
UNA "HONEY TRAP" È STATA FATALE PER ALESSANDRO COATTI - GLI INQUIRENTI COLOMBIANI, CHE HANNO ARRESTATO QUATTRO PERSONE ACCUSATE DELL'OMICIDIO DEL BIOLOGO ITALIANO, HANNO SCOPERTO CHE COATTI È STATO ATTIRATO IN UNA TRAPPOLA ATTRAVERSO UNA APP DI INCONTRI: CHI AVEVA "RIMORCHIATO" ALESSANDRO GLI AVEVA PROPOSTO DI FARE UN'ESCURSIONE, DURANTE LA QUALE L'ITALIANO È STATO NARCOTIZZATO E DERUBATO. MA COSA HA PORTATO LA BANDA CRIMINALE AD UCCIDERE E FARE A PEZZI COATTI? FORSE HA PROVATO A...
Estratto dell'articolo di Riccardo Bruno per il "Corriere della Sera"
Alessandro Coatti AL CARNEVALE DI ORURO
Le ultime ore di vita, i contatti e gli appuntamenti, ricostruiti grazie al suo computer. E poi la traccia del suo telefonino, scomparso dopo l’omicidio e individuato in possesso di una donna. Sono i due elementi principali che poco dopo la morte — avvenuta all’inizio di aprile a Santa Marta, nel nord della Colombia — di Alessandro Coatti, il cui corpo è stato poi fatto a pezzi e lasciato in diverse parti della città, hanno indirizzato le indagini verso una banda di rapinatori ed estorsori.
Almeno quattro persone, tra cui appunto una donna, che ieri sono state arrestate dalle autorità colombiane. La notizia è stata data dalla Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo anche in Italia e che sta collaborando nell’indagine con la Procura sezionale del Dipartimento di Magdalena.
Un omicidio efferato quello di Coatti, avvenuto probabilmente lo scorso 4 aprile, con la scoperta due giorni dopo dei primi resti, la testa e le braccia nascoste in una valigia, e poi di altre parti del corpo chiusi in sacchi e disseminati in almeno altri tre punti.
Un’esecuzione così brutale e insolita persino per una città violenta come Santa Marta, nella quale nel solo mese di aprile sono state dodici le vittime di morte violenta. Tanto che la prima ipotesi fu quella dei narcos e di una guerra tra clan, subito accantonata considerando il profilo della vittima.
Coatti, 38 anni, originario di Alfonsine (Ferrara), era uno scienziato brillante. Biologo molecolare con studi alla Normale di Pisa e all’University College di Londra, per otto anni aveva lavorato alla Royal Society of Biology britannica e nell’ultimo periodo aveva scelto di viaggiare in Sudamerica, unendo alla ricerca il volontariato. Una persona solare, appassionata della natura e dei luoghi, come attestano i suoi messaggi e video sui social, unita all’attivismo per i diritti Lgbt.
È stato l’ultimo incontro fissato tramite un’app a indirizzare le indagini. Si era messo d’accordo con una persona conosciuta online per andare a fare una gita in Sierra Nevada. Era invece una trappola.
Un sistema utilizzato da bande di criminali per derubare i turisti. Coatti sarebbe stato portato in un edificio abbandonato nel quartiere di San José del Pando, quindi narcotizzato. A questo punto la situazione sarebbe sfuggita di mano. Cosa è successo realmente? Si è ribellato ai suoi rapitori? Ha visto in faccia qualcuno che temeva di essere identificato? O cos’altro? È uno degli aspetti che devono essere ancora chiariti, e si spera che gli interrogatori possano farlo.
In Italia la famiglia ha appreso delle novità, ma non ha informazioni in più. La cugina Daniela dice: «Speriamo che venga fuori qualcosa e che sia fatta giustizia». Lo zio Giovanni non si rassegna ancora alla morte del nipote: «Lo hanno identificato da un braccialetto e dall’arcata dentale, ma chi mi dice che sia lui? Finché non vedo il corpo ho la speranza che non sia stato ucciso, che sia da qualche altra parte». [...]