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“L’HANNO BUTTATO NEL TEVERE” - SVOLTA NEL GIALLO DELLO STUDENTE USA TROVATO MORTO A ROMA: FERMATO UN ROMANO SENZA FISSA DIMORA - I TESTIMONI: ABBIAMO VISTO GETTARE UN CORPO NEL FIUME - LA CARTA DI CREDITO DEL RAGAZZO UTILIZZATA A MILANO

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1. STUDENTE USA MORTO: UN FERMO PER OMICIDIO

(ANSA) Un uomo è stato fermato dalla polizia per la morte di Beau Solomon, lo studente americano di 19 anni trovato morto nel Tevere a Roma. Secondo quanto si è appreso, si tratta di un romano, senza fissa dimora, di 41 anni che è stato fermato con l'accusa di omicidio aggravato. Sulla vicenda indagano gli agenti della Squadra mobile e del Commissariato Trevi

 

 

2. IL GIALLO DELLO STUDENTE USA UCCISO NEL TEVERE

Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”

 

Jake Solomon aveva chiesto agli amici «di diffondere su Facebook le foto di Beau e di dire una preghiera».
 

Era sabato scorso. Ancora non sapeva che il fratello, scomparso da quasi 48 ore nel centro di Roma, era stato derubato e scaraventato nel Tevere forse da un gruppo di balordi nei pressi di ponte Garibaldi.
 

Una fine orribile sulla quale la polizia aveva già cominciato a indagare dalla notte fra giovedì e venerdì scorsi quando era stata chiamata per una rissa scoppiata sulla banchina del fiume. Allora però non si sapeva chi fosse la vittima.

 

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«C' era un ragazzo, che parlava a malapena qualche parola d' italiano, circondato da quattro-cinque giovani, quelli sì che sembravano italiani», aveva raccontato subito una coppia di clochard che dorme sotto quel ponte. «Uno di loro si è staccato dagli altri e ha spinto lo straniero in acqua», avevano aggiunto i due testimoni.
 

Quello straniero era Beau Salomon, 19 anni, di Spring Green, Wisconsin. Un ragazzone sorridente e atletico arrivato a Roma proprio nella mattinata del 30 giugno per frequentare un corso di economia di cinque settimane alla John Cabot University in via della Lungara, a Trastevere.
 

Aveva preso possesso della sua stanza, fatto amicizia con il compagno di camera e in serata era uscito con un gruppo di undici colleghi per un giro nel rione. Il giorno successivo avrebbe dovuto partecipare alla lezione di orientamento, ma il suo coinquilino - che non l' aveva visto rientrare - ha dato l' allarme. Alle tre del pomeriggio il preside della John Cabot Franco Pavoncello ha denunciato la scomparsa di Beau. Da allora più nulla.

 

Le ricerche - svolte con l' aiuto dei barcaioli - si sono concentrate fin dall' inizio solo sul Tevere e si sono concluse ieri mattina nel modo più tragico: un pescatore ha visto un cadavere irriconoscibile fra i rovi vicino a ponte Marconi e ha chiamato i pompieri. Gli indumenti dello sconosciuto erano gli stessi - jeans e camicia bianca - indossati da Solomon giovedì. Erano insanguinati, come la testa e il volto del ragazzo, identificato poi con l' aiuto dell' ambasciata americana mentre il riconoscimento ufficiale sarà effettuato oggi all' arrivo dei genitori.
 

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La Procura indaga per omicidio. Un omicidio probabilmente per rapina. «Stavo seduto con Beau in un locale (il G-Bar in vicolo del Cinque), lui era sobrio, si è alzato per andare in bagno e non l' ho più visto», racconta il suo compagno di camera, interrogato dalla polizia. «Ho pensato che avesse incontrato qualcuno e sono andato via con gli altri», spiega ancora. Il sospetto è che invece il ventenne si sia accorto di essere stato derubato del portafoglio e del telefonino fuori dal locale e abbia reagito, inseguendo i ladri fino a ponte Garibaldi.

