IL MESSICO SCHIAFFEGGIA OBAMA: LIBERATO PER “VIZIO DI FORMA” IL NARCOBOSS CARO QUINTERO RICERCATO DAGLI USA


Maurizio Molinari per "la Stampa"

Schiaffo del Messico agli Stati Uniti nella lotta alla droga. Un giudice dello Stato di Jalisco ha liberato in maniera inattesa il boss Rafael Caro Quintero, che stava scontando 40 anni di carcere per l'assassinio, nel 1985, dell'agente della Dea - l'Antidroga americana - Enrique Camarena, considerato dall'Fbi un eroe della guerra ai narcos.

La motivazione del giudice messicano è che Caro Quitero «venne processato da un tribunale statale e non federale» e dunque, in presenza di un vizio alla condanna, doveva essere liberato. La reazione della Dea è dura: «Siamo profondamente turbati per la scarcerazione di Caro Quintero, che continueremo a perseguire con il massimo vigore affinché risponda negli Stati Uniti dei crimini commessi».

Il Dipartimento di Giustizia di Washington rincara la dose: «Deve essere chiaro che non ci aspettavamo la scarcerazione e daremo la caccia a Caro Quintero ovunque». Il ministro della Giustizia del Messico, Jesus Murillo Karam, tenta di fronteggiare l'ira americana assicurando che si sta verificando «la possibilità di formulare nuove accuse nei confronti del boss» ma Caro Quintero, 60 anni, uscito dal carcere venerdì, è ormai a piede libero dopo 28 anni dietro le sbarre.

Indiscrezioni trapelate sui giornali messicani e americani suggeriscono che la decisione a sorpresa nasca dalla volontà dei giudici di non concedere l'estrazione agli Stati Uniti. La giustizia americana infatti a più riprese aveva chiesto di poter processare il boss, trovandosi però sempre davanti l'opposizione messicana motivata con «indagini per droga» ancora in atto.

La determinazione della Dea a catturare Caro Quintero, fondatore negli Anni 70 del cartello di Guadalajara da cui si sono originati quelli attuali, nasce dalla brutale eliminazione di Camarena. L'agente Dea, un ex marine, dal 1984 era impegnato in Messico in operazioni segrete contro il traffico della droga e nel novembre di quell'anno guidò 450 agenti locali nel blitz contro il ranch El Bufalo, nello Stato di Chihuahua, che portò alla distruzione di mille ettari di coltivazioni di marijuana con un danno per i narcos stimato allora in oltre otto miliardi di dollari.

Il boss Miguel Angel Felix Gallardo scoprì chi c'era all'origine della fuga di notizie e lanciò un'imponente caccia all'uomo che il 7 febbraio del 1985 portò al rapimento in pieno giorno di Camarena, tradito da poliziotti corrotti. Nelle 48 ore seguenti, l'agente della Dea fu brutalmente torturato, poi ucciso e gettato in una discarica della cittadina di La Angostura dove il corpo venne ritrovato solo il 5 marzo.

In risposta la Dea lanciò l'«Operazione Leyenda», a tutt'oggi la più vasta indagine mai realizzata, che portò a identificare Carlo Quintero come l'autore del delitto. Il boss tentò la fuga in Costa Rica ma venne catturato e condannato a 40 anni di detenzione nel penitenziario di massima sicurezza di Almoloya de Juarez da dove poi è stato spostato in altre carceri, riuscendo a restare fra i boss più rispettati dai trafficanti di droga. Proprio a lui si attribuisce la decisione, all'inizio degli Anni 90, di sciogliere il cartello di Guadalajara facendo emergere i successori, ovvero i cartelli di Tijuana, Juarez e Sinaloa che oggi dominano i traffici.

 

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