luciano bianciardi

“IL FUORIGIOCO MI STA ANTIPATICO, COME TUTTE LE REGOLE…” – STORIE DI CALCIO, AMORE E ANARCHIA BY LUCIANO BIANCIARDI – IN UN LIBRO GLI SCRITTI SUL "GUERIN SPORTIVO" IN CUI L’AUTORE DE "LA VITA AGRA" RISPONDEVA ALLE DOMANDE DEI LETTORI TRA CUI VITTORIO GASSMAN, CARMELO BENE E GINO PAOLI – COPPI “CAMPIONE TRISTE”, IL “VERO DERBY” PIOMBINO-GROSSETO E LE FOLLIE "DA ULTIMO STADIO", "L’ANTIPATIA" PER NINO BENVENUTI E ALBERTO BEVILACQUA. E QUEL LEGAME CON BIELSA…

Massimiliano Castellani per "Avvenire"

 

luciano bianciardi 19

Sarò sempre grato a quella penna di gran "classe" (accezione che poi approfondiremo) di Pino Corrias per avermi fatto scoprire e poi innamorare dei libri di Luciano Bianciardi attraverso le pagine di Vita agra di un anarchico (Baldini & Castoldi, 1993). Da quel libro in poi, ho letto tutto ciò che la grande mente di Maremma - Bianciardi nacque a Grosseto nel 1922 - era riuscito a scrivere in 49 anni di vita assai agra e tormentata (è morto a Milano il 14 novembre 1971).

 

Per una volta, sfrutto un assist giocabile di Vittorio Feltri in merito a un suo scritto sul presunto "irregolare" delle patrie lettere, Giuseppe Berto. Così non definirò più Bianciardi il "più irregolare" tra gli scrittori del nostro '900, in quanto «i grandi artisti - scrive Feltri - non seguono le regole, le dettano». E Luciano Bianciardi è stato un grande artista della parola, lasciandoci una perla di romanzo come La vita agra (consigliato a tutti i liceali), insegnandoci da "storico militante" del Risorgimento con La battaglia soda (idem come sopra) e scavando in profondità con il Lavoro culturale nelle viscere dell'Italia del suo tempo.

bianciardi cover 1

 

Fino ad illuminarci, da saggista e scrittore di giornali e settimanali, con la torcia dei suoi cari e sfortunati minatori di Ribolla (43 morti nella strage del 4 maggio 1954), alla stregua di un altro classe 1922, Pier Paolo Pasolini.

 

E come Pasolini, Bianciardi è stato anche un "Poeta del gol", distinguendosi da attento osservatore della nostra Repubblica fondata, ieri come oggi, sul pallone. Nel derby dialettico del "calciolinguaggio" con Pasolini, Bianciardi scelse di giocare sul campo della provocazione, sulla fascia della naturale predisposizione talentuosa all'antiretorica.

bianciardi cover

 

Così, si guadagnò la stima illimitata e la convocazione di Gianni Brera, allora direttore del "Guerin Sportivo" nella stagione che andava dal 28 settembre del 1970 al 15 novembre del '71 (per la cronaca, la stagione dell'11° scudetto dell'Inter). Bianciardi dettava le regole del gioco con una rubrica settimanale di botta e risposta alle lettere dei lettori. L'ultima missiva a cui rispose venne pubblicata il giorno dopo la sua morte, di cui Brera scrisse: «Per un morbo sicuramente insorto da una sua prostrazione sentimentale».

 

E quegli scritti pieni dello spirito soavemente logico, quanto velenoso - "bianciardiano" - erano già stati raccolti da ExCogita, la casa editrice della figlia dello scrittore, Luciana Bianciardi, sotto il titolo corrosivo Il fuorigioco mi sta antipatico. Titolo di quella storica rubrica che ha stregato persino il tecnico - in questo caso assai irregolare - l'argentino Marcelo Bielsa, alias "El Loco" ("Il pazzo").