 

Ma lì, in fondo alle scale, sarebbe stato affrontato dalla gang, tramortito e gettato nel fiume. Nei locali di Trastevere, presi d' assalto come ogni estate, fra ubriachi, risse e proteste dei residenti, nessuno si è accorto che Beau era in difficoltà. «Mancano 1.500 dollari dal suo conto, qualcuno ha prelevato soldi a Milano», rivela sempre Jake. Una traccia importante che insieme con i filmati delle telecamere dei pub e sul lungotevere, potrebbe portare ai killer del fratello.

 

 

 

3. L’ULTIMA SERA NEL PUB DEGLI AMERICANI

Flaminia Savelli per “la Repubblica”

 

L’appuntamento è al G-Bar, tra vicolo del Cinque e via della Scala, nel cuore della capitale, a Trastevere, a pochi metri da piazza Trilussa: è qui che dalle 4 del pomeriggio fino a notte fonda si ritrovano centinaia di ragazzi. Moltissimi sono stranieri, giovani e per lo più studenti americani della John Cabot University.

 

Come Beau Solomon, che qui ha passato la sua ultima sera. Il divertimento è assicurato perché si beve tanto e si spende poco. Anzi pochissimo: un cesto di ghiaccio e cinque birre costano appena 10 euro. Per un cocktail il prezzo si abbassa ancora a 3,50. Appena due euro invece per uno “shottino” a base di vodka.

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L’insegna del locale indica: “G- Bar dal 1905, Dee Jay Bar”. All’interno sono disposti tavolini neri e sedie verdi mentre nello spazio esterno un secondo bancone affaccia proprio sulla strada. Un cartello all’ingresso indica: “Happy Hour dalle 19”. Da anni è questo il punto di ritrovo dei giovani americani che studiano a Roma.

 

Da anni è questa la stradina in cui si concentra la maggior parte delle indagini “trasteverine” su risse e stupri della procura: l’ultimo fascicolo aperto a piazzale Clodio su vicolo del Cinque riguarda la violenza sessuale subita da una studentessa statunitense di 21 anni della Cornell University. Nella notte tra il 20 e il 21 aprile del 2015 è stata avvicinata da tre coetanei di Roma. Qualche drink assieme e poi la violenza: un 19enne, ora rinviato a giudizio, ha seguito la ragazza in bagno costringendola ad avere un rapporto sessuale.

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Lo stupro è arrivato al termine di un copione trito e ritrito. Qui i clienti arrivano presto, dopo la fine delle lezioni, e di solito iniziano con un cesto di birre. Sono appena le quattro del pomeriggio. La comitiva continua con superalcolici e “shottini”. Bicchiere dopo bicchiere, scherzano e parlano in attesa che gli altri compagni arrivino: «Ci ritroviamo sempre qui», racconta uno di loro, Karen Scott, americana di19 anni, «per noi è la norma. Dopo l’ultima lezione, l’appuntamento è fisso e il divertimento è assicurato. Restiamo almeno un paio d’ore e poi proseguiamo verso la piazza o Campo de’ Fiori».

 

Anche Beau Solomon, il ragazzo scomparso giovedì notte e il cui corpo è stato ritrovato ieri mattina in un canneto lungo il Tevere, aveva trascorso la sua serata a base di alcol insieme ai suoi amici sul bancone del noto locale: «Ospitiamo centinaia di ragazzi ogni sera», spiegano i barman, «vengono qui per divertirsi. Quel giovane non lo avevamo neanche notato, era uno come tanti», spiegano invece i titolari del bar.

 

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Ma la serata nel cuore di Trastevere prosegue. Alle otto di sera i locali di vicolo del Cinque sono tutti affollatissimi: «Il problema », spiega Andrea de Sanctis, titolare del bar La Parolaccia a pochi metri di distanza dal G- Bar, «è che questi giovani non sono abituati a bere. Nel loro paese non è consentito fino ai 21 anni. Perciò quando arrivano da noi spesso esagerano». Invece, in questi bar continuano ad arrivare comitive di americani e studenti fino alle due del mattino quando si spengono le luci e si abbassano le saracinesche.

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