
“LA BELLEZZA NON PUÒ SALVARE IL MONDO, SIAMO NOI CHE DOBBIAMO SALVARE LA BELLEZZA E STIAMO FACENDO DI TUTTO PER ALLONTANARCI DA QUESTA POSSIBILITÀ” - JAGO, LO SCULTORE ITALIANO CHE È STATO DEFINITO DA "THE GUARDIAN" "IL NUOVO MICHELANGELO", SI RACCONTA A “STAI SERENA” SU RADIO2: “HO COMINCIATO SCOLPENDO I SASSI DI FIUME. ERO UN RAGAZZINO CHE CERCAVA IL MARMO PER POTER FARE LE PROPRIE COSE PERCHÉ NON POTEVA PERMETTERSI IL GRANDE BLOCCO. QUELLO È RIMASTO. POTREI DIRE OGGI CHE ESSERE UNO SCULTORE È PIÙ UN MODO DI ESSER CHE UN QUALCOSA CHE SI FA…”
Da www.raiplaysound.it/programmi/radio2staiserena
In collegamento dal suo studio a Napoli, è intervenuto a Radio2 Stai Serena condotto da Serena Bortone e con Massimo Cervelli, Jago, lo scultore italiano che è stato definito da The Guardian “il nuovo Michelangelo”.
L’artista, ospite del padiglione Italia ad Expo Osaka 2025 con l'opera “Apparato Circolatorio” ha raccontato: “Ho cominciato scolpendo i sassi di fiume, gli scarti che scendevano dalle cave. Ero un ragazzino che cercava il marmo per poter fare le proprie cose con il massimo della libertà possibile perché non poteva permettersi il grande blocco.
Quello è rimasto. Potrei dire oggi che essere uno scultore è più un modo di esser che un qualcosa che si fa. Fare scultura vuol dire di fatto togliere il superfluo, se si è bravi in questo si può rischiare di fare un capolavoro, indipendentemente se si usa il marmo o materiale umano, che sia il proprio o quello del proprio interlocutore”.
Rispondendo alla domanda dei conduttori sulla scelta del suo nome d’arte ha spiegato: “I nomi sono dei suoni, noi viviamo la nostra vita proteggendo e dando per scontato che quello che ci è stato dato sia veramente il nostro, può succedere ad un certo punto di decidere quale suono ti corrisponde di più. Di battesimo mi chiamo Jacopo, ma appartiene alla memoria”.
A proposito della sua opera, la “David” che richiama il celebre David ma in versione femminile ha detto: “Il significato è rimandato a quando l’opera sarà finita. Si crea un’immagine e si attribuisce un titolo, ma sbilanciarmi oltre nel far capire agli altri i significati vorrebbe dire rinunciare a mettermi nei panni e imparare qualcosa ascoltando”. “All’interno del blocco in potenza ci sono un numero infinito di forme e ognuno di noi può immaginare la propria”, ha proseguito, “questa è la grande libertà che ci riguarda. L’unica differenza tra chi agisce e chi si limita ad immaginare, è la responsabilità - tra quel numero infinito - di trarne una”.
Ripercorrendo i suoi inizi, segnati da diversi rifiuti prima del successo ha raccontato: “Ho sempre desiderato di conservare il bambino curioso ed entusiasta e quindi sono andato alla ricerca del modo e del luogo per poter massimizzare quell’entusiasmo e quella creatività, quel desiderio di fare. Non c’è una ricetta, una formula, ma c’è da dire che bisogna lavorare. Se riconosci di avere una predisposizione e lo fai con impegno, costanza, metodo, tu rischi di fare il capolavoro della tua vita. Noi dobbiamo realizzarci secondo misura, e allora in quel caso si può intercettare una dimensione di felicità e realizzazione personale”.
“Mi inquieta il momento storico in cui ci troviamo e quello che accade in maniera spregevole mentre noi riusciamo anche a sorridere”, ha concluso, “La bellezza non può salvare il mondo, siamo noi che dobbiamo salvare la bellezza e stiamo facendo di tutto per allontanarci da questa possibilità. Questo mi angoscia, ma mi rasserena il fatto che nonostante tutto possiamo continuare ad insistere, anche in tempo di guerra, anche sotto le bombe”.
in flagella paratus sum la scultura di jago a ponte sant angelo, roma 4
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