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DOVE E’ FINITO IGOR VACLAVIC? - I CARABINIERI AVREBBERO TROVATO TRACCE FRESCHE DEL KILLER DI BUDRIO IN UNA CASA CHE PORTA ALL’OASI DI MARMORTA - INTERROGATA A LUNGO UNA DONNA ROMENA - NEI CASOLARI DELLA ZONA A RISCHIO C’È CHI LASCIA IL CIBO FUORI: “ALMENO COSÌ NON CI AGGREDISCE”

1 - BOLOGNA, CACCIA A IGOR: SPUNTA UNA DONNA

Giuseppe Baldessarro e Emilio Marrese per www.repubblica.it

 

IGOR VACLAVICIGOR VACLAVIC

Sono tracce fresche. È il segno che Norbert Feher, alias Igor Vaclavic, è ancora in giro per la campagna tra Molinella e Argenta. I gruppi speciali dei carabinieri le hanno trovate mercoledì sera facendo irruzione in una casa a due piani sulla strada che porta all’oasi di Marmorta. Un’abitazione della quale sono state perquisite sia le cantine che due piccoli appartamenti. Ed in particolare in uno di questi sarebbero state trovate alcune tracce che hanno portato gli investigatori a sentire a lungo la proprietaria.

 

Si tratterebbe di una romena su cui ora gli inquirenti vogliono svolgere tutti gli approfondimenti del caso. Un’operazione in grande stile, che ha tenuto con il fiato sospeso per alcune ore una zona semi abitata subito fuori il paese, in via Fiume Vecchio.

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Non è ancora chiaro se i militari siano arrivati al casolare per una segnalazione e sulla base di attività investigative, ma entrando hanno immediatamente trovato qualcosa che li ha convinti che erano sulla strada giusta. I cani molecolari, dalla casa abitata da una decina di famiglie una di italiani, le altre straniere (tutte evacuate), si sono poi messi a seguire delle tracce puntando verso la campagna.

 

Da qui una vasta operazione di rastrellamento che fino a tarda ora non aveva ancora dato esito. La sensazione è che il cerchio attorno al serbo accusato degli omicidi del barista Davide Fabbri e della guardia ecologica volontaria Valerio Verri, si stia sempre più stringendo. Nel casolare ha lavorato a lungo anche personale del Ris, per i rilievi e per repertare il materiale trovato.

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Naturalmente la certezza della presenza di Feher è ora affidata all’esito dei rilievi di Dna e impronte digitali. Da Bologna ieri sera è arrivato anche il Pm titolare dell’indagine, Marco Forte. Il magistrato si è intrattenuto a lungo con i vertici dei carabinieri in attesa di notizie confortanti sulle operazioni di ricerca.

 

Sul campo alcune centinaia di uomini sono stati impegnati in diverse battute, anche lontane dal luogo dell’irruzione, nel tentativo di stringere in una morsa il fuggitivo. A ritorno dal lavoro la famiglia di italiani composta dal signor Gianluca che vive con il figlio Lorenzo si sono detti «sbigottiti». Aggiungendo che «nella casa abitano tutte persone tranquille e che “Igor” da queste parti non si è mai visto».

 

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Per venerdì sera è atteso l’arrivo del ministro dell’Interno Marco Minniti per una serie di appuntamenti. Il ministro sarà a Molinella, Budrio e forse a Portomaggiore. In calendario, tempo permettendo, c’è un incontro con la vedova di Fabbri, con i familiari di Verri, e con le istituzioni locali. Minniti, che sarà accompagnato dal comandante generale dell’Arma, Tullio Del Sette, prenderà parte ad un vertice con le forze dell’ordine per fare il punto sullo stato delle ricerche.

 

2 - CACCIA A IGOR NEI CASOLARI E C' È CHI LASCIA IL CIBO FUORI "COSÌ NON CI AGGREDISCE"

Emilio Marrese per “la Repubblica”

 

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L' hanno sfiorato, non preso. Ancora una volta ieri pomeriggio, quando le forze dell' ordine hanno fatto irruzione verso le 17 in una palazzina rossa di campagna abitata da una decina di famiglie, di cui nove straniere, alle porte della frazione di Marmorta. Del killer Igor Vaclavic o Norbert Feher, che sarebbe la vera identità del ricercato serbo anche se per tutti ormai è Igor, neanche l' ombra. Ma forse l' odore sì, visti i cani molecolari partire a razzo verso la campagna dopo aver annusato l' abitazione dove pare che il fuggiasco potrebbe essere stato nascosto da una romena.

 

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Gianluca, operaio, vive in quella casa ed è fuori di sé: «Non ci siamo accorti di niente». Un'altra notte insonne, la diciottesima, di caccia al fantasma, dal primo omicidio del tabaccaio di Budrio, seguito l' 8 aprile da quello della guardia ambientale di Portomaggiore.

