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INFERNO AL FRÉJUS! - LA GENDARMERIA FRANCESE A CACCIA DI TERRORISTI CREA UN MAXI INGORGO ALLA FRONTIERA - CODE DI 10 KM, LA RABBIA DEI TURISTI FERMI AL GELO PER ORE: “’STI FRANCESI STANNO ESAGERANDO CON I CONTROLLI" - LA CROCE ROSSA CONSEGNA PASTI E COPERTE

FREJUS TRAFFICOFREJUS TRAFFICO

Massimiliano Peggio e Lodovico Poletto per “la Stampa”

 

Immaginatevi una marea di auto divise su quattro o cinque file che, ad un certo punto, si devono concentrare in un' unica coda. Un imbuto gigantesco e caotico. Che porta lì, a due passi dal tunnel, autostrada Torino-Bardonecchia, direzione Francia. Alle otto di sera il termometro è sottozero. Qualche fiocco di neve. Aria resa irrespirabile dai gas di scarico. Ecco, qui finisce il maxi ingorgo del 2 gennaio, con migliaia di auto dirette oltre confine.
 

Costrette, però, a restare almeno quattro ore in coda per passare i controlli antiterrorismo degli agenti della gendarmeria di Modane che hanno qui, su suolo italiano, il confine patrio. Perché soltanto qui, prima del tunnel, possono controllare le auto con targa francese che stanno tornando a casa e quelle degli italiani diretti dall' altra parte delle Alpi per gli ultimi giorni di vacanza.
 

Soltanto qui, prima del traforo, possono eventualmente respingere chi non è in regola con i documenti. Oppure è, per qualche ragione, sospetto. Ecco, alle 20, gli automobilisti più audaci che hanno appena superato il varco, lasciano le loro trappole riscaldate a quattro ruote, per avventurarsi a piedi lungo la carreggiata fino al l' unico bar. «Questo viaggio è peggio della Pargi Dakar.

 

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'Sti francesi stanno esagerando con i controlli, non si può avere un solo punto di controllo» si sfoga Marco Setteneri, da Roma, che la mette sul ridere, dopo 12 ore d' auto di cui quattro passate in coda ad un passo dalla meta.

 

Ed eccola là, la meta. Una tettoia illuminata dai neon che segna il confine tra Italia e Francia. I cinque agenti della gendarmeria salutano gli automobilisti che si fermano alla barriera, chiedono i documenti, controllano, restituiscono le carte d' identità e salutano: «Bon voyage, monsieur».
 

Di tanto in tanto fanno accostare qualcuno, aprono bagagliai, spalancano i teloni dei camioncini. Lo fanno a campione, anche con i documenti.

 

«Se soltanto avessimo sospettato che tutto era così complicato saremmo partiti decisamente prima» dice Franco Sancino, da Torino, diretto a Lanslebourg. Sulla cartina, sembra proprio lì, a due passi. Ma questa sera è come se fosse dall' altra parte del mondo.
 

È dura per chi ha bambini piccoli, costretti a stare fermi per quattro ore, aspettando invano che la coda avanzi di qualche metro. «Sono partito alle 11,30 da Como con tutta la famiglia - racconta Luca - Questa vacanza sta diventando un inferno. Saremmo dovuti arrivare ore fa in Francia, fortuna che i figli si sono adeguati».
 

FREJUS TRAFFICO 1FREJUS TRAFFICO 1

L' attesa però fa brutti scherzi: c' è chi litiga, chi si manda a quel paese solo per aver superato una posizione, e chi addirittura sale sul marciapiede, strappa lo specchietto retrovisore a un' altra auto in colonna e non accenna a fermarsi nemmeno di fronte ai richiami della polizia italiana e francese.

 

«Da ore vediamo scene del genere» commenta un agente italiano, allargando le braccia. «È l' esasperazione che fa perdere i lume della ragione». I gendarmi francesi non si scompongono. Rimproverano l' automobilista, lo invitano a scambiare i dati con la vittima del suo scatto d' acceleratore - che intanto impreca - e tornano a setacciare i veicoli che marciano lentissimi verso la meta. Quando sono da poco passate le ventuno annunciano sarà aperto un secondo varco per il controllo.

 

Luca, quello di Como, esulta: «Era ora, finalmente hanno capito che così non poteva continuare». Ma è una gioia che dura poco. Anzi pochissimo. Il traffico nel traforo del Frejus, dopo il drammatico incidente di quasi dieci anni fa, è contingentato.

 

Il numero massimo di automobili all' interno varia in continuazione, a seconda del numero di camion caravan e furgoni che s' infilano. Quindi non resta che aspettare. Venti minuti, un quarto d' ora, senza far niente, con il motore acceso perché fa sempre più freddo. Comunque è quasi fatta.
 

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Alle spalle, invece, ci sono ancora più di dieci chilometri di automobili incolonnate. E ci sono quelli della Croce Rossa che portano coperte, bottiglie d' acqua e the caldo ai prigionieri del maxi ingorgo. Intanto al temperatura continua a scendere. Sarà una notte decisamente complicata.

 

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