
GLI INTRECCI SPERICOLATI DIETRO AL BUSINESS DEGLI SPIONI – L’INCHIESTA DI MILANO SU EQUALIZE HA SCOPERCHIATO IL SISTEMA DELLE “PORTE GIREVOLI” CHE REGOLA IL MONDO DELLE SOCIETÀ DI INVESTIGAZIONE PRIVATE, SPESSO FONDATE O GESTITE DA EX MILITARI, INVESTIGATORI DI ARMA O POLIZIA, AGENTI DEI SERVIZI IN PENSIONE, CHE VANTANO CONTATTI POLITICI E OTTENGONO RICCHE COMMESSE ANCHE DA SOCIETÀ PUBBLICHE – IL CASO DELLA “G7 INTERNATIONAL”, CHE HA COME AMMINISTRATORE UNICO E PRESIDENTE LUCIANO CAMPOLI, EX 007, IN PASSATO MOLTO VICINO A IGNAZIO LA RUSSA, E CHE LAVORA CON IL MINISTERO DELLA DIFESA, CONSAP, KMPG, LEONARDO – E POI LA SOCIETÀ DI INTERCETTAZIONI “BITCORP”, CHE FORNISCE I SUOI SERVIZI A PROCURE, ESERCITO… – LA PRECISAZIONE DI LA RUSSA: “NESSUNA VICINANZA CON LUCIANO CAMPOLI...”
PRECISAZIONE DEL PRESIDENTE DEL SENATO IGNAZIO LA RUSSA
“Nessuna vicinanza” tra il presidente del Senato Ignazio La Russa e tale Luciano Campoli così come erroneamente riportato nell’articolo pubblicato dal Domani in data 16 settembre a pag. 8 a firma di Enrica Riera e ripresa dal sito Dagospia. Nè attualmente ne in passato, il presidente La Russa ha avuto rapporti diretti con la suddetta persona e la società di investigazioni da lui amministrata.
Spioni, Appalti E Politica. Le (troppe) Porte Girevoli Di Ex Militari E Detective
Estratto dell’articolo di Enrica Riera per “Domani”
Hanno speso una vita al servizio dell’arma. Poi sono diventati spioni. Investigatori pronti a scavare nelle vite delle persone: dai dipendenti infedeli passando per le mogli fedifraghe fino agli avversari politici.
L’inchiesta della procura di Milano su Equalize [...] non ha sventato soltanto un sistema fatto di ombre e misteri. Ha anche raccontato il mondo delle agenzie investigative a partire dalle professionalità impiegate.
Hacker, consulenti informatici, ex poliziotti, manager legati a doppio filo alla politica e misteriose figure che si muovono tra generali e ufficiali degli apparati dei servizi segreti. Tradotto: il sistema delle “porte girevoli”. Che non riguarda esclusivamente la centrale dell’ex presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, nei cui confronti è stato notificato un avviso di conclusione indagini, e dell’ex poliziotto Carmine Gallo, morto a marzo di infarto. Ma tutta una serie di altre aziende che offrono servizi di business intelligence e molto spesso risultano avviate da esponenti dei servizi in pensione.
ignazio la russa enrico pazzali carmine gallo - lapresse
Anche G7 International, ad esempio, non tradisce questo schema. Della srl che si occupa di «security, investigazioni e risk management», come raccontato da Domani, è amministratore unico e presidente Luciano Campoli, ex 007, in passato molto vicino al presidente del Senato Ignazio La Russa.
Campoli, che ha tenuto a specificare a questo giornale che l’attività della sua azienda è «sideralmente lontana da quella di Equalize», era già balzato agli onori delle cronache perché assunto da Lorenza Lei, all’epoca manager Rai. Perché un agente segreto del Sismi, oggi Aise, avrebbe dovuto prendere servizio nell’azienda pubblica?
[...] In un’audizione a San Macuto, in commissione di Vigilanza, la Rai si era giustificata. «Perché Campoli è stato assunto? In Rai ci sono molti problemi di sicurezza», le scarne motivazioni.