 

BIANCIARDI

L'attuale mister del Leeds. nel periodo in cui allenava in Francia - il Lille, nel 2017 - aveva ottenuto dal monumentale quotidiano sportivo "L'Équipe" una rubrica inequivocabilmente bianciardiana fin dalla sua intitolazione: Il catenaccio mi sta antipatico. E come Bianciardi, anche Bielsa aveva riproposto la formula delle10 domande dei lettori (anomimi o celeberrimi, comprese donne "calciofile" del calibro di Sonia Gandhi - lettera spedita da Delhi - o l'attrice Fanny Ardant) per altrettante risposte da recapitare al mittente di turno.

 

gianni brera

Uno scrigno di filosofia di cuoio quella dell'allenatore di Rosario che Marco Ciriello ha raccolto nell'omonimo Il catenaccio mi sta antipatico( Magic Press Edizioni, 2017). Un omaggio a quello scialo di talento e genialità che è Marcelo Bielsa del quale Ciriello sottolinea: «Dopo quelle di Carmelo Bene, le sue conferenze stampa sono la massima espressione teatrale che conosca».

 

Il milanista vanbastiano e bastian contrario Carmelo Bene era uno dei più fedeli lettori della rubrica di Bianciardi, al quale chiese in via epistolare: «Se Monzon li leggesse, gli piacerebbero i romanzi di Carlo Cassola?». Bianciardi ribattè caustico all'istrionico teatrante: «No di certo, Monzon salirebbe in bicicletta e correrebbe sul filo dei quarantacinque orari per arrivare presto a Donoratico (Livorno) e lì farebbe molta paura al grande maremmano; anche se poi non avrebbe l'ardire di sfiorarlo con un sol dito... Pace e Bene».

CARMELO BENE

 

Risposta da mattatore, quanto Vittorio Gassman che ritroviamo tra le lettere degli uomini illustri indirizzate a Bianciardi e ripubblicate ora nella raccolta Potevo fare il trequartista. Nella lettera il coscritto Gassman («come me Vittorio, lei è del 1922») gli chiedeva lumi in merito alla categoria parakantiana dei «campioni tristi ». E dopo aver passato in rassegna mezzo universo olimpico, Bianciardi eleggeva come «il vero grande triste », il "Campionissimo", «Fausto Coppi: è forse stato il primo grande atleta a condividere la sorte (triste) dell'uomo contemporaneo. Badi bene Gassman, non soltanto del campione. Dell'uomo. E la pagò cara».

 

gianni brera

Di quella tristezza coppiana, frutto della passione anarchica e della temerarietà dei sentimenti, Bianciardi portò le cicatrici impresse nell'anima. «Luciano è morto di sensi di colpa, prima di morire, ucciso dall'alcol e dai barbiturici», ha confessato Maria Jatosti.

 

La poetessa, «la mia contessa polacca», l'ultima compagna di vita che gli ha dato Marcello (figlio che porta il cognome della madre) e che sostituì quella moglie che Bianciardi, con i suoi demoni, aveva lasciato a Grosseto, assieme ad altri due figli, Ettore e Luciana. Ma questa è, un'altra, "lunga storia d'amore", come canta il suo amico Gino Paoli, che chiede all'«Egregio Cavalier (antiquo), alcuni quesiti al suo parere illuminante, senza bolletta Enel per fortuna», in merito proprio «all'abolizione del fuorigioco ».

 

FAUSTO COPPI TOUR DE FRANCE

La replica: «Carissimo Gino: il fuorigioco mi sta antipatico, come tutte le regole, che limitano la libertà di movimento e di parcheggio. Vorrei che fosse abolito, anche per rendere meno monotono il gioco e gli schemi che gli allenatori definiscono "tattici"». Questa abolizione rimane un'utopia, come molte delle idee, spesso anche profetiche, che Bianciardi riuscì ad esprimere, anche negli spazi allora ristretti della stampa sportiva, che come Brera, aveva promosso al rango di massima serie. «Non esiste una stampa sportiva e quindi di serie B. Esiste il giornalismo e basta. La carta stampata quotidiana che si occupi di crisi sul Canale di Suez o di Milan-Cagliari non fa differenza».

