GLI SMEMORATI DI CALUSO – IN PIEMONTE, IL MISTERO DI DUE VALIGETTE CON DENTRO RUBINI E ZAFFIRI PER 60 MILIONI – UNO DEI FERMATI: “SONO UN PRESTANOME MA NON RICORDO DI CHI” - NESSUNO HA RIVENDICATO LE PIETRE PREZIOSE

Giampiero Maggio per “la Stampa

 

rubinorubino

Sembra la trama di un film. E invece è tutto vero. Al centro di un’inchiesta della Procura di Ivrea ci sono due valigette in pelle un po’ sdrucita e spedite tre anni fa da Alessandria con destinazione Svizzera, una cassetta di sicurezza a Ginevra. All’interno c’erano rubini e zaffiri per 60 milioni di euro. Fin qui, al di là dell’ingente valore, poco o nulla di strano. Poi, però, la trama si arricchisce di alcuni particolari che proprio dettagli non sono.

 

Quei gioielli che da allora nessuno ha mai più toccato portano dritti dritti a un commerciante d’abbigliamento del Calusiese e a una casalinga di Chivasso. Entrambi incensurati, con una vita finora anonima, una famiglia normale e ora finiti nei pasticci con l’accusa di ricettazione.?Vicenda oscura?Un giallo diventato rompicapo e che sta facendo impazzire da settimane i magistrati eporediesi. Perché non si capisce come quei preziosi, ora finiti sotto sequestro, portino a due insospettabili.

 

procura Ivrea
procura Ivrea

E perché nessuno sa chi si nasconda dietro questa storia e come mai nessuno, da quelle spedizioni avvenute anni fa, abbia rivendicato o recuperato quelle pietre. Più entri dentro questa storia, più le strade portano a un vero e proprio labirinto. «Una vicenda piena di lati oscuri, ancora tutti da chiarire e da raccontare», allarga le braccia il procuratore capo della Repubblica di Ivrea, Giuseppe Ferrando.?E allora, per provare a ricostruirla, bisogna tornare indietro di qualche mese, quando la Guardia di Finanza di Ivrea finisce, per caso, sulle tracce della prima valigetta. Normali controlli incrociati.

 

caveau banca svizzera
caveau banca svizzera

I finanzieri li chiamano studi di settore. E la lente d’ingrandimento dei militari si posa su questo commerciante cinquantenne del Calusiese. Uno che lavora, da tempo, vendendo capi d’abbigliamento. Uno tutto casa, negozio e famiglia. I finanzieri vogliono capire se i libri contabili sono a posto, tutto qua. Ma trovano ben altro. Restano di sasso quando, attraverso la loro banca dati, scoprono che quell’uomo, tre anni fa, aveva inviato 483 rubini usando uno spedizioniere doganale di Alessandria.

 

Le pietre erano destinate a una banca di Ginevra, una cassetta di sicurezza a lui intestata con tanto di assicurazione e dettagli della merce. Inspiegabile, per uno così. E allora i finanzieri approfondiscono. Si presentano a casa sua e chiedono spiegazioni. «Sono soltanto un prestanome», si affretta, intimorito, a precisare. Di chi?, insistono. Lui, un po’ evasivo, se la cava così: «Sinceramente non ricordo». Intanto il sostituto procuratore di Ivrea, Giuseppe Drammis, attraverso una rogatoria internazionale chiede e ottiene il sequestro della valigetta. Ad accertare che si tratta di veri rubini e non di patacche c’è pure una perizia scritta e firmata da un gemmologo di Torino. ?

 

GIOIELLIGIOIELLI

La seconda valigetta?E mentre per il commerciante scatta l’accusa di ricettazione gli investigatori iniziano a farsi un sacco di domande: «Chi c’è dietro tutta questa storia dei rubini? Perché nessuno ha mai rivendicato quelle gemme e le ha mai ritirate?». Gli inquirenti lo hanno detto fin dall’inizio: Più affondi le mani in questa vicenda, più scopri percorsi che si perdono chissà dove.

 

Già, perché poche settimane dopo aver scoperto la prima valigetta, la Guardia di Finanza ne scopre un’altra. Ancora più ricca. Questa volta ci sono zaffiri e rubini per un valore di 50 milioni di euro. Inviati sempre da Alessandria (attraverso lo stesso spedizioniere doganale) con destinazione Svizzera. Dove? Ginevra, stessa sede in cui c’è l’altra cassetta di sicurezza. Solo che stavolta il mittente non è più il commerciante ma una anonima casalinga sessantenne di Chivasso.

 

GIOIELLIGIOIELLI

Due che si conoscono da un po’, che si sono frequentati in passato e che per un po’ si erano persi di vista. Ma legati da due valigette piene di preziosi. La Procura ha aperto un’inchiesta per traffico internazionale di pietre preziose. Gli unici elementi sui quali indagare, però, sono un commerciante e una casalinga. Troppo poco, per avere la soluzione del giallo.

 

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