gratteri

GRATTA GRATTA ANCHE GRATTERI E’ COSTRETTO A SCUSARSI: “HO SBAGLIATO A SCRIVERE LA PREFAZIONE AL LIBRO NEGAZIONISTA: E’ NATA DA UN ABSTRACT NON CORRISPONDENTE, INVIATOMI DAL COLLEGA GIORGIANNI - C'È STATA UN'INCREDIBILE STRUMENTALIZZAZIONE MA ESCLUDO CHE SIA DOVUTA AL TIMORE CHE IO POSSA CONCORRERE ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI MILANO…E POI STO BENISSIMO A CATANZARO. VALUTERÒ SE CHIEDERE MILANO, SUBORDINANDO IL TRASFERIMENTO AL COMPIMENTO DEI PERCORSI INTRAPRESI”

Alessio Candito e Giuseppe Smorto per “la Repubblica”

 

Procuratore Nicola Gratteri, lei ha scritto la prefazione di un libro controverso, "Strage di Stato: le verità nascoste della Covid-19", firmato dal suo collega magistrato Angelo Giorgianni e dal dottor Pasquale Bacco, negazionista, in passato candidato per liste di estrema destra. Lo ha letto?

nicola gratteri

«Non sono l'autore del libro e non rispondo del contenuto, certamente discutibile. La mia prefazione nasce da un abstract non del tutto corrispondente, inviatomi dal collega Giorgianni: in quel testo si faceva esclusivo riferimento alla situazione pandemica e ai riflessi economici e criminali. Nessun riferimento ai vaccini, né a un complotto internazionale a matrice ebraica, secondo categorie culturali utilizzate da negazionisti e no vax, di cui tra l'altro nel libro non c'è traccia».

 

Si parla di un colpo di Stato globale, di riprogrammazione sociale possibile grazie al Covid. Di nuovo ordine mondiale gestito da Gates, Soros, Rockefeller. Lei si dichiara estraneo a queste tesi?

angelo giorgianni

«Certamente: la prefazione è assolutamente neutra, sarebbe bastato leggerla per escludere ogni collegamento. Nella mia vita di magistrato mi sono tenuto sempre lontano da teorie complottiste, ho cercato sempre prove, non trame. Mi sono vaccinato, ho sollecitato tutti i colleghi e gli amministrativi del mio ufficio a farlo. Tutti i miei familiari sono vaccinati e quelli che ancora non lo sono, per ragioni di età, sono in attesa. Un dato oggettivo, resto distante anni luce da quelle posizioni».

 

Lei cosa si rimprovera in questa vicenda?

«Ho fatto un doppio errore, di eccesso di affidamento e di generosità mal riposta».

strage di stato il libro complottista sul covid con la prefazione di gratteri

 

Lo rifarebbe? Riscriverebbe quella prefazione?

«No, non la rifarei, per due ragioni. Primo perché, per motivi che non mi spiego, c'è stata una incredibile strumentalizzazione che mai mi sarei aspettato, ma della quale, anche a futura memoria, devo prendere atto e farne tesoro; secondo perché questo battage mediatico ha solo inasprito di più gli animi».

 

Non crede sia stato solo giornalismo? Esattamente cosa non si spiega?

«Molte cose. Prima di tutto non comprendo quali ulteriori chiarimenti dovrei fornire. Non comprendo come abbiano potuto attribuirmi impostazioni e convincimenti distanti anni luce dalla mia cultura e dalla mia formazione, vista la mia storia, personale e professionale.

gratteri

Non comprendo le dichiarazioni rese da autorevoli studiosi del diritto che hanno evidentemente espresso opinioni senza aver letto il libro e, soprattutto, senza aver letto la mia prefazione.

 

Non comprendo perché si concentri su altro anche chi dovrebbe conoscere certe dinamiche: è oggi evidente il rischio di infiltrazione delle mafie in tutti i settori dell'economia. Spero di sbagliarmi, ma sembra quasi che intenzionalmente si voglia spostare l'attenzione su altri temi, soprattutto da parte di amministratori del bene pubblico o aspiranti tali: per me è inaccettabile».

 

Francesco Merlo ha parlato di "concorso esterno in pataccheria". Lei si sente messo in discussione?

«No. Sbaglio, come tutti, ma mai in malafede. Quanto è accaduto mi servirà senza dubbio da lezione. Vi dico una cosa scontata, ma necessaria. La libertà di pensiero, l' eguaglianza tra tutti i cittadini senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione o opinioni politiche sono diritti riconosciuti dalla nostra Costituzione, inviolabili e non negoziabili».

gratteri

 

Anche in seguito a questa vicenda, viene contestata la sua candidatura per Milano.

«Escludo che la polemica nasca dal timore che io possa concorrere alla Procura della Repubblica di Milano. Un magistrato, come tutti sanno, non può suscitare allarme, agisce solo secondo legalità. Preferisco, comunque, non fare dietrologia».

 

Facendo domanda per Milano, non pensa di lasciare a metà il lavoro sull' inchiesta "Rinascita-Scott" e il maxiprocesso di Lamezia Terme?

«Sto benissimo a Catanzaro, voglio portare a compimento le attività di lotta alla criminalità organizzata, senza lasciare forze dell' ordine e Sostituti a metà del percorso, non ho nessuna fretta. Valuterò se chiedere Milano, subordinando il mio trasferimento al compimento dei percorsi intrapresi. In ogni caso, mi affiderò in maniera piena ed esclusiva alle sagge valutazioni del Csm, come ho sempre fatto».

 

gratteri

Che intende per percorsi?

«Sicuramente il completamento di molte indagini e di processi in corso, ma anche, dopo la realizzazione dell' aula-bunker di Lamezia, l ultimazione dei lavori dell' ex ospedale militare, che dovrà accogliere la nuova Procura».

 

Lei da tempo ha lanciato l'allarme: l' economia indebolita dalla pandemia è sotto attacco della mafia.

«Il rischio che con la crisi le mafie si sostituiscano allo Stato è altissimo. Proveranno ad accedere a tutte le misure di sostegno, compreso il Recovery Fund. Sfruttano il disagio sociale e da sempre sono pronte a rilevare imprese e attività in sofferenza. Purtroppo è un film già visto, l' assalto delle mafie ai contributi erogati per fronteggiare pandemie e terremoti continua, ormai si è consolidata una sorta di economia e di politica della catastrofe. Ho più volte messo in guardia sui pericoli di infiltrazione, soprattutto in un momento caratterizzato da una crisi che molti paragonano alla Grande Depressione. Mai abbassare la guardia».

nicola gratteri matteo salvini giulia bongiorno (1)

 

E per lei che futuro vede?

«Ma perché siete concentrati sul mio futuro professionale e non su quello di tanti altri colleghi procuratori in scadenza, anche prima di me e a capo, come me, di Procure medie o grandi? Ad ogni modo, dico sinceramente che non lo so: l' unica cosa che posso dire è che se potessi non lascerei mai la Calabria».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?