Oggi il presidente di G7 non lavora più in Rai – l’esperienza risale a più di dieci anni fa – e, come detto, è a capo della società con clienti d’eccellenza: dal ministero della Difesa a Consap, passando da colossi come Eni, Ansaldo, Kmpg e Leonardo, che risulta a Domani aver dato lavori a G7 per circa un milione di euro.
Alle sue dipendenze ci sono, inoltre, l’ex numero due al Viminale, il grillino Carlo Sibilia, e l’ex agente di polizia, imputato in un processo a Potenza insieme a Piero Amara e all’ex procuratore Carlo Maria Capristo, Filippo Paradiso. Anche Paradiso ha avuto legami col mondo dell’intelligence: è ritenuto infatti molto vicino a Marco Mancini, il caporeparto del Dis “pensionato” dal governo Draghi.
Tornando a Equalize e ai suoi atti giudiziari a venire a galla è pure la società di intercettazioni Bitcorp, che lavora con le procure, l’esercito, la Difesa. L’azienda è finita nelle carte della centrale di via Pattari perché a collaborarci, in qualità di chief innovation officer, era Gabriele Edmondo Pegoraro, l’hacker che lavorava da “esterno” con Equalize, oggi indagato in un ulteriore filone milanese della maxi inchiesta, riguardante la presunta manipolazione di chat tra l'archistar Stefano Boeri e la dirigente della Triennale di Milano, Carla Morogallo.
La Bitcorp è «stata fondata – si legge negli atti – da due carabinieri in servizio almeno sino al dicembre 2022». Si tratta di Christian Fabio Persurich (non indagato) e Gianluca Tirozzi (non indagato). I due non sono più nell’arma. «Ex operatori di intelligence», scrivono sui loro profili.
E proprio Persurich risulta ex socio, insieme a Tirozzi, della Skp Global Intelligence, di proprietà dell’ex guardia del corpo di Berlusconi, Antonio Luca Tartaglia: società verso cui Equalize ha emesso fatture nel 2019. Dall’analisi del cellulare di Pegoraro una conversazione infittisce il mistero. Persurich scrive a Pegoraro: «Hanno chiamato dall’Aise, domani vengono a Milano, abbiamo qualcosa da dargli?».
Intrighi, insomma, gialli e misteri. E reti segrete che conducono gli investigatori fino alle stanze dell’intelligence o appunto di ex militari. Un dato, quest’ultimo, che emerge anche nell’interrogatorio dello scorso novembre dei pm meneghini a Leonardo Maria Del Vecchio jr, il capo di Luxottica non raggiunto dall’avviso di conclusione indagine. In che modo Del Vecchio jr sarebbe stato messo in contatto con Equalize?
La risposta la fornisce agli inquirenti proprio l’interrogato: tramite Mario Cella, che «aveva fatto parte dell’arma, conosceva Vincenzo De Marzio (uno dei principali indagati dell’inchiesta, meglio noto come agente Tela, ndr)» ed era addetto alla sua «sicurezza personale».
«Io – dice Del Vecchio jr – avevo già iniziato a ricevere delle minacce di estorsione da una persona che mio padre aveva assunto per la mia sicurezza a Montecarlo. Poco dopo che è morto mio padre (questa persona, ndr), anche con minacce velate o più o meno velate mi richiedeva delle somme di denaro per il fatto che mio padre l’avesse licenziato».
A questo punto «entra in gioco De Marzio». Il misterioso De Marzio. «Mario me lo presenta, dicendomi che è una persona che conosce da trent’anni, lo presenta come un fratello».
Sarà proprio l’ex agente, in riferimento al dossier confezionato (e rivelatosi falso) sul fratello Claudio, a chiedere a Del Vecchio quello che quest’ultimo riferisce ai magistrati: «Questo (il dossier, ndr) è quello che abbiamo trovato, cosa facciamo? Perché questa cosa qui potrebbe danneggiare molto Claudio, magari potrebbe aiutare te, o comunque può danneggiare l’azienda se cadesse in mani sbagliate».
A fronte di tutto ciò il patron di Luxottica dice agli inquirenti di essersi sentito «un po’ estorto». [...]