bollette bolletta energia gas

UN CETRIOLONE DA RECORD PER GLI ITALIANI!NEL NOSTRO PAESE I COSTI DELL’ENERGIA ELETTRICA SONO I PIÙ CARI D'EUROPA. E, PARADOSSALMENTE, LA SITUAZIONE È PEGGIORATA CON LA FINE DELLA CRISI ENERGETICA LEGATA ALLA GUERRA – FUBINI: “NON RIUSCIAMO A VERSARE TANTI SUSSIDI ENERGETICI QUANTI GERMANIA E FRANCIA, PERCHÉ ABBIAMO TROPPO DEBITO PUBBLICO. E IN OGNI CASO ABBIAMO PREFERITO SPENDERE CENTINAIA DI MILIARDI NEL SUPERBONUS. ABBIAMO RESPINTO IL NUCLEARE E NON ABBIAMO SVILUPPATO LE RINNOVABILI COME LA SPAGNA…”

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per www.corriere.it

 

BOLLETTE LUCE

Due passaggi danno da pensare più degli altri nelle «Considerazioni finali» del governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta di venerdì scorso. Erano i più criptici, eppure fra i più forti nelle 27 pagine di discorso pronunciato fra i marmi e gli arazzi di Palazzo Koch.

 

Panetta indica un obiettivo: «Creare un ambiente normativo, economico e finanziario che (...) limiti il potere monopolistico di pochi grandi attori». Poco prima aveva messo fra le «questioni ineludibili» anche «i vincoli alla concorrenza che in molti settori creano rendite di posizione». Cosa avrà voluto dire il governatore? Le sue parole hanno qualcosa a che fare con il grafico qui sotto?

 

MERCATO DELL ENERGIA - CONFRONTO ITALIA EUROPA

Lo ha fatto Massimo Beccarello, economista dell’Università Milano-Bicocca. Mostra non solo che l’Italia ha i prezzi dell’elettricità più alti d’Europa; anche qualcosa di più: che più i prezzi tornano verso la normalità con la fine della crisi energetica, più lo svantaggio di prezzo dell’Italia aumenta. Alla borsa elettrica, il prezzo medio italiano era un quarto sopra la media europea nel gennaio scorso e ora è arrivato a essere più del doppio. […]

 

[…]  la domanda resta: com’è possibile che i costi dell’energia elettrica in Italia siano così fuori scala rispetto al resto d’Europa e anzi lo siano sempre di più? Cosa si può fare per migliorare le cose? Perché in effetti qualcosa si può fare, eccome.

 

BOLLETTA IN FIAMME

Prima di andare avanti però vorrei essere chiaro su altri due punti. Primo: qui stiamo parlando dei costi della materia prima alla vendita all’ingrosso - semplicemente, l’elettricità - prima delle tasse e di altri oneri come il trasporto o la distribuzione (che già, eufemismo, non ci aiutano).

 

Secondo: è una questione determinante non solo per le famiglie ma per l’industria, cioè per il punto di forza dell’economia italiana […]

 

Una causa di fondo del costo elevato dell’elettricità in Italia è che essa è prodotta per la parte più importante bruciando gas naturale, il cui prezzo oggi è notoriamente alto. Secondo «Our World in Data» nel 2023 il 45% dell’elettricità italiana è generata dal gas, contro il 19% della media europea. Un record.

 

gilberto pichetto fratin ricevimento quirinale 2 giugno 2024

 In Spagna per esempio l’anno scorso il 48% dell’elettricità è venuta da fonti rinnovabili, che sono molto meno care (in Italia nel 2023 da rinnovabili solo il 35%). In Francia il 65% viene dal nucleare, già in sé meno caro, in più il nucleare al consumo per le imprese di Oltralpe è di fatto sussidiato: il governo di Parigi ha imposto un prezzo dell’energia da centrali atomiche così basso che in anni recenti la compagnia produttrice Electricité de France è fallita, quindi il governo stesso l’ha ricapitalizzata […]

 

Quanto alla Germania, usa più rinnovabili dell’Italia e in realtà anche molto più carbone dell’Italia; il carbone è una fonte sporca, alle imprese che lo bruciano costa caro in permessi di inquinamento, ma il governo di Berlino compensa queste aziende con una generosità che noi italiani non potremmo permetterci. Gli scandinavi poi possono contare su molte più rinnovabili e molto più nucleare di noi.

