migranti sbarchi

INVASIONE! ENTRO LA FINE DEL 2016 POTREBBERO SBARCARE IN ITALIA 200 MILA DISPERATI, PROVENIENTI DA LIBIA E MAGHREB - L’ITALIA E’ SOLA DAVANTI ALL’EMERGENZA: IL PIANO JUNCKER PER LA RIDISTRIBUZIONE E’ FERMO - L’EUROPA FA CAPOLINO SOLO QUANDO DEVE PUNTARE IL DITO SUI CONTI

Vladimiro Polchi e Fabio Tonacci per “la Repubblica”

 

Il 2016 per l’Italia potrebbe diventare l’anno dei record. Tutti negativi. Il più alto numero di sbarchi mai registrato, la più grave congestione delle strutture di accoglienza, il più elevato rischio di infiltrazioni via mare dell’Is. E l’Europa, al momento, non ci aiuta.

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SBARCHI RECORD E NUOVE ROTTE

Dal primo gennaio al 26 maggio 2016 sono arrivati 40.495 migranti, cui si devono aggiungere i 4mila salvati ieri nel canale di Sicilia. L’impennata degli ultimi giorni ha riportato il conteggio ai livelli del 2015, quando si toccarono i 153.842 sbarchi.

 

Ma l’orizzonte pare ancor più fosco, perché — in base alle stime del Viminale — a fine 2016 si potrebbe raggiungere la quota record di 200mila. I Paesi d’origine restano per ora quelli subsahariani, pochissimi i siriani. Sebbene il 90 per cento del flusso provenga dalla Libia, la riapertura della rotta egiziana spaventa non poco. «Dall’Egitto le partenze stanno aumentando e i numeri impressionanti », spiega Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim.

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LA CRISI ESTIVA

La macchina italiana dell’accoglienza, dunque, rischia di andare in tilt durante l’estate. Anche perché la solidarietà degli altri Paesi Ue finora ha prodotto poco e niente. Al Viminale fanno i conti: 115.548 i migranti ospitati al 26 maggio nei centri e nelle strutture temporanee. Il limite di emergenza è intorno ai 160.000, e ci sono le condizioni per lo sfondamento in tempi brevi.

 

I rimpatri degli irregolari che non hanno diritto alla protezione umanitaria sono stati meno di 4.000 lo scorso anno, a causa dei pochi accordi di riammissione con i Paesi di provenienza. E il Piano Juncker, che prevedeva la redistribuzione in Europa di 39.600 persone in due anni? Fermo. Da settembre, appena 615 i ricollocati dall’Italia. Funziona di più, in senso negativo, il trattato di Dublino. Negli ultimi nove mesi Francia, Germania, Spagna e gli altri membri Ue ci hanno rimandato un migliaio di profughi fotosegnalati in Italia.

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LA RIFORMA “TRUFFA” DI DUBLINO

La tanto attesa riforma dei Trattati di Dublino, per come è articolata la proposta presentata a inizio maggio dalla Commissione Ue, potrebbe diventare per l’Italia la più grande delle beffe. Prevede, è vero, la ripartizione automatica di quote di richiedenti asilo tra i Paesi membri, ma lo fa in base a un parametro (“reference key”) calcolato sul Pil e sulla popolazione di ogni Stato.

 

Ebbene, al Viminale hanno fatto una simulazione con i dati del 2015: secondo “il nuovo Dublino”, l’Italia dovrebbe sopportare l’accoglienza di almeno 190.000 profughi di primo ingresso. La ripartizione automatica scatterebbe oltre i 231.000 ospiti. Un numero che, evidentemente, non si può reggere. Il meccanismo risulta vantaggioso per la Grecia, che ha un Pil basso e una popolazione meno numerosa, e per Francia e Germania, che non sono Paesi di primo ingresso.

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I PICCOLI INVISIBILI

«A preoccupare sono oggi soprattutto i bambini», spiega Carlotta Sami, portavoce Unhcr per il Sud Europa. «Nei primi cinque mesi del 2016 sono aumentati del 170 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015, e sono in gran parte ragazzi, anche giovanissimi, egiziani. Molto spesso scompaiono dai centri di accoglienza per andare negli Stati del Nord». I dati del Viminale lo confermano: già 5.799 i minori non accompagnati al 24 maggio 2016 (12.360 in tutto il 2015).

 

TERRORISTI INFILTRATI

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A complicare un quadro già complicato, il rischio Califfato. La polizia italiana non ha trovato fino ad oggi prove certe dell’uso sistematico dei barconi, da parte dei jihadisti, per infiltrarsi in Europa. Ma un’inchiesta della Cnn lascia supporre che qualcosa stia cambiando. «Abbiamo visto miliziani dell’Is imbarcarsi insieme alle loro famiglie», ha detto all’emittente americana il comandante della polizia di Misurata. «Senza armi e con abiti americani per confondersi tra la folla». E secondo un trafficante un barcone con 40 membri dell’Is ha provato a salpare dalle coste libiche due settimane fa.

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