 

Si dice in paese che la sera prima di andare a letto alcuni abitanti delle campagne lascino fuori dall' uscio vestiti e cibo, casomai passasse Igor. Come si fa con lo zucchero per le formiche sulla soglia, più che per il piattino coi mandarini per la Befana, affinché il killer trovi quello di cui ha bisogno senza entrare.

 

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Non è fiancheggiamento, è paura. Dopo cena scatta il coprifuoco. Pescatori di pesci gatto sugli argini tra i canneti non se ne vedono più, sospese anche le gare notturne. Quattro turisti su cinque hanno disdetto le prenotazioni ad agriturismi e ristoranti per Pasqua. E nella Bassa tra Ferrara e Bologna impazza il macabro "TotoIgor", il diabolico Zelig, il criminale dalle molte identità e volti: è ancora qui, no sarà già altrove, lo prenderanno? Le segnalazioni sono frequenti, ma si rivelano tutte infondate.

 

S'è sparsa anche la leggenda che si aggiri un mitomane per i campi, un sosia in mimetica, «che se lo impallinano fanno bene, ma ti pare? Qui ora basta che sbatta una porta di un casolare per il vento e scatta l' allarme» dice spiccia Rossana del Bar Due Ponti a Campotto, poche case al limite della cosiddetta zona rossa intorno alla quale si sono strette le ricerche, un' oasi naturale tra Marmorta e Consandolo (dove avrebbe abitato e fatto anche il bracciante Igor, tra una rapina e l' altra): un reticolo di sentieri e canali amato dalle folaghe (buone col risotto, vantano), la terra dove Florestano Vancini girò "La neve nel bicchiere" e Giuliano Montaldo "L' Agnese va a morire". Ora è un film del terrore.

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«Siamo stati descritti come la Louisiana di True Detective - prova a sorridere il sindaco di Molinella, Dario Mantovani -, una zona paludosa che in realtà è stata bonificata un secolo fa.

 

Pensi che un giornalista l' altro giorno mi ha chiesto quanto ci volesse di navigazione per arrivare a Ferrara». C' è chi fa lo spavaldo o "sborone", nel vernacolo locale, come Pierino il meccanico di Marmorta: «Io dormo sereno con la porta aperta: ho tredici cani in cortile ». O la Rossana di Campotto che tiene su la serranda fino alle 22 e ostenta sicurezza: «Senta, io ero a 400 metri dalla stazione di Bologna il 2 agosto 1980, il giorno della strage, e lavoravo vicino all' università nel marzo del '77. Non ebbi paura allora, figuriamoci adesso. Ci pensano i nostri angeli custodi, i militari: mai stati così sicuri qui».

 

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E c' è chi invece come Daniele, operaio, si barrica alle otto: «Le forze dell' ordine sono venute a controllare la cascina che ho dietro casa e poi me l' hanno fatta lucchettare».

«C' è il panico - racconta Luca della pasticceria Bertocchi - qui non si parla d' altro». «Chi dice che ormai è scappato, lo fa per darsi coraggio - aggiunge Daniele, l' edicolante di via Mazzini - ma quando nominano Igor cambiano faccia».

 

La paura c' è, ma non c' è sfiducia nelle forze dell' ordine anche se sono passati molti giorni. È un via vai continuo di gazzelle e jeep dell' Arma. Posti di blocco a ogni incrocio. Fermano soprattutto camion per controllare il carico e guidatori solitari. E gli abitanti della zona mostrano riconoscenza offrendo bevute e cibo ai carabinieri impegnati nella battuta di caccia. «Li vediamo alle sei di mattino nei rastrellamenti illuminati dalle cellule fotoelettriche, va là che ci danno dentro ». «Speravamo in una cattura più rapida»

 

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ammette il sindaco di Budrio, Giulio Pierini. «Ci avevano detto che ci sarebbe voluta pazienza» ribatte Mantovani, primo cittadino di Molinella.

Piero ha un distributore di benzina alle porte di Molinella e abita a Ospital Monacale in piena zona rossa: «L' altra notte mi sono svegliato e mi son trovato una cinquantina di carabinieri con le torce intorno casa: il loro lavoro lo stanno facendo, ma quello non c' è più».

 

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«Secondo me è protetto, devono stanarlo casa per casa» dice Daniele, l' operaio.

«Magari s' è barricato in casa di qualche vecchia e la tiene in ostaggio, vallo a sapere» ipotizza un altro. «Ormai qui sono diventati tutti investigatori - è sarcastica Sonia dietro al bancone -Oh sanno tutti dov' è Igor tranne i carabinieri a sentir loro. Tutti specialisti, non se ne può più».

 

Lei vive coi suoi a pochi metri da dove il ricercato abbandonò il furgoncino dieci giorni fa, ma si è trasferita a casa della sorella in centro, perché ha paura a fare quella strada al buio. «I miei non si sono voluti muovere, io» e conclude con un eloquente gesto dell' ombrello.

OMICIDIO DI BUDRIO - IGOR VACLAVICOMICIDIO DI BUDRIO - IGOR VACLAVIC

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