jeremy meeks a cannes

IL MONDO PERDONA TUTTO AI BONAZZI - L’EX DETENUTO JEREMY MEEKS, DIVENTATO UNA STAR GRAZIE ALLA DIFFUSIONE DELLE SUE FOTO IN RETE, SBARCA ANCHE A CANNES DOVE SFILA PER PHILIPP PLEIN: “LA MIA STORIA È LA PROVA CHE DIO NON CI ABBANDONA E SA PERDONARE” - NO: E’ LA PROVA CHE NELLA INSTAGRAM-SOCIETY, LA BELLEZZA E’ L’UNICO PASSEPARTOUT

Michela Proietti per il “Corriere della Sera”

JEREMY MEEKS A CANNES JEREMY MEEKS A CANNES

 

Il «rich-kid» è diventato un romanticone? A vedere le gonne a corolla in nido d' ape, i jeans ricamati un po' hippie e gli abiti flamenco in pizzo nero che hanno sfilato in un giardino di palme e banani, parrebbe di sì. Ma a quattrocchi, Philipp Plein, ci riporta con i piedi per terra: il suo fiuto insegue ancora una volta il business. La collezione Resort 2018 presentata mercoledì nella Jungle du Roi, la sua mansion in Costa Azzurra, è una strategia ragionata per un marchio che fattura ormai 220 milioni all' anno.

 

«Dalla resort collection oggi arrivano il 60% dei ricavi - ha detto Plein al termine dello show -. Possiamo sfilare in posti esclusivi e poi le cruise spezzano la monotonia delle collezioni». Per il debutto della sua Resort 2018 uomo e donna ha scelto la Cannes mondana del Festival.

 

NICKI MINAJ E JEREMY MEEKS A CANNESNICKI MINAJ E JEREMY MEEKS A CANNES

E invece dei modelli ha voluto Millennials (Sophia Ritchie), personalità combattive (Winnie Harlow, la modella con la vitiligine), coppie celebri (Paris Hilton con il fidanzato Chris Zylka) e Jeremy Meeks, il detenuto più bello del mondo, un passato di 27 mesi in prigione per possesso illegale di armi da fuoco e un futuro in passerella. Per Jeremy è stata la prima passerella europea: prima di Cannes aveva già sfilato a New York.

 

«Vorrei rappresentare un modello positivo - ha detto nel backstage -: la mia storia è la prova che Dio non ci abbandona e sa perdonare. A quelli che pensano di arrendersi dico di non perdere mai le speranze e continuare a crederci».

 

PARIS HILTON E JEREMY MEEKSPARIS HILTON E JEREMY MEEKS

Discorsi profondi al termine di uno show evanescente, dove Alec Monopoly, graffitaro milionario newyorchese, è uscito in passerella con la mascherina sterile (vuole mantenere segreta la sua identità) per disegnare con lo stencil la gonna di Winnie Harlow: le magliette e i giubbotti personalizzati da lui con i simboli del capitalismo americano (dal dollaro alle cambiali per inseguire l'«american dream»), saranno una capsule che andrà a ruba.

 

Più difficili, ma con un forte dna Plein, gli stivali over-knee in pitone o i bikini costruiti come un cinquetasche. Per l' uomo jeans in tutte le salse: strappati, borchiati, con patch, dipinti e decorati, da indossare con sneakers bianche. E poi la pelle in puro street style couture, anche questa personalizzata dalla vernice spray di Monopoly, che per dare la sua impronta a questa collezione si è trasferito da Los Angeles nella villa di Plein.

 

JEREMY MEEKS A CANNESJEREMY MEEKS A CANNES

«Io e il mio team abbiamo lavorato per oltre un mese qui per dare vita a un guardaroba che prendesse ispirazione dal giardino», ha commentato Plein, che ha spedito non più di 250 inviti tra stampa, influencer e celebrities come Eva Longoria e il marito Pepe Baston, l' ex direttore di Vogue Francia Carine Roitfeld e la figlia modella Julia e un plotone di bellissime a caccia di flash.

 

JEREMY MEEKS A CANNES JEREMY MEEKS A CANNES

Uno show in puro stile Plein, con un murales di fiori all' ingresso, orchestra R' n'B dal vivo, macarons, sushi e una fontana usata come frigidaire per le bottiglie di champagne. «A Milano, con le nostre sfilate-evento, abbiamo toccato l' apice. Era giusto andarsene al massimo del successo, non avremmo potuto superarci», ha detto Plein spiegando la decisione di sfilare a New York .

 

Riflessioni in linea con la strategia di rilancio internazionale del marchio, che ha portato alla creazione della linea Plein sport e alla nomina di Roberto Magnani come direttore dello sviluppo worldwide di Philipp Plein international group. «In futuro può darsi che torneremo, sono sempre pronto a rimettermi in discussione. Chi non si rinnova non può fare questo mestiere: ieri ero rock, oggi sono romantico. Ma aspetto che il sistema moda italiano si svecchi e si liberi dall' invadenza dei grandi gruppi».

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