LA RUGA TI FA BELLA - L’APPELLO DELLA MINISTRA INGLESE ALLE DONNE: “BASTA COL BOTOX E I LIFTING. PRENDETE ESEMPIO DA MERYL STREEP E HELEN MIRREN. BISOGNA IMPARARE A CONVIVERE CON SE STESSE” - LA PSICOLOGA: “IL RITOCCHINO? OGGI LO VOGLIONO ANCHE LE GIOVANISSIME (E GLI UOMINI)

1. LA MINISTRA INGLESE: “CARE SIGNORE NON RIFATEVI PIÙ”

Vittorio Sabadin per “la Stampa

 

meryl streep  meryl streep

Jo Swinson, la responsabile del ministero per le donne e per la parità dei sessi nel governo inglese, ha detto una cosa che molte donne non vogliono sentire. Basta con il botox e con i lifting, bisogna imparare a convivere con la propria età senza inseguire modelli sbagliati. E bisogna anche smetterla di dire ai figli quanto sono belli, perché la vita non va focalizzata solo sull’aspetto esteriore delle persone e delle cose.
 

Meryl StreepMeryl Streep

Swinson ha 34 anni, è nata in Scozia, è stata eletta tra i socialdemocratici ed è stata la più giovane parlamentare britannica. Ha il piglio combattivo dei «5 Stelle» italiani, ma è più pragmatica ed educata. Ha già vinto molte battaglie: quella contro l’uso eccessivo di carta e plastica nel confezionamento delle uova di Pasqua, quella contro l’Oreal, che aveva ritoccato una foto di Julia Roberts in una pubblicità, quella contro le quote rosa, perché è vero che ci vogliono più donne in politica, ma «bisogna portarcele incoraggiandole, e non attraverso una demagogica coercizione». 

 

Dopo avere letto i dati dell’ultima indagine su quello che le donne pensano del loro aspetto, Jo Swinson ha pensato che era arrivato il tempo di intervenire. Da donna a donna, dicendo le cose come stanno.

 

Meryl Streep Meryl Streep

L’indagine del governo ha sorprendentemente rivelato che le donne nella fascia di età compresa tra i 35 e i 49 anni sono le più insicure del loro aspetto: una su due non si piace. Lo sono persino di più delle teenager e delle ventenni, mentre quelle che hanno passato i 50 anni trovano finalmente un po’ di pace con se stesse e per il 71% non si curano più del codice a barre sulle labbra e delle palpebre cadenti. 
 

helen mirrenhelen mirren

Secondo il ministro, le trentenni e quarantenni sono ossessionate dai ritocchi estetici, perché sono condizionate da modelli sbagliati. Sui settimanali compaiono ormai solo foto ritoccate di attrici e cantanti e questo fa pensare alle lettrici che non è normale avere una ruga: quando compare, bisogna cancellarla.

 

Jo Swinson invita, invece, tutte a tenersela. I suoi modelli sono le attrici Helen Mirren e Meryl Streep, che hanno accettato di invecchiare senza ricorrere troppo al chirurgo. «Quando guardi qualcuno come Helen Mirren – ha detto al “Times” – pensi che è stupefacente. Ha rughe e carattere, perché ha avuto una vita interessante. Quando si accetta la propria età, invece che averne paura, si diventa più forti, si vive meglio». 
 

helen mirren helen mirren

Il cattivo esempio viene proprio dalle celebrità, che impongono uno standard di ritocchi inarrivabile per una persona comune. Vanno dai migliori chirurgi e spendono milioni, con risultati che non sono replicabili dalla grande maggioranza delle altre donne, spesso vittime di trafficoni impreparati. E la colpa – dice Jo Swinson – è anche della televisione, dalla quale le donne di mezza età sono sparite. Le donne «comuni» non vedono più modelli della loro età ai quali ispirarsi e vogliono dunque sembrare sempre più giovani.

helen mirren  helen mirren

 

Anche i genitori hanno la loro parte di responsabilità: non dovrebbero dire ai figli che sono belli, afferma il ministro, né spingerli a curare troppo il proprio aspetto estetico, come se fosse un valore. «La vita offre opportunità a tutte le età. Bisogna però guardare alle cose concrete, non pensare che ogni cosa debba essere ridotta all’apparenza». 
 

