A KIEV LA GUERRA SI AFFRONTA UN COCKTAIL ALLA VOLTA - I CITTADINI DELLA CAPITALE UCRAINA SONO ABITUATI AI BOMBARDAMENTI RUSSI E, ANCHE DURANTE GLI ATTACCHI DI MOSCA, ESCONO PER ANDARE A BALLARE E BERE IN DISCOTECA - I LOCALI DI KIEV, DOVE VENGONO ORGANIZZATI EVENTI PER RACCOGLIERE FONDI E SOSTENERE LE TRUPPE, SONO PIENI: LA MUSICA SUONA ANCHE MENTRE LA CONTRAEREA ABBATTE I DRONI LANCIATI DA PUTIN...

Estratto dell'articolo di Gianluigi Ricuperati per "la Stampa"

 

discoteca ucraina 3

Disclaimer da un weekend estivo a Kyiv. Le storie che seguono non intendono minimizzare né oscurare in alcun modo l'impatto della guerra sporca, ibrida e barbarica che la Russia impone come una tassa esiziale su ogni giorno che il Sole manda sulla Terra in Ucraina.

 

Vivere qui è difficile, e conosco molti italiani – me incluso – che impazzirebbero dopo una settimana lavorativa in cui non puoi addormentarti prima delle quattro di mattina, oppure devi inventarti una seconda camera da letto alla fermata della metro o (se hai un garage e una seconda macchina spaziosissima) trasformi il minivan in un letto per tre.

discoteca ucraina 2

 

Però – come Elias Canetti durante i blitz tedeschi a Londra – nelle città civili assediate da nemici incivili a volte viene voglia di ballare sotto le bombe, si va a cena fuori in ristoranti dove le ciliegie vengono chiamate "olive dolci" e il pane viene servito con oli e rosmarini speciali. I corpi cercano altri corpi, gli sguardi cercano altri sguardi, il vestito stretto del giorno cerca di allargarsi nella gonna della notte. Passeggio con un gruppo di amici e amiche in un paio di quartieri.

 

Visitiamo i posti più belli e strani della città, piccoli speakeasy, cineclub con bar e proiezioni, sale da ballo austroungariche trasformate in club di elettronica, eventi di fundraiser per le truppe al fronte.

 

discoteca ucraina 1

Ognuno ha il suo modo di divertirsi sotto questa pioggia intermittente e sadica di droni, che non sai mai quando e come arriveranno, e in quale quantità – l'altra sera mi ha fatto una certa impressione vedere una sorta di collana di oggetti rossi disposti longitudinalmente nel cielo nero, accompagnati dal rumore di una percussiva mitragliatrice che poi ho capito essere la difesa che li abbatte. Si programma una serata. Si chiamano o si incontrano le persone preferite, e anche quelle detestate. Si oscilla e ci si ferma, muovendo e restando, pagando conti e discutendo, amando qualcuno o rimpiangendo qualcosa.

 

KIEV, ANZIANI IN FUGA DAI BOMBARDAMENTI RUSSI

La differenza è che qui ogni tanto le collane rosse nella cupola buia sotto le nuvole non vengono abbattute, e le perle finte dei droni cadono, colpiscono, bruciano salotti e auto e giardini in modo casuale. Una roulette russa, è il caso di dire, applicata alle tempie di un intero popolo (ma nel caso degli ucraini nessuno parla di genocidio).

 

Anna, che ha venticinque anni e lavora nella comunicazione, usa parole come armi poco spuntate: «Io e i miei amici usciamo spesso per bere qualcosa — un bar, un club. C'è un locale in particolare dove ogni sabato si tengono feste che iniziano a mezzogiorno e finiscono alle 22:45. Le 22:45 sono la Sezione Aurea. Quell'orario — un quarto alle undici — ti illude: è quasi tardi, quasi come se non avessi limiti, quasi come se il coprifuoco non fosse una regola costante. Io ignoro tutti questi "quasi"».

attacchi russi su kiev 3

 

[...] Cercava un po' di spensieratezza anche Anya, che lavora nel settore culturale e ha due figli, quando tempo fa si è unita a un fine settimana al femminile: «Per i suoi 40 anni, mia cugina ha deciso di farci un regalo: ci ha portati con tutte le amiche e familiari in montagna. Avevo però dimenticato che le donne della mia famiglia sono…delle grandi bevitrici.

 

attacchi russi su kiev 4

Durante quei quattro giorni in montagna, il prosecco scorreva a fiumi», aggiunge ridendo. «E siamo pure riuscite a non smarrire il neonato di una di noi. Un vero miracolo, considerando le 33 bottiglie vuote accanto al nostro bidone dell'immondizia. Ero partita col cuore pesante, lasciando i miei bambini a Kyiv, con il timore degli attacchi e tutto il resto. Ma una volta lì, sono riuscita a rilassarmi. Avevo fiducia: mio marito avrebbe gestito tutto. Qualsiasi cosa fosse successa». [...]

 

Forse la condizione assurda – normalità presa di mira – che vivono gli ucraini è una formidabile falciatrice di paranoie, anche se poi a dire il vero nessuna forma di autentico piacere arriva senza le sue paure da quattro soldi. Ma quando la vita quotidiana è fatta di paure devastanti che scendono dal cielo, anche le piccole ossessioni da tutti i giorni diventano diamanti da far brillare in tasca.

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