nazismo arte

ANCHE I NAZISTI AVEVANO I “MONUMENTS MEN” - LO RACCONTA IL LIBRO “IL FASCIO E LA RUNA”: SI TRATTAVA DEL GRUPPO ORGANIZZATO NEL 1943 PER PORTARE IN SALVO LE OPERE D’ARTE ITALIANE CHE RISCHIAVANO DI ESSERE DISTRUTTE DALLE BOMBE AMERICANE

IL FASCIO E LA RUNAIL FASCIO E LA RUNA

Simone Paliaga per “Libero Quotidiano”

 

Nel 2014 le sale cinematografiche italiane hanno ospitato un kolossal con George Clooney e Matt Damon intitolato Monuments men. Se nel 1945 le sorti della Seconda Guerra Mondiale fossero state diverse probabilmente la pellicola avrebbe recato il nome di Kunstschutz Abteilung, Ufficio per la protezione dell' arte.

 

E avrebbe narrato le vicende del reparto della Wehrmacht organizzato dopo il 1943 per portare in salvo le opere d' arte distribuite sul territorio italiano, da Venezia a Milano, da Roma a Firenze. Naturalmente non si trattava di proteggerle dai voli della Luftwaffe ma dai bombardamenti angloamericani che in Italia, anche se con gli anni ce ne siamo scordati, lasciano sul terreno 70 mila vittime, prevalentemente civili, e interi centri storici. Si ricordi, tra i monumenti bersagliati dall' aria dai quadrimotori alleati, l' inutile devastazione dell' abbazia di Montecassino.

 

HIMMLERHIMMLER

A raccontare in parte le vicende del Kunstschutz Abteilung ora troviamo Il fascio e la runa. Studi e ricerche della SS Ahnenerbe in Italia, un godibilissimo libro di Marco Zagni appena pubblicato da Mursia (pp. 324, euro 19) ricco anche delle traduzioni, in appendice, di documenti inediti e sconosciuti ai lettori.

 

Dopo Gli archeologi di Himmler e La svastica e la runa, lo scrittore e viaggiatore milanese indaga le ricerche archeologiche e artistiche condotte in Italia da quel particolare gruppo di studiosi, antichisti, filologi afferenti alle SS chiamato Ahnenerbe, ovvero Eredità degli Antenati.

I NAZISTI E LE OPERE D ARTEI NAZISTI E LE OPERE D ARTE

 

Dal 1935 le loro ricerche li portano in tutto il mondo, dalla Libia all' Abissinia, dall'Amazzonia fino al Tibet. E anche in Italia, dove gli studi sulla preistoria latitano perché allora al centro dell'interesse degli studiosi c'è Roma.

 

«Gli italiani non nutrono alcun interesse per le ricerche preistoriche» scrive nel 1937 Himmler a Walther Wust «sembrano del tutto disinteressati a capire da dove sono venuti, il che dal punto di vista politico può essere per loro forse corretto. Pertanto le conferisco l'incarico di costituire una sezione dell' Ahnenerbe allo scopo di studiare Italia e Grecia nelle loro relazioni con l'arianesimo indogermanico. Bisogna dimostrare che i romani, come i sanniti, gli umbri, i volsci, i latini, gli etruschi, i siculi sono venuti al sud come migrazione di tribù indogermaniche».

 

HITLERHITLER

Dalla decisione di Himmler di avviare delle ricerche in Italia nascono tra le altre le spedizioni in Val Camonica di uno dei maggiori storici tedeschi del Novecento, Franz Altheim. Dalle fatiche, sue e della sua futura moglie, Erika Trautmann, emerge una datazione dei petroglifi e graffiti camuni diversa da quella comunemente accettata.

 

Risulterebbero infatti contemporanei a simili rappresentazioni presenti in Svezia, avvalorando così l' ipotesi di essere tutti prodotti di una medesima civiltà, che dal nord dell'Europa ha migrato fino quasi a lambire il Mediterraneo. Studiosi dell'Ahnenerbe si spingeranno poi a studiare i trulli di Alberobello per raggiungere infine Cosenza alla ricerca della tomba del condottiero dei visigoti Alarico, dove secondo la tradizione, alla confluenza tra i fiumi Busento e Crati, sarebbe stato sepolto con i tesori predati durante il sacco di Roma del 410.

LE FOTO DEL NAZISMO A COLORI LE FOTO DEL NAZISMO A COLORI

 

Il legame tra archeologia e politica è dunque strettissimo. A Himmler preme soprattutto portare alla luce il contributo dei popoli germanici alla nascita della civiltà latina. Missione non facile se è lo stesso Hitler a irridere il capo delle SS perché, con la sua passione per l'archeologia, sciorina davanti agli occhi di tutti la condizione di minorità storica del popolo tedesco rispetto agli italiani eredi della Roma imperiale. Per il Führer infatti non si sbaglia a pensare che Roma costruiva ponti, strade e acquedotti mentre i germani vivevano ancora nelle capanne e tra i boschi.

 

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Le ricerche però non si arrestano solo al campo dell'archeologia. A partire dal 1938 il latinista dell' università di Monaco Rudolf Till, accolto nei ranghi dell' Ahnenerbe con il grado di Obersturmführer, viene inviato in Italia alla ricerca del Codex Aesinas, il più antico manoscritto della Germania di Tacito, ritrovato nel 1906 in una biblioteca privata di Jesi.

 

Doveva verificare che il testo non fosse un falso di epoca umanistica ma riproducesse l'originale di Tacito. Le ricerche di Till, che reggono ancora oggi, ne appureranno l'autenticità. Un piccolo messaggio per le anime belle, che a Natale impazzano: i contributi alla scienza e alla società non provengono sempre e solo dall'Impero del bene.

 

 

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