
“IL MONDO LETTERARIO E ROMANZESCO, CARO ALLA SINISTRA, HA DECISO DI COMUNICARE LA PROPRIA MORTE CLINICA” - FULVIO ABBATE INFIOCINA CHIARA VALERIO E “LA REPUBBLICA” PER AVER OSPITATO L’ARTICOLO DI SU LADY OSCAR: “SOSTANZA LETTERARIA ADOLESCENZIALE DA TURISTE DELL’ESISTENZA CHE LO HA RESO POSSIBILE NELLA “DOPOSTORIA” AMICHETTISTICA, SU UNO SFONDO DEL “CUPIO DISSOLVI” DELLA DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA..."
Fulvio Abbate per Dagospia
FULVIO ABBATE FRONTE DEGLI INGESTIBILI
Caro Roberto, si sappia che il mondo letterario e romanzesco, caro alla sinistra “con prenotazione obbligatoria” di Elly Schlein, proprio quest’oggi, in concomitanza con le manifestazioni di denuncia del genocidio in atto a Gaza da parte dell’esercito di Israele, ha deciso di comunicare la propria morte clinica, meglio, attitudinale, definitiva.
Ciò è avvenuto con un articolo a firma Chiara Valerio. Riferire tale atto al dato morale sarebbe, temo, eccessivo, per manifesta e compiaciuta modestia strutturale del latore del gesto ultimativo, terminale.
Cui, forse, va aggiunta una nota sulla sostanza letteraria adolescenziale da turiste dell’esistenza che lo ha reso possibile nella “dopostoria” amichettistica, su uno sfondo del “cupio dissolvi” della democrazia partecipativa.
In assenza, va da sé, di barricate da parte del cosiddetto contesto intellettuale, impegnato semmai a tessere gli imparaticci delle ambizioni personali, nel silenzio, decisamente complice, di un meno conformista pubblico del consumo letterario e romanzesco. Inutile, in presenza del trapassato, ogni possibile nota sull’altrettanta mediocrità dei garanti politici di un simile stato delle cose.
Si tratta, va detto per completezza, di un suicidio pervicacemente praticato con entusiasmo, trallero trallero, non troviamo altra parola, da truccabimbi.
L’oggetto “narrativo”, il “biglietto d’addio”, che ne sancisce la prova, ripeto, definitiva, non è apparso sul comodino dell’hotel “Roma” di Torino, come era accaduto in altro caso (Pavese) o dal balcone dell'ufficio del generale Mashita dell'esercito di autodifesa nipponico (Mishima), ancor meno una sedia posta davanti al lavandino di una cucina: dopo aver staccato il tubo del gas e ingerito una dose letale di fenobarbital (Drieu La Rochelle), il luogo questa volta scelto sono state le ben pagine culturali del quotidiano “la Repubblica”, attraverso, lo ripetiamo, un articolo tematico della scrittrice Chiara Valerio, così titolato: “Oh Lady Lady Lady Oscar non hai tradito la tua natura”.
Altrettanto sentimentalmente assertivo l’occhiello che ne introduceva il tema: “L’eroina del manga di Ryoko Ikeda, una donna che il padre avrebbe voluto maschio e addestrata come un soldato. Ma che negli anni della Rivoluzione francese si libererà”.
Tra le chiose ulteriori offerte dall’autrice c’è ancora modo di leggere: “L'eroismo del martire non salva, crea sensi di colpa o di inadeguatezza. Nonostante San Sebastiano alla colonna dica il contrario, il martire non è sexy, deve rinunciare a tutto per poter vincere”.
In piazza dei Cinquecento, questa mattina, a Roma, tra i molti manifestanti, lì a denunciare lo sterminio (ben poco sexy) sistematico della popolazione civile palestinese, il beneficio del dubbio è d’obbligo, non ci è sembrato di scorgere né colleghi né colleghe delle cosplayer apologete dell’eroina d’acetato Lady Oscar. Posto che le esequie si sono già svolte in forma strettamente privata, si dispensa dalle visite.