
CAFONAL! - COSA ABBIAMO FATTO DI MALE DA MERITARE DI VIVERE SEPOLTI DALLA "MERDOCRAZIA" DI OGGI? IL NUOVO LIBRO DI MARCO MOLENDINI, “SOTTO IL SOLE DI ROMA”, FA L'ELEGIA DEI TEMPI PASSATI. STORIE, STORIELLE E STORIACCE SU 50 ANNI DI ESPLOSIVA VITA ROMANA, RUOTANTE INTORNO AL "MESSAGGERO", CHE DIVENTANO UNA CONDANNA DELLA NOIA DEL PRESENTE - IL LIBRO E' STATO PRESENTATO DA DE CATALDO, RONCONE, ROSSI E DAGO DAVANTI A UNA FOLTA E DIVERTITA PLATEA DI "REDUCI & COMBATTENTI": ARBORE, LAURITO, ASSUMMA, VELTRONI, PORCELLI, GHERGO, CORRIAS, GAWRONSKI E…
Articolo di Eric Salerno per https://lavocedinewyork.com - Estratti
roberto dagostino marco molendini
Con un’eleganza tipica della sua scrittura quando per anni raccontava per il Messaggero il mondo della musica, Marco Molendini ci ha regalato un nuovo libro, in gran parte dedicato proprio al “nostro” quotidiano romano.
“Sotto il sole di Roma” è una lunga passeggiata nel palazzo storico di via del Tritone, ma anche il racconto affascinante di un periodo della nostra Roma – splendida talvolta e spaventosa altre – accompagnato da una colonna sonora su cui figurano molti dei personaggi vissuti o transitati nell’Urbe. Il mondo del jazz, gli uomini e le donne della musica che Marco ama di più e di cui è un grande conoscitore affiorano non a spezzare ma a riempire di note generose le pagine di ricordi.
giancarlo de cataldo roberto dagostino marco molendini fabrizio roncone (2)
La sua storia comincia nel 1974, quando decide di fare il giornalista e l’incontro con il principe, il direttore-proprietario del Messaggero.
Racconta il personaggio, a dir poco estroso e concordo con Molendini: eravamo un po’ strani tutti. “Perrone il più bizzarro dei personaggi di un giornale bizzarro di natura. Nei corridoi lo chiamano il Principe, anche se più che un principe, un quasi duca”.
Per altri era Sandrino il direttore che si strappava le mangiava le sopracciglia mentre ti passeggiava d’avanti pensoso come quella sera in cui cacciò dalla cronaca, situata al primo piano e spedì in esilio al secondo piano nelle cronache regionali, un collega troppo abbronzato per i suoi gusti.
walter veltroni ugo porcelli giorgio assumma
“Chi è quello scuro che impagina?”, chiese quasi urlando salendo dalla tipografia e rientrando nel suo grande ufficio che forse una volta faceva parte di una suite con vista su cuore della città. Poche ore dopo fui convocato da Perrone e scesi io dal III al II piano per sostituirlo in cronaca.
Una Cronaca che faceva testo e come racconta Molendini aveva fatto diventare il primo quotidiano il primo quotidiano della capitale. Nel volgo popolare, ricorda, era chiamato “Il Massaggero” – per le sue innumerevoli pagine piene di costose annunci delle prostitute.
“Ogni giorno c’è una fila vaporosa pronta a pagare in contanti per far pubblicare gli annunci: .A.A.A.A.A.A.A.A.A. Brava massaggiatrice, citofonare 14-21..Sono una marea e sono ancora tutte italiane, le massaggiatrici. A volte diventano estetiste, a volte si trasformano in abili manicure.”
Molendini descrive con dovizia di particolari la storia tormentata degli anni in cui il quotidiano, con bravissimi e fantasiosi grafici, “un laboratorio guidato da un dandy rivoluzionario, un cinquantenne napoletano di nobile famiglia: Pasquale Prunas” partecipò anche alla battaglia per il divorzio. Sandrino si presentava come libertario e resto sulle sue posizioni spesso battagliere.
Quando fu costretto a vendere il giornale – è una lunga storia mai noiosa -arrivò la Montedison, molto interessata ad aver una voce amica, ma anche tollerante e poi per finire nelle grinfie altrettanto interessato ma meno tollerante del costruttore siciliano di Roma, Caltagirone.
Non poteva mancare nei ricordi di quel periodo d’oro, quando il gossip travolge il giornale. “Virgilio Crocco, trentenne cronista di nera, si fidanza e si sposa a stretto giro con Mina. Il primo incontro in un dopo-concerto a Terni, un mazzo di cinquanta rose, amore fulmineo.
Mina, una moglie ingombrante. “…resta incinta, diventa parte dei racconti eterni del Messaggero, dove ogni tanto si affaccia e, qualche volta, si accanisce in partite a scopone”. Ero a Mogadiscio quando Luciana Castellina, tra le fondatrici del Manifesto, mi chiamò da parte per darmi la notizia della morte di Crocco, travolto e ucciso da un’automobile mentre con l’amico e collega Malgeri, viaggiava in Usa.
Ho trascorso 50 anni al Messaggero e molti come inviato in giro per l’Africa e il Medio oriente. Nel 1986 mi fu tolta la scrivania: “tanto – mi dissero i colleghi – non sei mai a Roma”. Le parole di Marco sono un tesoro di ricordi e riempiono molti vuoti nei miei ricordi, specialmente quelli più recenti. Per molti – giornalisti e lettori – riportano a momenti, odori, sensazioni del passato; non so i meno anziani capiranno il fascino della vecchia carta stampata. Ammetto, c’è un interesse un po’ personale nelle parole di Marco. Si è ricordato di quando tanti anni fa, sotto il sole di Roma ancora cronista, venivo al giornale con la sahariana.
walter veltroni ugo porcelli roberto dagostino roberto di russo
“Il giornale arriva a mezzanotte, la prima pagina è dominata dalla foto di profilo di Getty jr liberato con i suoi riccioli lunghi che coprono la ferita dell’orecchio tagliato: “Rimarrò così, in ricordo di quello che mi è successo”, giura il ragazzo.
Il servizio è firmato da Eric Salerno che avevo visto partire poche ore prima per Lagonegro, in quello che sarebbe stato uno dei suoi ultimi servizi di cronaca…coi suoi capelli dritti come chiodi quella sera in cui veniva spedito nella Calabria più profonda, indossava già la sahariana che lo avrebbe accompagnato per tanti anni nelle sue preziose corrispondenze dal Medio Oriente”.
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