PECUNIA NON OLET - SE BERGOGLIO HA TENUTO LO IOR FUORI DAL GIRO DI VITE SU ASSUNZIONI E STIPENDI È PERCHÉ LA “BANCA DI DIO”, A MAGGIO SCORSO, HA STACCATO UN ASSEGNO PER LA SANTA SEDE DI 55 MILIONI DI EURO - MA IL DIVIDENTO 2015 POTREBBE ESSERE PIÙ MAGRO

Francesco De Dominicis per “Libero Quotidiano”

 

Il torrione Niccolo V, sede dello Ior  niccolovIl torrione Niccolò V, sede dello Ior niccolov

C' è una ragione strettamente economica e pragmatica dietro la «grazia» concessa da Papa Francesco alla Banca di Dio. Se il giro di vite sulle assunzioni imposto a tutte le amministrazioni della Santa sede vede un escluso eccellente, cioè lo Ior, il motivo va ricercato negli «utili» che lo stesso Istituto per le opere di religione annualmente versa, per statuto, al Pontefice. La cifra varia di anno in anno: a maggio scorso, quando è stato approvato il bilancio 2014, dal Torrione di Niccolò V è partito un assegno di 55 milioni di euro.

 

Papa Bergoglio  Papa Bergoglio

Nonostante il suo refrain sulla «Chiesa povera», Jorge Bergoglio ha probabilmente capito che non può fare a meno dei quattrini. L' evangelizzazione costa, eccome: dalle missioni internazionali - vuoi a Cuba vuoi all' Onu - alle spese per la residenza di Santa Marta e l' intero palazzo Apostolico. Così come servono mezzi finanziari importanti per coprire le esigenze del gigantesco armamentario mediatico: dalla Radio vaticana all' Osservatore romano passando per le televisioni. E non solo.

 

A far ragionare, in questi termini, Francesco sarebbe stato il cardinale George Pell. Tra il pontefice argentino e il porporato australiano non corre buon sangue: non a caso, più di una volta Bergoglio ha frenato le fughe in avanti di Pell, come sulla creazione di un fondo per la gestione di tutti gli asset finanziari della Santa sede. Un progetto che a giudizio di Bergoglio era lontano dalla sua visione e troppo somigliante a operazioni speculative. Di qui lo stop.

George Pell George Pell

 

Ma il Papa si fida del «suo» ministro delle Finanze e, per ora, gli ha dato ascolto: la Chiesa ricca è imprescindibile. Il dossier Ior resta dunque stretto nelle mani di Pell: il cardinale vuole mettere ordine nell' istituto convinto che ci sia ancora bisogno di fare chiarezza sul passato, ma il suo piano è meno aggressivo di quello del Papa. Il quale, durante il Sinodo sulla famiglia chiuso sabato scorso, avrebbe rilanciato un tentativo di «ristrutturazione profonda» della banca, salvo ripensarci poco dopo.

 

Una rivoluzione a 360 gradi (non solo sugli enti finanziari) che in parte Bergoglio ha già avviato. Martedì, infatti, sono state ufficializzate le nomine dei nuovi arcivescovi in due diocesi di peso come quelle di Palermo e Bologna: sia in Sicilia sia in Emilia Romagna sono stati mandati due parroci. Una scelta non rituale.

DE FRANSSUDE FRANSSU

 

Il capitolo «banca di Dio» è tuttavia più complesso. A svelare il passo indietro sullo Ior è stato un alto prelato durante una riunione riservata a Roma, pochi giorni fa, con alcuni esponenti del mondo accademico.

 

Un ripensamento che ha spinto il Papa a tenere fuori dalla scure sui bilanci proprio l' istituto presieduto dal francese Jean-Baptiste de Franssu, che potrà assumere liberamente nuovi funzionari, non solo di fronte a turn over, cioè uscite di dipendenti. La scusa formale è l' indipendenza dell' istituto; la «mediazione» per evitare crepe nei rapporti è qualcosa di più vicino alla realtà.

 

Nei Sacri palazzi, frattanto, circola qualche dubbio sul dividendo 2015: in tanti sono convinti che il super assegno staccato a maggio scorso non sarà ripetuto così facilmente in futuro. Gli utili conseguiti nel 2014 ammontano complessivamente a 69,3 milioni e sono clamorosamente più alti dei 2,9 milioni con cui fu archiviato il 2013.

bergoglio fidel castrobergoglio fidel castro

 

Un boom, come si legge nelle carte ufficiali, legato «essenzialmente all' andamento del risultato da negoziazione titoli». I documenti contabili non riportano altri dettagli. L' esplosione dei profitti potrebbe essere stata determinata dalla cessione di titoli. Tra il 2013 e il 2014, c' è una differenza negativa di circa 173 milioni: il valore di bilancio di tutti gli asset finanziari dello Ior è crollato da 250 milioni a 77 milioni e lì in mezzo, insieme con svalutazioni legate all' andamento negativo dei mercati internazionali, potrebbe nascondersi qualche vendita di peso finalizzata a remunerare il Papa. Ma per un bis analogo nel 2015 serve un miracolo.

 

 

 

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