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LA LIBIA È DI NUOVO IN BALIA DELLA FAIDA TRA BANDE. ED È UN GUAIO PER L’ITALIA – IL PRIMO MINISTRO DBEIBEH VUOLE APPROFITTARE DEL CAOS SCATENATO DALL'UCCISIONE DI ABDEL GHANI AL-KIKLI, CAPO DEL GRUPPO PARAMILITARE "SSA" (CHE FA PARTE DELLA FORZA DI SICUREZZA A TRIPOLI), PER SMANTELLARE LE MILIZIE JIHADISTE CHE IMPERVERSANO NELLA CAPITALE – LE FORZE DI SICUREZZA DEL GOVERNO DI UNITÀ NAZIONALE HANNO SPARATO SUI DIMOSTRANTI ANTI DBEIBEH – LA FARNESINA ORGANIZZA L’EVACUAZIONE DEGLI ITALIANI PRESENTI NEL PAESE – LA LIBIA È UNA BOMBA UMANITARIA PRONTA AD ESPLODERE E A RIVERSARE NEL MEDITERRANEO MIGLIAIA DI IMMIGRATI. MELONI CHIEDE AIUTO A TRUMP E A ERDOGAN…

LIBIA, A TRIPOLI SPARI SUI MANIFESTANTI

a tripoli manifestazioni contro il premier Dbeibah

(ANSA) - TUNISI, 15 MAG - A Tripoli le forze di sicurezza libiche del governo di unità nazionale hanno aperto il fuoco sui dimostranti che stavano protestando di fronte alla residenza del premier Abdelhamid Dbeibah per chiederne le dimissioni e davanti alla sede dell'ex Apparato di supporto alla stabilità, occupata dopo l'uccisione di Al Kikli dalla Brigata 444 ad Abu Slim.

 

Lo riportano media e attivisti locali, secondo i quali erano diverse centinaia i giovani che stavano manifestando nella capitale libica dove da ieri è entrato in vigore un fragile cessate il fuoco dopo gli scontri tra milizie rivali dei giorni scorsi.

 

TORNA IL CAOS A TRIPOLI OLTRE CENTO MORTI NELLA GUERRA TRA MILIZIE GLI ITALIANI IN FUGA

Estratto dell’articolo di Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

Uccisione di Abdel Ghani Al-Kikli - Gheniwa

«Da mezzanotte alle nove e mezza di mattina è stato un vero inferno. Esplosioni, raffiche, bombe, rumori di vetri infranti, urla: non abbiamo chiuso occhio. I libici sparavano come dei matti, non si capiva nulla, proprio qui, a due passi dal nostro albergo, in pieno centro città.

 

Una grande paura. Qui dicono che è normale, ma per me è una vera follia. Sto partendo adesso per Misurata in auto, approfitto di queste ore di calma. Parlano di tregua, non so quanto terrà. Poi, o riesco a prendere il volo inviato forse dalla Farnesina su Roma, oppure mi organizzo da solo e atterro dove capita, mi basta di uscire dalla Libia il prima possibile».

 

Sono le parole raccolte ieri sera dall’imprenditore 69enne padovano Bruno Ferrarese a farci toccare con mano la gravità della situazione. Da martedì notte Tripoli è ritornata nel pieno della guerra tra bande, come ai tempi della caduta di Gheddafi nel 2011, o nelle giornate peggiori delle sfide tra milizie, sino all’assedio da parte delle truppe della Cirenaica di Khalifa Haftar sei o sette anni fa.

 

ABDEL HAMID DBEIBAH RECEP TAYYIP ERDOGAN

[…]  Uno dei tanti imprenditori italiani che fanno affari in Libia. Sembra che al momento siano nel Paese 200-300 lavoratori italiani. «Non tutti si registrano e li stiamo cercando per aiutare l’evacuazione», ci dicono alla nostra ambasciata.

 

Oggi un centinaio potrebbe andare a Misurata con un convoglio organizzato dalla nostra rappresentanza per imbarcarsi sul volo speciale per Roma, che ieri sera era in preparazione alla Farnesina.

I motivi della fuga sono evidenti.

 

Abdul Ghani Al-Kikli in piedi con Adel Juma, ministro degli Interni, e una delegazione di alto livello

I media e i social locali affermavano ieri sera che in meno di 24 ore i morti sono stati «ben oltre cento», con un numero più alto di feriti. […]

 

Il caos violento della Libia priva di vera autorità centrale da 14 anni. Il premier Abdulhamd Dbeibeh (al governo dal 2021) a metà giornata annuncia una tregua e la fine degli scontri, ma pochi gli credono, ieri sera c’erano ancora spari sporadici.

