meloni craxi de mita trump forattini

“NON SOLO GIORGIA MELONI, QUASI TUTTI I PREMIER HANNO AVUTO RAPPORTI CONTROVERSI CON LA STAMPA” – FILIPPO CECCARELLI RICORDA D’ALEMA CHE CHIAMO’ I GIORNALISTI “IENE DATTILOGRAFE”, DE MITA CHE QUERELÒ MONTANELLI. BERLUSCONI HA FATTO CAUSA A “REPUBBLICA”. E POI RENZI, LETTA, DRAGHI CHE, DA TECNICO, HA FATTO POCHE CONFERENZE STAMPA” – “GIORGIA MELONI NON PARLA QUANDO SENTE CHE NON LE CONVIENE. UNA VOLTA IN TUNISIA FECE UNA CONFERENZA STAMPA SENZA GIORNALISTI CHE LE PONESSERO LE DOMANDE, SOLA DAVANTI A UN LEGGIO. OPPURE FA LA PROLUSIONE O IL VIDEO O L’INTERVENTO SOCIAL, NEL FRATTEMPO FILTRANO PURE LE FOTO DI LEI CHE STA SULLA BARCA A FARE IL RAFTING" - "I POLITICI, OSSERVANO UN CRITERIO DI CONVENIENZA NEI CONFRONTI DELL’INFORMAZIONE. IN CERTI MOMENTI NON VOGLIONO PARLARE PERCHÉ SANNO CHE COMBINEREBBERO SOLTANTO DEI CASINI SE PARLASSERO" - IL FUORI ONDA MELONI-TRUMP CONTRO I GIORNALISTI: VIDEO

 

filippo ceccarelli foto di bacco (2)

Alberto Ferrigolo per professionereporter.eu

 

“Tutti, quasi tutti i presidenti del Consiglio, in generale, hanno avuto controversi rapporti con la stampa”. 

Così Filippo Ceccarelli, giornalista e commentatore di Repubblica e di “Propaganda Live”, memoria storica e archivistica del giornalismo politico italiano, commenta le Dieci domande pubblicate da Professione Reporter il 31 agosto, recapitate direttamente alla premier Giorgia Meloni il 23 agosto senza avere ottenuto risposta, circa i suoi rapporti con la stampa e la volontà di non voler parlare con i giornalisti, come captato da un fuori onda a Washington il 18 agosto nel corso dell’incontro della delegazione europea con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

 

Dunque nessuno si salva? Quali casi ricordi di Premier contro la stampa”?

DONALD TRUMP GIORGIA MELONI - MEME BY VUKIC

“Ricordo D’Alema, Craxi che querelò il direttore del Corriere della Sera Alberto Cavallari, penso a De Mita che querelò Montanelli, il più importante giornalista italiano. E poi Renzi, Letta, Draghi che, da tecnico, ha fatto poche conferenze stampa”.

 

E D’Alema, in particolare?

“Come Sartre parlò dei giornalisti come ‘jene dattilografe’ in una memorabile intervista a Lucia Annunziata per Prima Comunicazione, e disse che i giornali ‘bisogna lasciarli in edicola…’”. 

 

Meloni dunque non è un’eccezione?

“Onestamente, allungando un po’ il tavolo della storia, non direi che Giorgia Meloni sia così speciale. Certo, la sua origine politica potrebbe fare intendere…, ma mi sembrerebbe attardante come risposta… Aggiungo anche un pensiero che spero non venga frainteso, ma credo che i giornalisti debbano essere una cosa diversa dai politici. Mantenere una distanza. Meloni ha fatto delle conferenze stampa fiume. Ne ricordo una in cui a un certo punto è sbottata: ‘Regà, devo andà al bagno’. Non ce la faceva più”.

gli sguardi di giorgia meloni a donald trump video di smar gossip su tiktok 7

 

Quindi è normale che una presidente del Consiglio si rifiuti di parlare con la stampa o si scelga i giornali a cui dare le interviste?

“Loro, i politici, osservano un criterio di convenienza nei confronti dell’informazione. In certi momenti non vogliono parlare perché sanno che combinerebbero soltanto dei casini se parlassero, oppure parlano per strada in velocità. Questa alzata di scudi su Meloni che ha un cattivo rapporto con i giornalisti è un po’ forzata, occasionale. C’è un fuori onda in cui lei dice ‘io non ci parlo proprio mentre a lui piace’ riferito a Trump durante l’incontro alla Casa Bianca”.

