MARÒ, CHE GIORNALISMO A OROLOGERIA - IL GIORNO IN CUI LA CORTE INDIANA AVREBBE DOVUTO DECIDERE SUL RITORNO IN ITALIA DI LATORRE, UN QUOTIDIANO RIVELA CHE I DUE AVREBBERO FATTO PRESSIONI SUL CAPITANO DELLA NAVE PER DICHIARARE IL FALSO
Salvatore Girone Massimiliano Latorre
Massimliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò trattenuti in India, dopo la morte dei due pescatori indiani cercarono di coprire il loro operato facendo pressioni sul capitano della Enrica Lexie: gli chiesero cioè di inviare una mail con il resoconto dell’incidente alle organizzazioni di sicurezza marittima internazionale, una mail che sostenesse che i due pescatori erano armati e che questo era stato il motivo per cui avevano sparato.
Lo scrive l’Hindustan Times, dall’India, nel giorno in cui la Corte Suprema di New Delhi avrebbe dovuto decidere sul ricorso presentato dalla difesa di Latorre perché il fuciliere di marina, colpito da una leggera ischemia nei giorni scorsi, possa far ritorno in Italia, dove vivere in un ambiente più sereno. Decisione rimandata all’udienza del prossimo 12 settembre, anche se la Corte Suprema ha già chiesto al Governo indiano di esprimersi sul rimpatrio del fuciliere della marina, recentemente ricoverato per un ictus.
I CADAVERI DEI PESCATORI INDIANI
La fonte del quotidiano indiano è al ministero dell’Interno di New Delhi: «Dopo l’incidente del 15 febbraio del 2012, il capitano della Enrica Lexie - racconta - scrisse una e-mail sostenendo che i sei pescatori a bordo del StAntony erano armati. Ma gli inquirenti invece trovarono tutti e 11 i pescatori disarmati: non c’era alcuna arma a bordo», sostiene la fonte.
Secondo l’Hindustan Times, l’e-mail fu mandata a un’organizzazione per la sicurezza marittima perché fosse trasmessa all’Organizzazione Marittima Internazionale, l’agenzia Onu che si occupa di sicurezza sui mari. «Ma quando la Nia, l’agenzia nazionale indiana per la sicurezza, durante la sua inchiesta, ha interrogato il capitano dell’Enrica Lexie», Umberto Vitelli, egli «ha negato di esser stato testimone dell’incidente e ha spiegato di aver mandato l’e-mail perché pressato dai marò accusati». «Il piano - ha raccontato ancora la fonte anonima - era di far passare i pescatori indiani come pirati».
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La Nia, l’agenzia che deve formalizzare l’accusa contro i due militari, non ha voluto commentare le rivelazioni dell’Hindustan Times. «presenteremo i nostri carichi di imputazione al giudice di merito un volta che tutte le questioni relative al caso saranno chiarite in Corte Suprema», si è limitato a commentare un portavoce.