vladimir putin grano

DOPO LA PANDEMIA E LA GUERRA, POTEVA MANCARE LA CARESTIA? - IL GRANAIO D'EUROPA QUEST'ANNO RIMARRA' MEZZO VUOTO PERCHE' IL FRUMENTO IN UCRAINA STA CRESCENDO POCO - UN CONTADINO DI ODESSA: "PERDEREMO IL 40% DEL RACCOLTO. MALEDETTA SIA LA GUERRA DI PUTIN, CHE CI HA PORTATO VIA I BRACCIANTI, I FERTILIZZANTI E IL DIESEL PER I TRATTORI" - SE LA NOTIZIA E' PESSIMA PER L'EUROPA, RISCHIA DI ESSERE DISASTROSA PER INDONESIA, EGITTO, PAKISTAN...

Fabio Tonacci per "la Repubblica"
 

grano

Il Granaio d'Europa quest'anno rimarrà mezzo vuoto perché il frumento non arriva al ginocchio di Volodymyr Varbanet. Di solito, ai primi di maggio si inoltra nello sconfinato mare verde ucraino e le piante sono già a metà della gamba, vengono su rigogliose e non ne trova una secca. Quando però sono appena sopra la caviglia, come adesso, è un segnale di sventura.
 
«Vuol dire che stanno crescendo poco, le spighe saranno piccole e avranno chicchi meno pieni... perderemo il 40 per cento del raccolto e dovremo darne una parte ai maiali e ai polli perché non sarà adatto per la farina. Maledetta sia la guerra di Putin, che ci ha portato via i braccianti, i fertilizzanti e il diesel per i trattori». Il metodo di valutazione di Varbanet, purtroppo, pare essere piuttosto preciso. Affinato in 72 anni vissuti a lavorare la terra.
 

LA GUERRA COLPISCE ANCHE IL GRANO 4

Il Granaio rimarrà mezzo vuoto ed è una notizia brutta l'Ucraina, pessima per l'Europa, disastrosa per Indonesia, Egitto, Pakistan, Bangladesh e Marocco che per fare il pane dipendono dall'import e a fine estate si aspettano un milione di tonnellate di frumento. «Neanche se dichiarassero oggi il cessate il fuoco potremmo recuperare», sostiene Varbanet, che pure non è un uomo che si scoraggia davanti alla fatica.
 
È nato qui quando la campagna di Odessa era divisa in 400 kolchoz (le fattorie collettive dell'Unione Sovietica) e i confini erano delimitati da muri di pietra verniciati di bianco. Insieme alle statue giallognole raffiguranti un operaio con la falce e una massaia che guarda un latifondo di colza, sono vestigia di un tempo che non c'è più ancora visibili a Rozkvit, il borgo rurale dove Varbanet ci ha portato per mostrarci la crisi del grano.
 

grano.

«Non è solo colpa della guerra», premette lui, che è contemporaneamente contadino, ingegnere e rappresentante della Associazione degli agricoltori del distretto di Odessa, il cuore cerealicolo dell'Ucraina con 5.200 aziende e una produzione annuale che, solo di grano, supera i 4,5 milioni di tonnellate. In nessun altra regione se ne raccoglie tanto. «Lo abbiamo seminato a settembre con l'orzo, ma in autunno e inverno ha piovuto troppo poco. Il confitto, poi, ha aggravato la situazione. Questo è il momento in cui avremmo dovuto piantare il mais, ma le banche non danno i mutui per comprare semi e fertilizzanti. Oltrettutto non si trova più il carburante».
 

grano

In effetti i trattori, le motozappe, le sarchiatrici e gli aratri meccanici della fattoria di Volodymyr Bondarets, un 63enne gentile con lo sguardo triste, sono parcheggiati mestamente nell'aia, fermi e a secco. Ai pochi distributori aperti gli automobilisti aspettano due ore per dieci litri di benzina a 32 grivne (1 euro) al litro. L'alternativa è il mercato nero, dove un litro costa 45 grivne ma perlomeno non è contingentato.
 

grano 1

«A fine inverno mi era rimasta solo una tonnellata di diesel, l'ho consumata in quattro giorni. Non posso più seminare il granturco, 100 ettari di terreno rimarranno incolti». Grano e orzo occupano 370 ettari e Bondarets per luglio si aspetta un raccolto inferiore del 50 cento rispetto al 2021. «Dopo l'invasione il governo aveva promesso di sostenere il settore agricolo, colpito a ovest dalla siccità, a est e a sud dai bombardamenti che costringono gli operai a zappare col giubbotto antiproiettili. Nelle zone occupate, inoltre, i militari russi rubano le scorte. Il denaro del nostro governo è arrivato solo due settimane fa, troppo tardi per comprare il concime».
 

grano trebbiato

Se possibile, Bondarets abbassa ancora di più gli occhi. «Il pensiero mi toglie il sonno. Gestisco una fattoria di mille ettari con venti contadini che si sono arruolati nelle forze di Difesa territoriale, e quando staccano posano il fucile e impugnano la vanga. La terra non è mia e non so più come pagare l'affitto...».
 
Camminare tra sterminate distese di piante cresciute meno del dovuto, ascoltando i discorsi preoccupati dei due Volodymir, è una passeggiata nel secolo scorso. La fattoria di Bondarets è una delle cinque nate nel 1991 dalla dissoluzione del kolchoz Posmitnoy. Prendeva il nome dal capo, famigerato per i metodi draconiani e proprio per questo insignito per due volte, negli anni Sessanta, del premio di "grande lavoratore socialista". Era parente alla lontana di Nikita Krusciov.
 

colza

Posmitnoy obbligava sua moglie a stare nei campi per 15 ore al giorno e aumentava i turni agli altri. «Ripeteva: se la moglie del capo fa 15 ore perché non dovrebbero farlo tutte?», ricorda Varbanet, che lo ha conosciuto. «Odiava chi beveva, se ti beccava ubriaco al villaggio ti metteva su un camion e ti scaricava a 60 chilometri. Organizzava delle partite con il kolchoz rivale di Znamhyanka e pur di vincere faceva venire nascosto i calciatori professionisti di Odessa. Era una vita di disciplina ferrea, a parità di ettari un kolchoz produceva il 30 per cento di più rispetto a oggi». L'altro Volodymir, Bondarets, ne parla con meno enfasi. «Eravamo in una dittatura, eravamo schiavi».
 

olio di colza

L'analista ed esperta di agricoltura Anna Kovalchuk stima che il terreno non seminato a causa dei missili e delle mine russe ammonta al 20 per cento del totale. «Per il mercato interno abbiamo scorte per due anni, il problema è l'export: se per un europeo significherà avere meno olio di semi di girasole, alcuni paesi africani affronteranno un periodo di fame senza pane».
 
E anche senza olio vegetale. In mezzo a un campo di fiori gialli di colza, il contadino Volodymir Varbanet applica il suo metodo. E sentenzia: «Dovrebbero sfiorarmi il mento, invece mi arrivano al petto. Pure la colza sta crescendo poco».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...