Sembra difficile che le sagge parole di Swinson abbiano un seguito in un mondo nel quale, in ogni campo, l’apparenza prende sempre più il posto della sostanza. E bisognerà vedere come la penserà quando le prime zampe di gallina intaccheranno il suo bel viso da ragazzina. Ma è una tosta, e sarà di sicuro coerente con se stessa, vivendo serena ogni età della sua vita. 

 

2. QUANDO IL RITOCCO DIVENTA MALATTIA”

Lorenza Castagneri per “la Stampa

 

«Lasciami tutte le rughe, non cancellarmene nemmeno una, ci ho messo una vita a farmele». Parole diventate celebri, pronunciate da Anna Magnani al suo truccatore. Ma oggi i dati dell’Associazione italiana di Chirurgia plastica ed estetica (Aicpe) raccontano che è in continua ascesa il numero di chi ricorre a trattamenti di bellezza poco invasivi, come filler e botulino: 750mila interventi nel 2013.

Jo Swinson
Jo Swinson

 

«E io non ho nessuna intenzione di demonizzare la pratica, che oggi Si sta diffondendo non solo tra le donne, ma anche tra gli uomini. Tutt’altro. Ma credo che prima di agire bisognerebbe riflettere bene sugli eventuali pericoli e sui limiti che la chirurgia e la medicina estetica possono avere», avverte Chiara Volpato, professore di Psicologia sociale dell’Università di Milano-Bicocca.

 

Che cosa scatta nella testa di chi decide di operarsi?
«Credo sia un problema di insicurezza e di fragilità, certamente accentuata dall’importanza che media e pubblicità danno al corpo e alla prestanza fisica della donna. Può essere scontato, quasi banale, ripeterlo, ma è così. È sotto gli occhi di tutti».
 

ANNA MAGNANI DI HOCHKOFLERANNA MAGNANI DI HOCHKOFLER

E allora è giusto o sbagliato il «ritocco»?
«Impossibile dirlo. È chiaro che non esiste una regola da seguire. È pur sempre una scelta individuale, strettamente legata al vissuto della persona, alle sue esperienze, alla relazione con gli altri. Alcune donne non si tingono nemmeno i capelli. Altre vanno dal chirurgo. E, in qualche caso può essere comprensibile». 
 

A quali situazioni si riferisce?
«Penso a quelle che hanno subito interventi chirurgici a seguito di malattie anche molto serie come un cancro o con inestetismi evidenti che fanno sentire molto a disagio».
 

E, invece, le donne che non accettano i segni dell’età?
«Sono le più insicure. Badano solo all’aspetto esteriore e non alla competenza, alla preparazione, alle capacità. Ma, se il valore di una persona di basa sul fisico, è ovvio che nel confronto con una ventenne si esce perdenti. E così si rischia di imboccare una strada lungo la quale, poi, è difficile fermarsi».
 

Si diventa dipendenti dalla chirurgia estetica?
«Molto spesso: un intervento non basta per stare meglio. Ogni volta vedi difetti nuovi e corri ai ripari. Chiaramente sono tutti problemi solo percepiti, non reali». 
 

Anna MagnaniAnna Magnani

E le conseguenze a volte sono pesanti: è così?
«Sì. L’insicurezza iniziale rimane e a questa si possono aggiungere ansia, depressione, rabbia nei confronti del corpo che non rispetta standard quasi impossibili da raggiungere per i comuni mortali. Ed ecco che scatta il pericolo di disturbi dell’alimentazione, come anoressia e bulimia».
Che fare, dunque?
«Rifletterci. Guardare dentro se stessi e provare a capire se l’intervento può servire davvero. Se si tratta di un modo per stare meglio o è un’illusione».
 

La questione è legata esclusivamente all’età che avanza?
«No. E l’aumento delle giovanissime che ricorrono al chirurgo estetico conferma quanto l’idea della donna-oggetto sia ancora oggi dominante. Se parla il ministro uomo, nessuno fa caso a come sia vestito, ma, se parlano le donne, sono tutti attenti. Sono piccoli segni, ma importanti».

 

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