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COLPIRE A FONDO, ELIMINARE LA FAMIGLIA - LA CAMORRA CONTINUA A FARE STRAGE DEI PARENTI DEI BOSS - TRE GIORNI FA E' STATO UCCISO ANDREA MEROLLA, NIPOTE DEL RAS ANTONIO VOLPE - I CASI DI GIUSEPPE TIPALDI, DETTO "PEPPE 'A RECCHIA", FIGLIO DI UN VECCHIO BOSS DI MIANO E L'INCENSURATO CARMINE D'ONOFRIO, NIPOTE DEL PADRINO CHE AVEVA FONDATO IL CLAN DE LUCA-BOSSA, MASSACRATO MENTRE IN AUTO CON LA COMPAGNA INCINTA – LA LISTA DI “VITTIME COLLATERALI” DELLE GUERRE TRA CLAN È LUNGHISSIMA...

Omicidio Carmine D'Onofrio 3

Antonio E. Piedimonte per “la Stampa”

 

La silenziosa strage dei parenti dei boss. Una lenta mattanza che colpisce figli, nipoti e altri familiari, a volte coinvolti negli affari criminali e altre volte invece no. Come l'incensurato Carmine D'Onofrio, massacrato un mese fa a Ponticelli mentre era in auto con la compagna incinta. Il 23enne era figlio di un noto boss dell'area orientale e nipote del padrino che aveva fondato lo storico clan De Luca-Bossa (sulle basi messe dal genitore, pretoriano di Raffaele Cutolo). 

 

Omicidio Carmine D'Onofrio 2

Le colpe dei padri e le colpe dei figli, questione delicata sin dai tempi biblici ma che in terra di camorra (e di altre mafie) rivela una sua dolorosa attualità. Nei quartieri della periferia orientale è ben viva la memoria di un agguato che colpì la famiglia Mignano: il nonno, il figlio, e il nipotino di 3 anni. Un commando fece fuoco a pochi passi da una scuola di San Giovanni a Teduccio e solo l'imperizia dei sicari salvò la vita del piccolo e del padre (ferito), mentre non ebbe scampo il capostipite. 

 

ANDREA MEROLLA

A scatenare il raid - passato alla storia come l'omicidio dello zainetto (per una famosa foto) - fu la volontà di colpire un boss imparentato con i Mignano. Da una periferia all'altra, ma sempre nel segno delle vendette trasversali. Tre giorni fa a Fuorigrotta il trentenne Andrea Merolla, padre di una bimba di 6 anni, è stato abbattuto mentre rientrava a casa in scooter. Il giovane non aveva alcun ruolo criminale ma era il nipote di un ras e questo è bastato. 

 

napoli agguato nella notte ucciso giuseppe tipaldi

Nemmeno 24 ore dopo a cadere sotto i colpi dei sicari nel quartiere Miano è stato «Peppe 'a recchia», al secolo Giuseppe Tipaldi, figlio di un vecchio boss in difficoltà. In questo caso però non si è trattato di un messaggio alla famiglia, o almeno non solo, perché il giovane era già noto ed era stato scarcerato di recente. Di certo però è l'ennesima vittima della guerra apertasi con la caduta di uno dei grandi regni della periferia Nord, quello dei «Capitoni», i tristemente noti Lo Russo. 

 

giuseppe tipaldi peppe a recchia

Dopo il crollo dell'ultimo bastione, infatti, l'area è stata divisa in due dalle faide: da una parte la coalizione «Abbasc Miano» (Miano di sotto), dall'altra le bande di «Ncopp Miano» (Miano di sopra). Eliminare eredi e i parenti per disarticolare e paralizzare le «famiglie», rocciosa spina dorsale dei grandi clan ed essenza vitale delle piccole cosche (sempre più numerose) che proprio sui legami parentali basano la loro forza. 

 

ROBERTO CUTOLO

Un tempo i codici della camorra lo impedivano, non si potevano ammazzare i familiari, ma le cose erano cambiate già ai tempi di Cutolo (nel 1990 gli uccisero il figlio Roberto), stessa sorte per «Lovgino», all'ex re di Forcella nel 2005 ammazzarono il fratello Nunzio e nel 2006 il figlio Giovanni. Più recente (2017) si ricorda il massacro del 21enne Nicola Notturno, figlio di uno dei capi degli Scissionisti, per restare tra i nomi di spicco. 

 

Un elenco troppo lungo. Dalle stragi di consanguinei alla «pulizia etnica». Confermata a mezza voce dagli investigatori, la notizia circola da qualche giorno: sul «fronte» di Ponticelli, dopo anni di agguati, stese e bombe, la guerra si è fermata. Gli sconfitti hanno dovuto fare un passo indietro, diversi nuclei familiari hanno lasciato il quartiere e i vincitori hanno già «riassegnato» le loro case (si tratta di abitazioni del Comune). 

 

Niente di nuovo: Ponticelli è stata per decenni il feudo del clan Sarno, il cui padrino (don Ciro) era chiamato «'o Sindaco» perché gli piaceva gestire gli alloggi pubblici. Una storia antica: famiglia, casa, camorra.

ANDREA MEROLLAAntonio De Luca Bossagiuseppe tipaldi peppe a recchia Omicidio Carmine D'Onofrio 4

Carmine D'Onofrio

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