populista, il premier laburista Keir Starmer ha annunciato ieri mattina una riforma del sistema di immigrazione, con l’obiettivo di «ridurla in maniera significativa».
Sono state forse le frasi più dure sull’argomento mai pronunciate da un leader della sinistra, […] parole che le associazioni di sostegno ai migranti hanno subito bollato come «vergognose e pericolose», mentre alcuni deputati della sinistra laburista hanno definito il discorso «disumanizzante e divisivo». Invece da Reform, il partito di Nigel Farage, hanno commentato che «finalmente ci sta ascoltando e sta imparando da noi».
[…] Per ottenere un visto per la Gran Bretagna bisognerà dimostrare una conoscenza avanzata della lingua inglese, […]e avere una laurea per i lavori qualificati, mentre verrà bloccata l’assunzione di badanti dall’estero. Allo stesso tempo, salgono da cinque a dieci gli anni necessari per ottenere la residenza permanente, primo passo verso la cittadinanza: si farà eccezione per chi porta un contributo significativo, come medici e ingegneri, perché come ha detto Starmer «vivere qui non è un diritto, è un privilegio che bisogna guadagnarsi».
È una svolta che arriva non a caso sull’onda del successo elettorale, alle ultime amministrative, del partito di Farage, che ha fatto dell’immigrazione il suo cavallo di battaglia […] perché, a differenza di quello che si poteva immaginare, dopo la Brexit l’immigrazione in Gran Bretagna è esplosa, toccando il milione e 300 mila arrivi l’anno (e si parla di immigrazione legale, non dei quasi 50 mila sbarchi illegali attraverso la Manica, che sono una goccia nel mare).
Starmer ha addossato la colpa di tutto ciò ai precedenti governi conservatori, dicendo che quello che hanno fatto «non è stato un caso, ma una scelta», e ha proclamato fallito «l’esperimento di confini aperti» da loro attuato: tocca ai laburisti «ripulire il casino», ha sostenuto.
Il primo ministro ha anche messo in dubbio che l’immigrazione giovi alla crescita economica e ha ribadito che gli immigrati devono integrarsi nella società: «L’immigrazione è parte della storia nazionale britannica — ha detto — ma devono impegnarsi a integrarsi e a imparare la nostra lingua».
Da sinistra, per esempio da parte dei Verdi, c’è chi lo ha accusato di «impersonare Farage»: ma il premier ha respinto l’idea che le sue posizioni siano di destra, ribattendo che «il partito laburista ha come valori chiave l’idea che l’immigrazione deve essere controllata, che deve essere selettiva e che dobbiamo scegliere chi vogliamo».[…]
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