 

Tutto era cominciato con “L’Agenda di Giorgia”, video senza intermediazione, che poi s’è diradata negli appuntamenti. Che fine ha fatto?

FILIPPO CECCARELLI IN UN RITRATTO DI RICCARDO MANNELLI

“Direi che l’Agenda si è un po’ persa. È chiaro che è un ruolo cruciale quello della comunicazione oggi per chi governa e lo dimostra, anche a Palazzo Chigi, la girandola di portavoce, di voci. E c’è questo e poi non gli va più bene quello e quindi l’ha chiesto a quell’altro e quell’altro c’è andato, ma poi se n’è andato a fare il direttore di Libero, però adesso ce ne vuole un altro ancora. Ci sono delle logiche che sovraintendono a non so che cosa, ma la vera partita si gioca li dentro, nella comunicazione.

 

Quindi necessariamente Giorgia Meloni non parla quando sente che non le conviene. Quando decide di fare la conferenza stampa, o anche fa finta che sia tale, ma una volta in Tunisia ne fece una senza giornalisti che le ponessero le domande, sola davanti a un leggio. Oppure fa la prolusione o il video o l’intervento social, nel frattempo filtrano pure le foto di lei che sta sulla barca a fare il rafting”.

 

Ti pare normale?

d'alema berlusconi

“Diciamo che il ruolo di mediazione dei giornalisti che abbiamo conosciuto, che abbiamo fatto in tempo come generazione a conoscere, è saltato. È qualche cosa che forse non attiene al singolo Presidente del Consiglio che arriva a Palazzo Chigi, ma fa parte di questo tempo, della rivoluzione tecnologica. Il pensiero che il politico debba necessariamente rispondere al giornalista, per altro poi dicendo una dubbia verità, non è nel novero delle cose certe.

 

Naturalmente chiunque abbia una concezione minimamente realistica delle cose sa che a volte è pure meglio che stiano zitti piuttosto di dire sciocchezze. Però non penso che lei sia speciale rispetto agli altri che l’hanno preceduta nello stesso Palazzo. Penso che chi arriva al potere ha a che fare con i giornalisti e stabilisce più o meno dei rapporti, a seconda dei momenti, dei tempi, di varie cose”.

 

filippo ceccarelli cover

Poi c’è tutta la storia di Berlusconi, su cui tu hai scritto un poderoso voluminoso libro (“B. Una vita troppo”)…

“Berlusconi, a proposito, non è mai andato nemmeno a fare il question time. E lui, va ricordato, ha cominciato la sua discesa in campo proprio con una cassetta registrata mandata a tutte le tv, un monologo, una firma.

 

E poi le ‘dieci domande’ di Giuseppe D’Avanzo in cui non s’è mai capito se lui ha risposto oppure no, però ha fatto causa a la Repubblica e il giornale è stato assolto. Ma è tempestoso, e vivaddio ha da esserlo, il rapporto tra i giornalisti e Palazzo Chigi, il governo, il potere. Sempre un bel guazzabuglio”.

 

Insomma, al fondo non te la senti di dire che Meloni sbaglia nel suo atteggiamento con la stampa e i giornalisti in genere?

“Onestamente, sarei più per un approccio problematico che non scandalizzato. Il passato non dice che lei è particolarmente contro i giornalisti, ci sono tanti altri precedenti come abbiamo visto.

 

roberto saviano

Se tu pensi che anche soltanto a livello giudiziario le cause fatte dai Presidenti del Consiglio in carica sono Craxi contro Cavallari, De Mita contro Montanelli, Berlusconi contro la Repubblica, D’Alema contro Forattini, la satira, mentre Meloni ancora non mi pare che abbia fatto la voce grossa. Aveva querelato il professor Luciano Canfora che l’aveva definita ‘neonazista nell’anima’, ‘una poveretta’, ma poi ha ritirato la querela. Poteva farlo anche con Roberto Saviano, peccato, ma c’è ancora tempo”.

 

bettino craxiciriaco de mita e andreottid alema montanelliFORATTINI VIGNETTA D ALEMAMONTANELLI

gli sguardi di giorgia meloni a donald trump video di smar gossip su tiktok 4

Ultimi Dagoreport

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…