 

BOLLETTE LUCE

In sostanza, siamo in una posizione scomoda. Non riusciamo a versare tanti sussidi quanti Germania e Francia, perché abbiamo troppo debito pubblico e in ogni caso abbiamo preferito spendere centinaia di miliardi nel «Superbonus» e simili sussidi a famiglie (spesso) per niente bisognose. Abbiamo respinto il nucleare con un referendum e servirà più di un decennio per cambiare strada, se mai accadrà. E non abbiamo sviluppato le rinnovabili come la Spagna.

 

Come uscirne? La strada più ovvia è di accelerare con i parchi eolici e fotovoltaici. Un regolamento dell’Unione europea delle scorse settimane permette che l’energia da rinnovabili si venda finalmente al costo delle rinnovabili stesse, non più al costo più elevato del gas (come accaduto in Italia e gran parte d’Europa negli ultimi anni).

 

comunita energetiche rinnovabili.

Per dare l’idea: l’elettricità da metano in maggio è costata in Italia 95 euro a megawattora, quella da rinnovabili è costata in Spagna 37. Giovanni Sgaravatti del centro studi Bruegel mostra che in Spagna per le grandi imprese energivore la bolletta pesa praticamente la metà che in Italia. E la Puglia o la Sicilia possono produrre solare o eolico tanto quanto le pianure iberiche. Se il «made in Italy» potesse contare su bollette spagnole, volerebbe.

 

E i piani, almeno quelli, ci sarebbero. Il governo si è impegnato a Bruxelles a far sì che l’Italia installi almeno 70 gigawatt di nuova capacità rinnovabile entro il 2030. Significherebbe mettere in funzione impianti per circa nove gigawatt all’anno, ma la realtà sul terreno è tutt’altra. Nel 2022 e 2023 abbiamo viaggiato al ritmo di uno o due gigawatt all’anno, meno di un terzo di quanto servirebbe.

 

gilberto pichetto fratin (2) ricevimento quirinale 2 giugno 2024

E in gran parte la nuova capacità viene da piccolissimi impianti sul tetto di casa spinti dal «Superbonus», facendo debito a un ritmo così folle che ormai il meccanismo è quasi fermo. Al contrario, servirebbero investimenti massicci in impianti molto vasti – cosiddetti “utility scale”, come spiega Massimo Beccarello - in modo da aumentare l’efficacia e abbattere i costi grazie alle economie di scala: una volta creati i parchi solari o eolici, il costo della generazione elettrica scenderebbe moltissimo.

 

Dunque perché non spingiamo di più? Intanto, malgrado le promesse fatte e le misure prese, il percorso dei permessi in Italia resta labirintico. Ma c’è una ragione più di fondo, che va al cuore delle contraddizioni del Paese. A Bruxelles il governo si è impegnato sui 70 gigawatt entro il 2030, ma a Roma deve mettersi d’accordo con venti diverse regioni perché queste indichino le aree nelle quali installare le turbine eoliche o i pannelli.

 

E le regioni non sentono affatto come propri gli impegni che il governo centrale ha preso con l’Unione europea. Dunque siamo in uno stallo messicano, nel quale tre diversi livelli istituzionali sembrano bloccati in un surreale dialogo fra sordi. (Non oso pensare a cosa potrebbe accadere se il governo andasse avanti con l’autonomia differenziata, che potenzialmente assegna alle regioni ancora più competenze sull’energia).

 

caro energia

Sapete come cerca di mettere una toppa a tutte queste contraddizioni il ministro dell’Energia Gilberto Pichetto Fratin? In questi giorni sta pubblicando un decreto in cui, di fatto, indica per i grandi produttori il prezzo di vendita dell’energia rinnovabile a 85 euro (per il fotovoltaico) o a 80 euro (per l’eolico). In altri termini, più del doppio rispetto alla Spagna e a qualunque altro Paese del mondo. Per i prossimi vent’anni.

