
ACHTUNG, LA GERMANIA È RIMASTA A PIEDI! – IL GRUPPO TEDESCO BOSCH, MAGGIORE FORNITORE AL MONDO DI COMPONENTISTICA PER AUTO, ANNUNCIA ALTRI 13 MILA LICENZIAMENTI ENTRO IL 2030, OLTRE AI 9MILA GIÀ PREVISTI. SUI CONTI DISASTRATI DEL COLOSSO PESANO GLI EFFETTI DELLA TRANSIZIONE VERSO L’ELETTRICO E I DAZI TRUMPIANI – UN SEGNALE INQUIETANTE PER TUTTO IL SETTORE AUTOMOBILISTICO TEDESCO, IN PROFONDA CRISI – LA BMW PUNTA SULL’EST EUROPA, DOVE IL COSTO DEL LAVORO È PIU’ BASSO: APRIRÀ UNA FABBRICA IN UNGHERIA, DOVE ANCHE I CINESI DI EVE ENERGY AVVIERANNO LA PRODUZIONE DI BATTERIE PER AUTO ELETTRICHE...
AUTO GERMANIA IN GINOCCHIO BOSCH VUOLE FARE ALTRI TAGLI
Estratto dell’articolo di Diego Longhin per “la Repubblica”
La cura dimagrante già impostata non basta. Il gruppo tedesco Bosch è pronto ad aumentare il taglio del personale: circa 13 mila lavoratori oltre ai 9 mila già previsti alla fine del 2024. Non sarà un intervento immediato, ma con una prospettiva entro il 2030.
L'incremento però preoccupa, e non solo i sindacati in Germania. Si tratta di un segnale che getta ombre sulla possibilità che già nel 2026, come previsto, ci sia una ripresa, sostenuta dalle vendite di veicoli.
Bosch è il maggior fornitore di componentistica al mondo. Il declino è iniziato con il dieselgate e il crollo dei motori a gasolio. La transizione verso l'elettrica non ha aiutato.
[…] ci sarà uno slittamento dei tempi viste le richieste dei costruttori alla Ue. Situazione che ha portato alla riduzione della domanda per le tecnologie su cui si basa una parte importante della produzione della multinazionale tedesca. In più se si aggiungono fattori come la sovracapacità del comparto e le incertezze geopolitiche e commerciali, il quadro è molto instabile.
La multinazionale ha tagliato nel comparto mobilità 11.600 posti su scala mondiale - arrivando a 230mila dipendenti - 4.500 dei quali in Germania. Settore che genera circa due terzi dei ricavi complessivi, pari a 90,3 miliardi.
Il direttore del personale Stefan Grosch ha detto di recente che l'azienda deve risparmiare 2,5 miliardi. Essendo una fondazione deve garantire rendimenti adeguati per mantenere la propria indipendenza finanziaria.
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L'obiettivo è raggiungere una redditività del 7% nel comparto. Lo scorso anno il margine operativo si è fermato al 3,8%. Per il 2025 l'azienda prevede solo una crescita moderata del fatturato, stimata intorno al 2% a circa 57 miliardi di euro, dopo il lieve calo registrato nel 2024.
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Le vendite di auto, in Europa, ad agosto sono cresciute del 4,7%. E Stellantis è salita del 2,2% nell'area Ue, Efta e Regno Unito. Il segmento dell'elettrico ha fatto un ulteriore passo in avanti, ma le ibride sono le preferite. E con l'entrata in vigore dell'accordo tra la Ue e gli Usa sui dazi si è ridotta la tariffa sulle importazioni ne negli Stati Uniti, dal 27,5% al 15%
«È molto importante, risparmiati 600 milioni al mese per i produttori», dice il commissario della Ue Maros Sefcovic che si attende una restituzione parziale delle tariffe. Ma Donald Trump rilancia: dal primo ottobre dazi al 25% sui camion, al 50% sui mobili da cucina e bagno e al 100% sui farmaci di marca.
BMW, FABBRICA IN UNGHERIA CON FILIERA ELETTRICA CINESE
Estratto dell’articolo di Bianca Carretto per il “Corriere della Sera”
Il costruttore tedesco Bmw sta realizzando a Debrecen, nell’est dell’Ungheria, un nuovo stabilimento, dove entro la fine del 2027 anche i cinesi di Eve Energy avvieranno la loro produzione di celle di batterie per auto elettriche.
Poco distante si è già installato l’asiatico Catl, leader di mercato nelle batterie agli ioni di litio. Ha investito 7,4 miliardi di euro con il progetto di ingrandire ulteriormente la propria fabbrica, per dare lavoro a oltre 9mila dipendenti.
Questa logistica favorisce Bmw, il rifornimento di energia ravvicinato consentirà di agevolare la produzione della nuova iX3 elettrica, a partire dalla fine di ottobre. L’Ungheria oggi è divenuta una nazione ponte tra i produttori di batterie della Grande Muraglia e le case europee.
[...] La sola Bmw ha collocato in questo progetto oltre 2 miliardi di euro, impiega attualmente 2mila persone, coinvolgendo anche altri assemblatori tedeschi. L’elettromobilità ormai è considerata una priorità ed evita quella separazione artificiale tra l’Est e l’Ovest dell’Europa. Byd, leader dell’auto elettrica, ha impiegati quattro di miliardi per installare, a sud di Szeged la sua prima fabbrica europea.
[...]
POMIGLIANO D ARCO - STABILIMENTO STELLANTIS- PANDA
L’Ungheria ha costi di lavoro non superiori ai 14 euro l’ora contro la media di 33 euro dell’Ue, attira l’industria con sovvenzioni importanti ed ha votato contro i dazi doganali applicati sempre dall’Europa sull’importazione dei veicoli cinesi.
L’Italia ha costi energetici più alti e, se confrontati anche con la Polonia e la Spagna, anche quelli del lavoro sono più dispendiosi, inoltre manca una vera visione industriale a lungo termine.
Pur avendo a disposizione tutte le fabbriche dismesse da Stellantis, di fatto, il settore automotive italiano – strategico per il Paese - è annullato, con un mercato che continua ad essere in declino, senza vere garanzie sulle produzioni future, con l’uso massiccio degli ammortizzatori sociali. Una situazione che ricade sulle imprese dell’indotto e della componentistica, impiantate vicino agli stabilimenti di Stellantis, che prevedevano una significativa parte del proprio fatturato proveniente dalla multinazionale.
L’automotive italiana ha bisogno di spinte, il governo deve favorire l’ingresso di altre aziende, anche cinesi, che possono riattivare i siti chiusi e ridare dignità ai lavoratori. Questo può essere ottenuto anche tramite la partecipazione dello Stato che può influenzare le decisioni strategiche e la governance delle imprese.