Fausto Coppi

 

Lanci da trequartista puro che avrebbe meritato la maglia n. "10" della Fiorentina. La squadra che amava da grossetano che tornava a sentirsi toscano e di fede viola «solo quando gioco fuori casa, per esempio fra i longobardi di Milano», spiegava nella lettera di risposta all'attore Gianrico Tedeschi che lo solleticava sulla parola «tifo».

 

Sono dribbling filosofici quelli di Bianciardi, dotato di quella «classe» che riconosceva a Gassman come a Mazzola, e di uno «scatto » artistico potente quanto quello che rintracciava in Gigi Riva e De Chirico. Epigoni amati e tratteggiati con l'ironia di chi, oltre alla Nazionale del fiorentino d'adozione Ferruccio Valcareggi, se ne era fatta una tutta sua, e di cui si sentiva il ct in pectore.

nino benvenuti

 

La Nazionale degli scrittori a cui si veniva ammessi dopo previa votazione breriana. Pertanto il massimo il «dieci» pieno per Bianciardi spettava solo a Italo Calvino. «Nove» e ricambio l'assist feltresco: lo diede agli amati Giuseppe Berto, ma anche a Vasco Pratolini e Carlo Cassola, i quali sopravanzano di un punto, Mario Soldati, Dino Buzzati e Alberto Moravia. Bocciatura per l'inviso Alberto Bevilacqua per cui Bianciardi nutriva la stessa antipatia che gli suscitava il pugile Nino Benvenuti.

 

E se il suo «Direttore» Giuànn Brera, del quale ammirava, forse senza troppa convinzione, il romanzo Il corpo della ragassa, era stato accostato sarcasticamente da Umberto Eco al «Gadda spiegato al popolo» degli stadi, Bianciardi invece ambiva pubblicamente ad emulare il "sommo lombardo" del Carlo Emilio, autore che aveva letto come pochi altri. Anche se poi, sempre sulle colonne della sua rubrica ammetteva candido: «Se non fossi Bianciardi vorrei essere Bertrand Russell, il cervello più lucido del nostro secolo». Volava alto il potenziale trequartista, che, tra un romanzo, una traduzione, un saggio e un elzeviro di denuncia contro quel boom economico che si sarebbe rivelato un boomerang con danni permanenti, poi riplanava su un terreno di gioco, come quello del suo «vero derby»: Piombino-Grosseto, del 1953.

bielsa

 

Una sfida da Strapaese in cui però lo scrittore già intravide tutti i germi futuri della dominante follia da ultimo stadio che, cinquant' anni fa, aveva già messo in fuorigioco: «Ci furono allora anche alcune revolverate fra le opposte e maremmane fazioni. E sui deprecati eccessi dei tifosi di oggigiorno torneremo un'altra volta...». Allora alla prossima, caro Bianciardi.

nino benvenutiLUCIANO BIANCIARDI

Ultimi Dagoreport

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)

benjamin netanyahu giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – CORRI A CASA IN TUTTA FRETTA, C’È UN CAMALEONTE CHE TI ASPETTA: QUELLA SIGNORINA ALLA FIAMMA CHE VUOLE MANTENERE UN RAPPORTO CON L’EUROPA MA NELLO STESSO TEMPO, TEMENDO DI ESSERE SCAVALCATA A DESTRA DA SALVINI, SBATTE GLI OCCHIONI A TRUMP. LA STESSA CHE IMPLORA LA FINE DELLA TRAGEDIA DI GAZA MA L’ITALIA CONTINUA A FORNIRE ARMI A ISRAELE (SECONDO PAESE DOPO GLI USA DOPO LA DECISIONE DI MERZ DI FERMARE L’INVIO DI ARMI A NETANYAHU) - A UNA DOMANDA SULL'EXPORT MILITARE ITALIANO VERSO ISRAELE, CROSETTO IN PARLAMENTO HA DETTO: "ABBIAMO ADOTTATO UN APPROCCIO CAUTO, EQUILIBRATO E PARTICOLARMENTE RESTRITTIVO". RISULTATO? NESSUNO È PIÙ IN GRADO DI SAPERE CON ESATTEZZA COSA L’ITALIA VENDE O ACQUISTA DA ISRAELE – TRA LA DISCORDANZA DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI E LA TRACCIABILITÀ REALE DELLE FORNITURE BELLICHE A NETANYAHU, C’È DI MEZZO LO SPORT PREFERITO DEL GOVERNO MELONI: IL SALTO TRIPLO DELLA VERITÀ… - VIDEO

elly schlein giuseppe conte goffredo bettini gaetano manfredi piero vincenzo de luca roberto gualtieri silvi salis vincenzo decaro michele emiliano

