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IL GOSSIP? FA BENE ALLA SALUTE! UNO STUDIO DELL’UNIVERSITÀ DI PAVIA DIMOSTRA CHE SPETTEGOLARE RILASCIA OSSITOCINA, L’ORMONE DELL’AMICIZIA, DELL’AFFILIAZIONE E DELL’AMORE - CREA AFFIATAMENTO E CONSOLIDA I GRUPPI SOCIALI E CREA UNA RASSICURANTE BOLLA AL DI FUORI DEL TEMPO, DOVE I COMMENTATORI POSSONO SENTIRE INVULNERABILITÀ PERCHÉ SI STA PARLANDO DELLE VICENDE DI QUALCUN ALTRO

Giuliano Aluffi per “la Repubblica”

 

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Il laboratorio del pettegolezzo è in una cascina appena fuori città. È qui, nella sede del Dipartimento di scienze del comportamento e del cervello dell’Università di Pavia, che si è appena scoperto, con un esperimento che unisce psicologia e biochimica, che spettegolare fa bene. Perché rilascia nell’organismo una cascata di ossitocina: l’ormone dell’amicizia, dell’affiliazione e dell’amore, come dice lo studio che i ricercatori stanno per pubblicare su Psychoneuroendocrinology.

 

«Il pettegolezzo serve a consolidare gruppi sociali tramite l’esclusione di elementi esterni e potenziali creatori di instabilità come i cosiddetti “rovinafamiglie” ovunque ostracizzati dalle dicerie » spiega Natascia Brondino la ricercatrice in psichiatria che ha condotto l’esperimento con la dottoranda Laura Fusar Poli, coordinate dal docente di psichiatria Pierluigi Politi.

 

gossip in ufficiogossip in ufficio

Una funzione punitiva del gossip che oggi è ancora più cruciale: «La tecnologia ci mette a contatto con persone di cui conosciamo pochissimo. Abbiamo migliaia di amici su Facebook, ma le loro pagine ci mostrano soltanto ciò che loro stessi vogliono far trapelare, quindi diventa più forte la tentazione di scoprire i lati meno ovvi rivolgendoci ad altre fonti. In fondo il gossip è una sorta di “Tripadvisor” umano, che rende più veloce decidere chi è degno di fiducia».

 

L’esperimento pavese ha riguardato uno dei pettegolezzi più popolari: la gravidanza inaspettata. «Abbiamo radunato due gruppi di 11 studentesse universitarie ospiti del collegio Maria Ausiliatrice di Pavia tenendole all’oscuro del nostro vero scopo per non falsare le loro reazioni. Nel primo giorno dell’esperimento abbiamo chiesto loro di effettuare un normale test di saliva, ma prima del test due nostre complici hanno portato le ragazze in stanze diverse, dove hanno inscenato la loro performance» racconta la Brondino.

 

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«Il primo gruppo è stato spinto a spettegolare su una ragazza che aveva lasciato il collegio perché incinta suo malgrado. Il secondo gruppo, invece, è stato coinvolto in una discussione emotiva: la nostra complice ha cercato di farsi commiserare per le conseguenze dolorose di un suo incidente sportivo». Nel secondo giorno dell’esperimento, invece, entrambi i gruppi sono stati coinvolti in una conversazione neutra: un semplice elenco delle loro generalità.

 

Risultati? «Il livello di ossitocina nella saliva si alza di pochissimo, circa il 2%, nel caso del racconto dell’incidente sportivo e ha un’impennata, quasi del 50%, nel caso del pettegolezzo. Mentre nella conversazione neutra l’ossitocina addirittura cala. In tutte le conversazioni, comunque, si abbassa il livello del cortisolo, l’ormone dello stress: il solo atto di parlare, tranquillizza». L’affiatamento creato chimicamente dal pettegolezzo, però, è effimero. «L’ossitocina dura poco nel sangue» commenta Laura Fusar Poli.

 

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Il fatto che questo ormone salga sia con gli abbracci sia con il pettegolezzo è la conferma delle teorie di un importante antropologo britannico: Robin Dunbar. «Per Dunbar il pettegolezzo si è evoluto come sostituto del “grooming”, ossia dello spulciamento reciproco che è dimostrazione di amicizia tra primati» commenta Brondino. «Ed è più efficiente perché con la voce si possono intrattenere più membri del gruppo nello stesso momento».

 

Il pettegolezzo è così antico che le sue origini si fondono con quelle del linguaggio. E del gioco: «Come accade quando si dà il segnale “Questo è un gioco”, ossia che tutto quello che accadrà dopo non è da prendere sul serio — come le finte aggressioni fra cuccioli — anche il gossip crea una rassicurante bolla al di fuori del tempo, dove i commentatori possono sentire un certo grado di invulnerabilità perché si sta parlando delle vicende di qualcun altro».

 

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A proposito di presunta invulnerabilità: non si curano, la Brondino e la Fusar Poli, dell’assist fornito ai maschilisti con la loro scelta di condurre un esperimento sul pettegolezzo coinvolgendo un campione di sole donne? «Abbiamo scelto di avere soggetti di un solo sesso per evitare gli effetti dell’attrazione fisica sull’ossitocina. E l’unico collegio dove avevamo “complici” era quello femminile» spiegano le ricercatrici.

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