 

Quest’ultima ondata di violenze ha origine lunedì sera con l’assassinio di Abdulghani Al-Kikli, noto come Ghaniwa e comandante dell’Apparato di Supporto e Stabilità che contribuisce alla forza militare della capitale. Suo nipote, il 32enne Saif, pochi giorni fa con un gruppo di uomini armati aveva fatto irruzione nelle due maggiori compagnie telefoniche nazionali per impadronirsi dei guadagni. Le altre milizie non hanno gradito, ne è scaturito un diverbio.

 

giorgia meloni a tripoli con Abdulhamid DBEIBAH

Risultato: tre colpi di pistola in faccia a Al-Kikli. Puro stile libico, la legge del più forte. Mentre i combattenti della sua milizia erano divisi tra i fuggiaschi e chi invece cercava vendetta, il premier Dbeibeh ne ha approfittato per lanciare una vasta operazione volta a smantellare una volta per tutte le milizie jihadiste che fanno il bello e cattivo tempo nella capitale.

 

Ma la sua mossa ha spinto le altre a coalizzarsi con la Rada, la milizia più forte che tra l’altro controlla anche l’aeroporto. Dbeibeh ha fatto appello ai vecchi alleati di Misurata, sua città natale, che da tempo vorrebbe controllare la piazza di Tripoli.

 

giorgia meloni e il generale khalifa haftar

E così, in poche ore siamo tornati al vecchio scontro tra città-stato divise da odi tribali, ma anche in gara per la fetta più grossa dei proventi dell’export energetico e del traffico dei migranti.

Dbeibah vorrebbe liberarsi di Njeem Osama al-Masri, il capo dei gruppi armati che controllano le prigioni, tra cui quella terribile di Mitiga. È un volto noto in Italia, per lo scandalo della sua cattura con rapida liberazione lo scorso gennaio a Torino.

 

Intanto c’è il rischio che Haftar, oggi più che mai legato alla Russia di Putin, sia invogliato ad approfittare del caos in Tripolitania per mandare i suoi soldati. Nulla prova che la crisi sia risolta.

 

SI INFIAMMA LA LIBIA, L'ITALIA VALUTA L'EVACUAZIONE CAOS PER GLI SCONTRI FRA MILIZIE, HAFTAR AVANZA SU SIRTE

Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

giorgia meloni col premier libico abdul hamid DBEIBAH

[…]  Il primo ministro Dbeibeh, alle prese con la scadenza del suo mandato e indebolito dinanzi alle milizie, ha approfittato del caos scatenato dall'uccisione del capo delle gruppo paramilitare Ssa, Abdel Ghani al-Kikli, detto Gheniwa, per dare mandato alla Brigata 444 di scatenare la resa dei conti con un'altra milizia, Rada, per riprendere parte del controllo della capitale.

 

In attesa di capire come evolveranno gli eventi, il governo italiano ha attivato tutte le misure di emergenza possibili. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato una riunione con i vertici della Farnesina per valutare l'ipotesi di evacuazione dei cittadini italiani. A Tripoli si trovano una cinquantina di espositori, presenti per una fiera dell'edilizia.

 

Uccisione di Abdel Ghani Al-Kikli - Gheniwa

I servizi segreti che monitorano il territorio suggeriscono di predisporre tutto quanto serva nel caso in cui il cessate il fuoco non dovesse reggere. […]

I miliziani, alleati - ma con potere di ricatto - al governo di unità nazionale riconosciuto dall'Onu e guidato da Abdul Hamid Dbeibeh, in questi anni sono stati i padroni indiscussi delle rotte dei migranti. La Rada è una formazione paramilitare che ha compiti anche di antiterrorismo e controlla il carcere di Mitiga, pieno di guerriglieri di Al-Qaeda e dell'Isis.

 

Ai vertici c'è Najeem Osema Almasri, l'ufficiale colpito da mandato di arresto della Corte penale internazionale, che il governo italiano ha rispedito in Libia su un aereo dei servizi segreti.

 

La Libia resta una bomba umanitaria pronta ad esplodere, riversando nel Mediterraneo migliaia di immigrati.

Nelle scorse settimane si era ipotizzato un viaggio di Giorgia Meloni in Libia. Una parte della diplomazia sta spingendo perché il governo rimetta la testa sull'ex colonia.

 

antonio tajani giorgia meloni

Anche per questo, e per le informazioni che erano arrivate attraverso l'intelligence, Meloni ha chiesto una mano al presidente americano Donald Trump e al presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

 

Ankara è alleata dell'Italia, a sostegno del governo di Tripoli. Gli americani si sono riaffacciati negli ultimi giorni e ieri – secondo fonti italiane – hanno fermato l'esercito del generale Khalifa Haftar, che controlla la Cirenaica, sotto tutela della Russia e del confinante Egitto.

 

giorgia meloni abdul hamid DBEIBAH

Non è un caso che la notizia che le truppe di Haftar si stavano muovendo verso Ovest, in direzione di Sirte, sia stata data dall'agenzia di stampa russa Ria Novosti. Un segnale chiaro, per marcare una presenza e la delimitazione di un'area di influenza.

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