 

L’unico compratore autorizzato è il Gestore dei servizi energetici, una società al 100% del ministero dell’Economia. La logica del decreto è di garantire una rendita esorbitante alla terra dedicata alle rinnovabili, per spingere i proprietari a aumentarne l’utilizzo a questo scopo e dunque far salire la produzione.

 

PAPA BERGOGLIO ELETTRICITA BOLLETTE VATICANO

Così gli italiani finiranno per pagare più del doppio anche le fonti rinnovabili, solo perché la burocrazia dei permessi e le liti fra Stato e regioni fanno sì che queste oggi scarseggino. Poiché il sistema pubblico è inefficiente nel creare le condizioni per generare elettricità pulita, lo Stato quale unico possibile compratore si offre di strapagare rendite fuori mercato ai proprietari terrieri perché questi si dedichino ad essa.

 

A valle, tutti dunque pagheranno bollette più alte, mentre chi possiede il suolo si arricchirà ben oltre i suoi meriti. Al contrario, in Spagna anche i privati possono comprare all’ingrosso elettricità da rinnovabili dai grandi produttori di eolico o solare. E lo fanno a prezzi molto più bassi.

 

bollette

Ma c’è di più. Quando si vedono i margini di guadagno altissimi dei grandi produttori e venditori all’ingrosso di energia elettrica in Italia – spesso, società a controllo pubblico – viene da chiedersi: non sarebbe ora che le autorità di regolazione dell’energia (Arera) e dell’antitrust (Agcm) tornino a dare un’occhiata al settore?

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…

silvia toffanin francesca fialdini giorgia cardinaletti tommaso zorzi alessandro giuli pietro tatafiore barbara castorina

A LUME DI CANDELA - TOMMASINO ZORZI NON SARÀ OPINIONISTA AL “GRANDE FRATELLO”: NONOSTANTE LE SPINTE DI CASCHETTO, IL SUO NOME È STATO BOCCIATO – CI MANCAVA IL MINISTRO GIULI-VO IN VERSIONE OFFICIANTE: HA CELEBRATO IL MATRIMONIO DEL SUO CAPO UFFICIO STAMPA, PIERO TATAFIORE, CON BARBARA CASTORINA, TITOLARE DELL'AGENZIA VISVERBI CHE HA ASSISTITO IN PASSATO PROFESSIONALMENTE GIULI (AVRÀ RIFILATO UN ALTRO PIPPOZZO SUL “PENSIERO SOLARE”?) - BIANCA BERLINGUER E ILARIA D'AMICO (CHE LASCIA CASCHETTO) NELL'AGENZIA DI PRESTA - GIORGIA CARDINALETTI AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI - DOPO LA CHIUSURA DI TANGO, COSTAMAGNA OSPITE SU RETE 4 (NEL PROGRAMMA DOVE LAVORA IL SUO COMPAGNO) - LUI È UN POLITICO DI PRIMO PIANO, LEI È UNA BELLA GIORNALISTA. I DUE SONO STATI AMANTI E LUI HA FAVORITO LA SUA ASCESA. DURANTE UNA RECENTE INTERVISTA HANNO FATTO FINTA DI NON CONOSCERSI DANDOSI DEL LEI. DI CHI STIAMO PARLANDO?

luca zaia matteo salvini francesco acquaroli conte bonelli schlein fratoianni matteo ricci

DAGOREPORT - DALLA RIFORMA ELETTORALE AL RIMPASTO DI GOVERNO, IL FUTURO DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È APPESO COME UN CACIOCAVALLO AL SUO PRIMO TEST CRUCIALE: LE REGIONALI – SCATENEREBBE UNO SCONQUASSO NELLA LITIGIOSA COALIZIONE DI GOVERNO SE FRATELLI D'ITALIA DOVESSE PERDERE LE MARCHE, DOVE LA RICONFERMA DEL MELONIANO ACQUAROLI E' INCERTA - A QUEL PUNTO, A NOVEMBRE, LA MELONA VORRÀ ASSOLUTAMENTE IMPORRE UN CANDIDATO ALLA FIAMMA NEL VENETO LEGHISTA - LA DUCETTA HA BEN RAGIONE DI PRETENDERLO: MALGRADO IL SUO 28-29%, ATTUALMENTE FDI GOVERNA SOLO IN TRE REGIONI: MARCHE, ABRUZZO E LAZIO - PER FARCELA, LA DUCETTA DOVRA' CONVINCERE LUCA ZAIA AD APPOGGIARE, COL 40% DI CONSENSI DI CUI GODE LA SUA LISTA, IL SUO CANDIDATO ALLA PRESIDENZA - NEL CASO IN CUI IL "DOGE" NON ACCETTI LA PROPOSTA, A QUEL PUNTO, GIÀ TAGLIATO FUORI DA SALVINI, LE AMBIZIONI DI ZAIA DI RICOPRIRE UN DOMANI LA PRESIDENZA DELL'ENI O MAGARI LA CARICA DI MINISTRO DOVRA' RIPORLE NEL CASSETTO DEI SOGNI...