DAGOREPORT - IL PD GUIDATO DA ELLY SCHLEIN? E' COME "'A PAZZIELLA 'MMAN 'E CRIATURE". IL GIOCATTOLO STA IN MANO AI BAMBINI. E LORO CHE FANNO? CI GIOCANO, SO' BAMBINI. E LO FANNO A PEZZI - CONFONDENDO LA LEADERSHIP CON L'AMBIZIONE, LA SEGRETARIA DEL PD SI E’ RINTANATA IN UN BUNKER: DIFFIDA DI TUTTI E SI CIRCONDA SOLO DEI SUOI “PASDARAN”: BONAFONI, ALIVERNINI E TARUFFI - NON SOPPORTA L’ASSE TRA CONTE E BETTINI; VIVE CON LA PAURA CHE BONACCINI VOGLIA SOSTITUIRLA AL PRIMO PASSO FALSO E CHE SILVIA SALIS LE FREGHI LA SEGRETERIA – SOSPETTI VERSO IL SINDACO DI NAPOLI GAETANO MANFREDI, POSSIBILE “PAPA STRANIERO” DEL “CAMPO LARGO” – ELLY DIFFIDA (EUFEMISMO) DI PRODI, CHE NON LA VEDE CANDIDATA PREMIER, E DI FRANCESCHINI, CHE LA PENSA ALLO STESSO MODO MA NON LO DICE - IL FASTIDIO VERSO MISIANI, GUALTIERI, MANCINI E ONORATO - VOLEVA ELIMINARE I ''CACICCHI'' MA HA RINCULATO CON DE LUCA E SOFFRE LE SMANIE DI EMILIANO IN PUGLIA - QUALCHE ANIMA PIA SPIEGHI ALLA GRUPPETTARA DI BOLOGNA CHE NON SIAMO ALL’OCCUPAZIONE DEL LICEO, NÉ TANTOMENO SUL CARRO DEL PRIDE DOVE SI È ESIBITA IN MODALITÀ “CUBISTA” SULLE NOTE DI “MARACAIBO” (VIDEO)

beppe grillo marco travaglio giuseppe conte elly schlein eugenio giani

DAGOREPORT: IL CONTE TRAVAGLIATO - DI BOTTO, SIAMO RITORNATI AI TEMPI DI BEPPE GRILLO: SULL’OK ALLA CANDIDATURA IN TOSCANA DEL DEM EUGENIO GIANI, CONTE NON TROVA IL CORAGGIO DI METTERCI LA FACCIA E RICICCIA IL ''REFERENDUM'' ONLINE TRA GLI ISCRITTI, L’UNO VALE UNO, LA “BASE” DA ASCOLTARE - MA L'EX "AVVOCATO DEL POPOLO" NON DOVEVA ESSERE IL LEADER CHE I 5STELLE NON HANNO MAI AVUTO, QUELLO CHE SI IMPONE E TRACCIA LA VIA AL SUO PARTITO? - DATO CHE GIANI, PER VINCERE, PUO' FARE A MENO DEI VOTI 5STELLE, NEL PD S'INCAZZANO CON LA SUBALTERNITÀ A CONTE DI ELLY SCHLEIN CHE HA ACCETTATO E PROMOSSO LA CANDIDATURA DEL 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA: "QUESTI INGRATI È MEGLIO LASCIARLI CHE PRENDERLI" - MA TRA ELLY E PEPPINIELLO, C’È DI MEZZO LA COLONNA DI PIOMBO DI MARCO TRAVAGLIO, CHE DETTA OGNI MATTINA I DIECI COMANDAMENTI DELL'IDEOLOGIA M5S, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" PD-M5S SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL''ARMATA BRANCA-MELONI...