
NETANYAHU SE NE FOTTE DI TUTTI E VA AVANTI NEL PIANO PER CANCELLARE LA PALESTINA – L'ESERCITO ISRAELIANO HA DATO IL VIA ALLA PRIMA FASE DELL'INVASIONE TERRESTRE DI GAZA CITY, CON L’OBIETTIVO DI CONQUISATARE LA CITTÀ – IN AZIONE I TANK, MOBILITATI SESSANTAMILA RISERVISTI PER SOSTENERE LE OPERAZIONI – NEL FRATTEMPO IL PREMIER ISRAELIANO SPACCA IN DUE LA CISGIORDANIA: È STATO APPROVATO IL PIANO CHE TRASFORMA IL CONTESO “CORRIDOIO E1” TRA GERUSALEMME E MAALE ADUMIM IN UN INSEDIAMENTO DI COLONI, CON 3.400 NUOVE CASE. UNA MOSSA PER INTERROMPERE LA CONTINUITÀ TERRITORIALE E IL PROGETTO DI UNO STATO PALESTINESE– LE CRITICHE DI UE E ONU: “FERMATEVI, DECISIONI ILLEGALI”. MENTRE TRUMP LODA “BIBI”: “È UN EROE DI GUERRA” – LA TREGUA CON HAMAS È SEMPRE PIU’ LONTANA...
'INIZIATA LA PRIMA FASE DELL'OCCUPAZIONE DI GAZA CITY'
(ANSA) - Il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), il generale di brigata Effie Defrin, conferma che l'esercito dello Stato ebraico ha dato il via alla prima fase dell'invasione terrestre di Gaza City.
"Abbiamo avviato le operazioni preliminari e le prime fasi dell'attacco: le nostre forze controllano già la periferia" della città, ha dichiarato Defrin in un comunicato ufficiale citato dai media internazionali.
ISRAELE NON SI FERMA “ SPEZZIAMO LA CISGIORDANIA” VIA ALL’ASSALTO A GAZA CITY
Estratto dell’articolo di Fabiana Magrì per “La Stampa”
benjamin netanyahu nella striscia di gaza
Nella notte è cominciato l'assalto a Gaza City. Poche ore dopo l'adozione di un piano di conquista da parte del governo, l'Idf ha annunciato che «le nostre forze controllano già la periferia della città». […]
Non va meglio sull'altro fronte, quello della Cisgiordania. Le luci di Gerusalemme Est rappresentano l'orizzonte di un futuro Stato palestinese per chi si sporge verso Sud dai saliscendi di Ramallah e verso Nord dalle colline di Betlemme.
Entrambi – l'orizzonte e il futuro – sono stati spazzati via dalla definitiva approvazione, da parte di Israele, di un piano che trasforma il conteso "corridoio E1" tra le aree metropolitane di Gerusalemme e l'insediamento ebraico di Maale Adumim in un laccio emostatico che soffoca la continuità territoriale e impedisce a Ramallah e a Betlemme, polmoni di Palestina, di respirare.
Il grigio nome burocratico "E1" è stato partorito da un altrettanto grigio dipartimento di secondo livello del dicastero della Difesa israeliano, dove però – per accordi di coalizione – ricopre un incarico il ministro delle Finanze, il falco dell'ultradestra messianica e oltranzista Bezalel Smotrich.
«Lo Stato palestinese viene cancellato dal tavolo non con slogan ma con i fatti», ha festeggiato la notizia il leader del movimento dei coloni. Una dichiarazione che, con la cifra di violenta arroganza degli estremisti, risponde all'intenzione della cordata internazionale, con la Francia capofila, di riconoscere – atto più simbolico che concreto – uno Stato palestinese, il mese prossimo, all'Assemblea generale dell'Onu.
LA MAPPA DELLA STRISCIA DI GAZA E DELLA CISGIORDANIA
«Ogni insediamento, ogni quartiere, ogni unità abitativa – rincara la dose Smotrich – è un altro chiodo nella bara di questa pericolosa idea».
Il progetto per la costruzione di 3.400 nuove unità abitative era rimasto congelato per decenni a causa della forte opposizione della comunità internazionale. Anche le precedenti amministrazioni statunitensi temevano che la costruzione di nuovi quartieri sulle colline di deserto biblico avrebbe impedito la creazione di un'entità statale per i palestinesi con la necessaria contiguità e sostenibilità.
Al fianco di Israele, oggi, si schierano invece saldamente gli Stati Uniti di Donald Trump che definisce Netanyahu, attribuendo il titolo anche a se stesso, «un eroe di guerra» che «sta combattendo».
emmanuel macron donald trump foto lapresse
I lavori per dotare il nuovo quartiere di infrastrutture potrebbero iniziare nei prossimi mesi. Per la costruzione delle case, potrebbe volerci circa un anno. La decisione «conficcherà un paletto nel cuore della soluzione dei due Stati», ha dichiarato il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric.
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Anche se quando ha parlato, ieri mattina, Emmanuel Macron si riferiva alla operazione militare israeliana su Gaza City, il suo commento – «non può che portare a un vero e proprio disastro per i due popoli e trascinare la regione in una guerra permanente» – è stato profetico. Per la Francia, una soluzione politica che soddisfi le aspirazioni di entrambi i popoli è «l'unico percorso ritenuto credibile per le famiglie degli ostaggi, per gli israeliani e per i palestinesi».
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non la pensa così. Ha fretta di lanciare liquidare a Gaza City «le ultime roccaforti di Hamas». Tsahal ha iniziato a convocare 40mila riservisti (ne richiamerà fino a 60mila) anche se la mobilitazione vera e propria inizierà il 2 settembre. Le difficoltà sul campo restano, per i militari israeliani.
A Sud, vicino a Khan Yunis, un attacco «su larga scala» da parte di una cellula di Hamas ha sorpreso – e ferito – soldati di un avamposto israeliano che hanno ingaggiato scontri con oltre 15 militanti usciti dai cunicoli dell'ennesimo tunnel. Si attende ancora la risposta israeliana alla proposta sui 60 giorni di tregua in cambio di una parte degli ostaggi, già accettata dalla fazione palestinese. Ma le speranze sono ridotte al lumicino.
video su gaza strip in trip creato con ai - netanyahu e trump
BENJAMIN NETANYAHU E ISRAEL KATZ VISITANO LA STRISCIA DI GAZA
BENJAMIN NETANYAHU A GAZA
bombardamento scuola Fahmi al-Jargawi di Gaza City