stefano belingardi clusoni belen rodriguez

DAGOREPORT - LA ''FARFALLINA'' DI BELEN È TORNATA A BATTERE. DOPO UN’ESTATE TURBOLENTA DI SCAZZI E POLEMICHE, PER LA "SCIO-GIRL" ARGENTINA È ARRIVATO UN NUOVO E AITANTE  BELLIMBUSTO - LUI È STEFANO BELINGARDI CLUSONI, ARCHITETTO MILANESE CHE, CON IL SUO STUDIO "BE.ST", NEGLI ULTIMI ANNI HA RIDISEGNATO LO SKYLINE DELLA CITTÀ MENEGHINA - GALEOTTO UN LOCALE IN SARDEGNA, DOVE I DUE SONO STATI PIZZICATI A BACIARSI CON PASSIONE, INCURANTI DEGLI SGUARDI INDISCRETI - A CONFERMARE LA LIASON È LA STESSA BELEN CON UN CAROSELLO DI FOTO SU INSTAGRAM SULLE SUE "HERMOSAS VACACIONES” -DALLO SCAZZO CON IL BENZINAIO ALLE PATATINE LANCIATE IN UN LOCALE: L’ESTATE IRREQUIETA DELL'EX DI CORONA E DE MARTINO - VIDEO

stefano de martino striscia la notizia antonio ricci gerry scotti la ruota della fortuna pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - PIER SILVIO, QUESTA VOLTA, HA VINTO. PIAZZARE LA “RUOTA DELLA FORTUNA” NEL VUOTO PNEUMATICO DELLA PROGRAMMAZIONE ESTIVA, È STATA UNA MOSSA SCALTRA ALL’INSEGNA DI UN SOLO IMPERATIVO: FIDELIZZARE IL PUBBLICO DEI TELE-MORENTI - L’OPERAZIONE È RIUSCITA, IL PAZIENTE È ANCORA IN VITA, MA È SOLO IL PRIMO ROUND DI UNA GUERRA ANCORA MOLTO LUNGA: GIÀ IN SOVRAPPOSIZIONE, IERI SERA, “AFFARI TUOI” ERA LEGGERMENTE IN VANTAGGIO SUL PROGRAMMA DI GERRY SCOTTI, E LA SCELTA DI FAR RIPARTIRE LA TRASMISSIONE DI DE MARTINO DI MARTEDÌ, ANZICHE' DI LUNEDI', HA LASCIATO INTERDETTI GLI ADDETTI AI PALINSESTI - COMUNQUE VADA IL DUELLO NEI PROSSIMI DUE MESI, “PIER DUDI”, ALLA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, ERA STATO CATEGORICO: "'STRISCIA LA NOTIZIA' INIZIERÀ A NOVEMBRE. ANCHE SE CIÒ CHE VA IN ONDA, E NON SARÀ COSÌ, DOVESSE FARE UN TRILIONE DI ASCOLTI" - GLI ESORDI CON MARIA DE FILIPPI, IL FLOP ALL'''ISOLA DEI FAMOSI'' CONDOTTA DALLA MARCUZZI, PRESTA CHE LO SBOLOGNA E LA RISCOSSA CON CASCHETTO (E TANTI ''PACCHI'' A MO' DI CULO): L'IRRESISTIBILE ASCESA DI STEFANO DE MARTINO, ALFIERE DI RAI-MELONI, CHE SOGNA IL FESTIVAL DI SANREMO - VIDEO