olimpiadi invernali milano cortina 2026 vincenzo novari

MA IL GOVERNO CHE FA, CAMBIA LE CARTE...A INCHIESTA IN CORSO? - LA PROCURA DI MILANO ATTACCA L'ESECUTIVO MELONI PER IL DECRETO, CON CUI HA DEFINITO LA FONDAZIONE MILANO-CORTINA UN ENTE DI NATURA PRIVATISTICA E NON DI DIRITTO PUBBLICO, EMANATO "DOPO" CHE ERA EMERSO IL PROCESSO SULLA PRESUNTA IRREGOLARITA' NELL’ORGANIZZAZIONE DELLE OLIMPIADI INVERNALI -LE TOGHE SI LAMENTANO ("È UN ATTO DI GRAVITÀ INAUDITA CHE VA OLTRE LE LEGGI AD PERSONAM”) PERCHE' IL DECRETO VUOLE TOGLIERE ALLA MAGISTRATURA LA PREROGATIVA DELLA INTERPRETAZIONE DELLE LEGGI...

la finanza alla sede della fondazione milano cortina

Sandro De Riccardis e Rosario Di Raimondo per repubblica.it - Estratti

 

L'intervento del governo dello scorso giugno, che con un decreto in corso di indagine ha definito la Fondazione Milano Cortina 2026 un ente di natura privatistica e non un organismo di diritto pubblico, è di "una gravità inaudita" perché è stato emanato dopo che era emersa l'esistenza del processo penale della procura di Milano sulla presunta irregolarità delle gare dei servizi digitali, ed "illegittimo" perché vuole togliere alla magistratura la prerogativa della interpretazione delle leggi.

milano cortina 2026

 

È quanto sostenuto dalla procuratrice aggiunta di Milano Tiziana Siciliano e dal pm Alessandro Gobbis nel corso dell'udienza al Riesame, chiesto da un manager della Fondazione indagato nell’inchiesta.

 

Nel corso dell’udienza i pm hanno ritenuto di non chiedere di sollevare una questione di legittimità costituzionale sul decreto, ma hanno argomentato di trovarsi di fronte a una legge illegittima che va oltre le "leggi ad personam", proprio perché interviene in un'inchiesta in corso.

 

In più, la natura pubblicistica delle Olimpiadi è stata più volte ribadita dalla giurisprudenza, come hanno spiegato i magistrati in una memoria di novanta pagine.

giorgia meloni e matteo salvini alla camera

 

Agli atti dell’indagine, anche un'intercettazione nella quale un legale della Fondazione avrebbe ribadito ai manager che la Fondazione è un ente pubblico.

 

Lo scorso 10 giugno però, dopo le perquisizioni del 21 maggio nell’inchiesta in cui risulta indagato anche l’ex ad di Milano Cortina, Vincenzo Novari, il Consiglio dei ministri aveva ribadito con un decreto legge che le attività svolte dalla Fondazione Milano Cortina non sarebbero disciplinate da norme di diritto pubblico, che la Fondazione non è un organismo di diritto pubblico e opera sul mercato in condizioni di concorrenza e secondo criteri imprenditoriali.

 

giorgetti milano cortina 2026

Già i vertici della procura, con il procuratore Marcello Viola, avevano spiegato come le prime ricostruzioni investigative "inducono a ipotizzare che l'ente Comitato organizzatore dei giochi olimpici, sebbene si qualifichi, in forza di una norma di rango primario, come “ente non avente scopo di lucro e operante in regime di diritto privato”, in realtà abbia una natura sostanzialmente pubblicistica, perseguendo uno scopo di interesse generale, con membri, risorse e garanzie dello Stato e di enti locali". Una tesi ribadita dagli inquirenti oggi al Riesame. 

vincenzo novari

 

(...)

 

LE INTERCETTAZIONI DEI MANAGER «SMENTISCONO» IL DL DEL GOVERNO

Luigi Ferrarella per corriere.it

 

 

In Fondazione Milano-Cortina 2026 – parola dei (non indagati) manager e avvocati interni - «noi non siamo privati, noi siamo pubblici», «i requisiti sono i requisiti del cloud della Pubblica Amministrazione di un Paese europeo, non è che adesso te li devo descrivere», e «per quanto ci ostiniamo a dire che non perseguiamo l’interesse generale, però ah ah…».

 

luca zaia attilio fontana

Eppure lo scorso 11 giugno il governo Meloni - accogliendo il (convinto ma senza esito) pressing giuridico in Procura a Milano della professoressa Paola Severino, e raccogliendo l’allarme sul futuro rischio che le Olimpiadi invernali saltino per il solo esistere dal maggio scorso appunto di un embrione di indagine dei pm per corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio basata sulla natura comunque pubblicistica della Fondazione istituita a fine 2019 dalla legge come ente di diritto privato - ha addirittura varato di corsa un acrobatico decreto legge di cosiddetta «interpretazione autentica» per dettare che «le attività svolte dalla Fondazione non sono disciplinate da norme di diritto pubblico».

 

MILANO CORTINA PROGETTI 3

 

(...) Il 29 aprile scorso proprio l’avvocato interno della Fondazione, Pietro Fea, nel discutere con il responsabile della tecnologia Marco Moretti le perplessità in seno alla Fondazione sulla volontà del Comitato olimpico internazionale di far entrare nella gestione dell’ecosistema digitale delle Olimpiadi 2026 accanto a Deloitte anche un altro sponsor olimpico mondiale come la cinese Alibaba, a proposito del tema della sicurezza nazionale posto dall’Agenzia per la cybersecurity mostra appunto di considerare chiaramente la Fondazione un organismo che persegue uno scopo di interesse generale: «C’è comunque attività di interesse nazionale eh… Per quanto ci ostiniamo a dire che non perseguiamo l’interesse generale, però… ah ah».

MILANO CORTINA 2026

 

Il giorno dopo, 30 aprile, sullo stesso tema della sicurezza del cloud, è Moretti a far presente al collega Giuseppe Civale che «chiedono a me i requisiti… ma quali sono i requisiti? I requisiti sono i requisiti del cloud della Pubblica Amministrazione di un Paese europeo, non è che adesso te li devo descrivere…». E già un paio di settimane prima, il 18 aprile, era stato il manager Andrea Francisi, in una conversazione con il collega Matteo Coradini, a ragionare delle garanzie chieste ai fornitori nelle procedure di gara della Fondazione: «Noi non siamo privati, noi siamo pubblici… cioè io non l’ho mai visto fare da un privato la gara…».

milano cortina - 5milano cortina 2026MILANO CORTINA 2026

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…